La metafora manzoniana è nota. Renzo al singolare, porta all’Azzeccagarbugli 4 poveri capponi per ottenere dall’avvocato un consiglio su come convolare a giuste nozze con Lucia. I capponi destinati al macello, invece di solidarizzare tra loro, litigano e si beccano.

E la stessa cosa stanno facendo le forze politiche accapigliandosi sulla nuova legge elettorale, proposta dall’inedito duo Renzi-Berlusconi, denominata ITALICUM. Qualcuno accusa Renzi di aver di nuovo messo in pista il pregiudicato Berlusconi e che, per l’appunto, non si discute di questioni costituzionali con un pregiudicato. Il salto da Calamandrei al caimano appare un po’ fortino. Qualcun altro ribatte che l’obiezione è moralistica e niente affatto giovane e trendy. Altri ancora piagnucolano che con siffatta legge perderanno la poltrona in Parlamento e si arrovellano per capire come tenersela. E giù presentatori di Talk Show, opinionisti, editorialisti, sondaggisti, mignotte in libera uscita e la solita compagnia di giro a discettare su quanti seggi prenderà chi, alleandosi con cosa. E quasi tutta la stampa a osannare Renzi e le sua geniale trovata.

Nessuno spiega, però, in cosa differisca l’Italicum dal Porcellum, recentemente giudicato incostituzionale. Non lo spiega perché non differisce in nulla, nemmeno nella desinenza finale! In entrambi il premio di maggioranza è dato a una soglia troppo bassa e non ci sono voti di preferenza. Praticamente, nell’Italicum, rimangono le ragioni che hanno portato alla bocciatura del Porcellum! Chissenefrega, avrà pensato Berlusconi, seduto sotto la foto di Che Guevara nella sede PD, hanno impiegato 8 anni per giudicare incostituzionale la legge precedente, ce ne metteranno altrettanti per farlo con questa, io intanto scampo la galera! Chissenefrega, avrà pensato Renzi, intanto mi tolgo dalle balle Letta, poi si vedrà!

Ma analizzando la proposta di legge, scritta dal sospetto Pquattrista Denis Verdini, si scopre che, grazie all’unica novità dell’Italicum, ossia i piccoli collegi, si favoriscono i tanti feroci e corrotti potentati locali, stile Nunzia di Girolamo per intenderci, che assumerebbero il controllo totale del Parlamento. Un Parlamento, ancora una volta, di nominati e non di eletti.  Controllo, per giunta, ottenuto con il solo 35% dei voti. Insomma la dittatura della minoranza. Ovvero la fine della Democrazia. Ma Renzi dice che lo fa in nome della governabilità. Sicuro di diventare Premier battendo Berlusconi alle urne, dopo aver fatto fuori M5S e sinistra PD per legge. C’è il rischio che l’ex rottamatore faccia la fine del primo che voleva rottamare. Quel Massimo D’Alema che pensava di tener buono Berlusconi con la bicamerale. Perché un caimano, qualunque accordo vi si faccia, mangerà sempre un cappone. E’ nella sua natura!

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