La spesa per interessi relativa ad un finanziamento (prestito, mutuo, pagamento rateale di un bene) può variare a seconda dei parametri utilizzati nel calcolo.

Al fine di rendere più trasparente il meccanismo di applicazione dei tassi, la legge impone all’istituto erogante l’obbligo di indicare a priori il TAN (Tasso Annuo nominale) ed il TAEG (Tasso Annuo Effettivo Globale).

Il TAN rappresenta il tasso d’interesse “puro” applicato al finanziamento: un costo di 400 euro su un prestito di 5.000 euro indica un tasso all’8%. Partendo da un punto di vista speculare, in presenza di un tasso del 2% su base trimestrale si otterrà un TAN dell’8% alla fine dell’anno (moltiplicando semplicemente il 2% per 4 trimestri). Tale indice, che viene utilizzato dalle banche come base per calcolare le rate dei mutui, non rispecchia la realtà, in quanto il processo di capitalizzazione porterà ad un incremento del tasso reale. In altre parole, la somma in conto interessi effettivamente versata sarà sempre superiore al TAN: per questo motivo si è resa necessaria l’adozione (obbligatoria) di un secondo indice.

Il TAEG, attualmente sostituito dall’ ISC (Indicatore Sintetico di Costo) con caratteristiche identiche, è stato introdotto nel 2003 nell’intenzione di correggere le distorsioni del TAN. Nel costo complessivo di un finanziamento, infatti, l’interesse semplice rappresenta la quota più importante, ma esistono altri costi di cui bisogna tener conto. Il frazionamento del pagamento è il primo fattore condizionate del tasso effettivo: maggiore è il numero di rate, maggiori saranno i costi, poiché gli interessi vengono di volta in volta misurati sulla base della capitalizzazione. Riprendendo l’esempio precedente, introducendo l’interesse composto, con rate trimestrali al 2% su un prestito annuale di 5.000 euro si pagheranno interessi per 416,07 euro, quindi circa 16 euro in più rispetto al calcolo effettuato con il TAN, mentre se la rata fosse mensile la spesa eccedente sarebbe di circa 18,5 euro. Il tasso d’interesse effettivo passa dunque dall’8% all’ 8,32%.

Esistono poi altri costi che vengono presi in considerazione dal TAEG, che riguardano tutte le spese previste contrattualmente, quali l’apertura della pratica, le spese di rimborso (costi bancari di versamento), l’assicurazione obbligatoria. L’indicatore agisce per la tutela del consumatore sotto due aspetti: dal lato informativo, in quanto il contraente deve sapere quanto andrà effettivamente a pagare un finanziamento; dal lato comparativo, nell’ipotesi che una maggiore trasparenza renda più semplice il confronto tra le offerte, stimolando in tal modo la concorrenza bancaria e la riduzione dei costi. (luigi borrelli)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *