Sono un viaggiatore del tempo e vengo dal passato. Nel mio passato i comunisti mangiano i bambini anche se li trovano indigesti e i capitalisti sono dei pezzi di Merda con la M maiuscola. La mia “dunorean”, un incrocio tra una Duna e una Delorean si è inspiegabilmente fermata e non fate della facile ironia, nel mio passato è un auto fichissima. Fatto sta che sono bloccato in questa linea temporale e ho visto qualcosa che non credevo fosse possibile in nessuno dei miei viaggi.

Insomma “ho visto cose” che voi umani state vedendo tutti i lunedì su Raidue. Ho visto degli imprenditori presentati come persone buone in un programma che si chiama “Boss in incognito”. Capitalisti che ordiscono una messa in scena delle più bieche travestendosi alla meno peggio per spiare la classe operaia. Nulla di nuovo ho pensato all’inizio. Da dove vengo io cose del genere accadevano e anche spesso per poi far scattare delle feroci ritorsioni e licenziamenti. I “padroni” sono subdoli e si camuffano per carpire confidenze e sentir parlar male i sottoposti per poi poterli cacciare a pedate. Questo ho pensato all’inizio e sotto sotto ero anche sollevato perché voleva dire che c’erano ancora dei punti fermi e invece mi sbagliavo. Il turpe capitalista si traveste come Clark Kent con Superman, un orecchino, un paio di occhiali e diventa irriconoscibile mentre tu urleresti “ma cacchio non lo vedi che è lui? Lo conoscerai, perdiana, il volto del tuo sfruttatore!”.

E invece la base della piramide si beve sia la pantomima di un fantomatico documentario sul lavoro che l’arrivo di una nuova unità che viene loro affiancata e come per magia gli racconta tutti i cazzi della propria vita. Ma tutti eh, no uno si e uno no, TUTTI! E sono tutte storie toccanti e particolari: ragazze madri che tirano su i propri figli da sole perché il padre non ha voluto esser tale e non ha nemmeno voluto riconoscere il frutto dei propri lombi, separate attempate che fanno dell’abnegazione per un lavoro part time l’unico scopo della vita anche se questo scopo le consente a stento di pagare l’affitto senza potersi nemmeno permettere il lusso di sognarla una cosa, oppure vedovi con quattro figli piccoli da crescere e il nodo alla gola ti agguanta feroce mentre ti guardi dentro e ti senti una cacca di cane infilata nel carrarmato delle scarpe se pensi che la tua sia una vita difficile. Tutta queste emozioni così dense concentrate in una sola ditta vengono snocciolate al cospetto dello “sporco capitalista” che comincia a riflettere e si commuove. Si, si commuove perché ha capito i punti di debolezza della sua filiera ma intanto l’occhio gli diventa lucido e noi che guardiamo notiamo solo quello.

Deve essere l’ultima trovata nella feroce guerra per impedire la rivoluzione del proletariato.  Ammetto che guardando il programma stavo per cascarci anche io. Bel montaggio, bel ritmo e poi le storie sono davvero belle, anche troppo! Meno male che ho con me il giradischi portatile con il 45 giri dell’ultimo successo di Guccini per riportare il giusto ordine nelle cose e le palle all’altezza del ginocchio come si usa dalle mie parti. Il padrone, amante del travestitismo (hanno tutti i peggiori vizi della borghesia decadente questi maledetti), capisce in cinque giorni e con brevi visite nei vari reparti quello che chili e chili di report aziendali non sono stati in grado di evidenziare. Di nuovo un turpe espediente per istillare nelle masse una presunta superiorità intellettiva. Ma il colpo di grazia lo dà la conduzione di Costantino della Gherardesca, simpatico e ironico esponente della nobiltà toscana. Lo avevo già adocchiato a Pechino Express, è bravo il rampollo.  Maledetti nobili, da sempre collusi con gli industriali: devo ricordarmi al mio ritorno di sottoporre al consiglio del popolo un disegno di legge per impedir loro di esprimere in pubblico le loro simpatie filocapitaliste. La celebrazione raggiunge il climax nel disvelamento dell’identità. Il padrone si manifesta e il brivido corre lungo la schiena. Dovrebbe. Si fa leva proprio sulla possibile ritorsione. Verrà usata la spada di fuoco per sedare il malcontento degli operai e tagliare qualche testa? NO! E l’unica grande pecca è proprio questa. Perché il pretesto del documentario scioglie le lingue solo nel campo dell’emozione e non della delazione per cui i ripetuti avvisi grafici “non sa che si sta confidando con il suo Boss” dopo un po’ perdono di efficacia. Ci fosse stato uno che abbia detto “quel grandissimo pezzo di m…. con tutti i soldi che ha potrebbe aumentarci il salario o cose simili”. Tutti estasiati. Tra l’altro non solo si santifica la figura del capitalista ma si fa inevitabilmente anche un bel po’ di promozione alla ditta stessa. Altro che product placement con la bottiglina d’acqua. Qui per un’ora non si parla che di una ditta, non è che te la cavi cancellando il logo dalle pettorine. Sono diventati davvero scaltri. Gli abbiamo lasciato troppo spazio. Questa linea temporale è irrimediabilmente compromessa. Ieri ho scoperto guardando un TG che il capo del partito che dovrebbe essere l’evoluzione di uno schieramento di sinistra è un quarantenne che in gioventù ha fatto il concorrente alla ruota della fortuna. Ai miei tempi a 20 si sognava di fare la rivoluzione del popolo, non di girare la ruota per comprare una consonante.
La “Dunorean” mi dà di nuovo l’OK. Il varco temporale è di nuovo aperto. Io torno a riferire ai miei dirigenti. Vi saluto con un “ Cazzi vostri!” Che poi saranno i miei. 

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