Il Consiglio dei ministri ha approvato il regolamento sulla riforma delle professioni, tenendo conto, riporta il comunicato di Palazzo Chigi, del parere del Consiglio di Stato e delle commissioni parlamentari. Il Cnf parla di attacco al diritto alla difesa dei cittadini.

Secondo il comunicato del Governo, il testo garantisce il principio dell’accesso alla professione libero e discriminatorio, e dell’effettività del tirocinio e dell’obbligo di formazione continua permanente del professionista.

Con il regolamento viene stabilito l’obbligo di assicurazione del professionista a tutela del cliente (prevedendo che la negoziazione delle convenzioni collettive con gli ordini professionali avvenga entro il termine di 12 mesi) ed è stata regolata la libertà di pubblicità informativa relativa all’attività professionale.

Infine – sempre in attuazione della delega – è stato fissato il principio della separazione tra gli organi disciplinari e gli organi amministrativi nell’autogoverno degli ordini.

Ma il mancato stralcio dell’Avvocatura ha portato il Cnf a parlare di attacco al diritto alla difesa dei cittadini e all’autonomia della professione.

Il mancato stralcio dell’Avvocatura, professione riconosciuta dalla Costituzione, – riporta il comunicato del Cnf – dal regolamento sulle professioni approvato oggi dal consiglio dei ministri, è un attacco al diritto di difesa. Per lo statuto dell’avvocatura, soggetto imprescindibile della giurisdizione, serve una legge dello Stato.
Il regolamento non rispetta le specificità delle professioni e inspiegabilmente non esclude dal suo ambito di applicazione gli avvocati che, come i medici, svolgono una attività relativa a diritti costituzionalmente riconosciuti.
Il Cnf non può che stigmatizzare questo approccio, prima che sul merito, innanzitutto sul metodo di legiferare in materia di professioni e di avvocatura e si riserva di adire ogni rimedio giurisdizionale per denunciare la illegittimità del regolamento.
A questo si aggiungono le gravi perplessità che suscita la disciplina in esso contenuta, in alcuni passaggi di chiara impronta dirigista ed esorbitante dai poteri regolamentari dell’Esecutivo.
Il Cnf peraltro attende di conoscere la decisione del Governo, che a quanto risulta si è riservato di comunicarla la prossima settimana, circa l’assenso al passaggio in commissione giustizia alla camera in sede deliberante della riforma forense. Un rifiuto sarebbe inspiegabile e inusuale in una dialettica istituzionalmente corretta con il Parlamento, attesa la chiara volontà parlamentare in questo senso.

 

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