Dopo aver visto cos’è lo stalking vediamo chi è lo stalker.
Esistono infatti vari tipi di stalker che corrispondono a specifiche tipologie di personalità, cerchiamo di tracciarne i diversi profili.

Il profilo tipico dello stalker
Tipicamente gli stalker si dividono in due gruppi, ovvero quelli considerati “sani di mente” e quelli con problemi psicologici, quest’ultimi sono in realtà la minor parte e tipicamente risultano essere disturbati da erotomania o da disturbo borderline di personalità.
Per quanto riguarda gli erotomani, costoro hanno la caratteristica di essere essenzialmente convinti che la persona cui fanno stalking sia in realtà innamorata di loro, è infatti tipico degli erotomani credere che le persone in genere siano di loro tutte innamorate. Questi tendenzialmente praticano stalking nei confronti di persone che rientrano nella categoria dei VIP o che comunque godono di uno status quo maggiormente elevato.
Per quanto riguarda i borderline costoro hanno tra le loro caratteristiche essenziali una spiccata paura dell’abbandono, tendono infatti a fare stalking a ex-partner perché in questo modo sentono ancora la loro presenza. I borderline attuano nello stalking molte azioni dimostrative tra cui tentati suicidi o auto inflizioni.
Anche altri disturbi si trovano talvolta tra gli stalker, abbiamo ad esempio il disturbo delirante, che similmente all’erotomane è convinto che vi sia qualche legittima giustificazione alle sue azioni; il narcisista che per orgoglio, non accettando di essere lasciato, tenta di riscattare la sua autostima sul controllo della vita della vittima; e il paranoico che decreta un’esecuzione di vendetta nei confronti di qualcuno considerato manchevole. Inoltre in passato si ipotizzò che anche l’ossessivo compulsivo potesse essere una personalità avvezza in questa attività, cosa risultata infine non possibile in quanto, a differenza dello stalker, l’ossessivo compulsivo non trae piacere dalle sue ossessioni.
Sia che si tratti di stalker sani o meno, sono state riconosciute cinque categorie principali di stalker, ovvero “il bisognoso d’affetto”, “il corteggiatore incompetente”, “il predatore”, “il risentito” e “il respinto”. Vediamole una ad una.

Il bisognoso di affetto
Chiamato talvolta anche “creatore di intimità” in quanto i suoi sforzi sono tesi proprio a creare tra lui e l’altra persona occasioni propizie al loro avvicinamento sentimentale.
Il suo sforzo è teso ad istaurare un rapporto sentimentale che può spaziare da quello amoroso a quello amicale o fraterno, non è infatti improbabile che questo tipo di stalking venga rivolto a membri dello stesso sesso di cui si vuole conquistare l’amicizia.
Il “bisognoso di affetto” ha la tendenza a idealizzare l’oggetto del desiderio, considerandolo come amico o partner ideale. Talvolta queste attenzioni sono rivolte ad una figura professionale per la quale prova ammirazione e dalla quale si sente aiutato e capito.
Il “bisognoso di affetto” mette in atto il suo piano di stalking essenzialmente perché si sente solo e necessita di una figura affettiva nella sua vita, questi non solo è convinto che l’altro possa comprenderlo in questa sua solitudine, ma è certo che la vittima nutra per lui gli stessi sentimenti, ma che abbia un blocco psicologico, una paura nel manifestarli; non stupisce infatti che l’erotomane spesso appartenga a questa categoria.

Il corteggiatore incompetente
E’ un tipo di staking dovuto alla scarsa capacità di relazionarsi ai possibili partner sentimentali, lo stalker mette in atto goffi tentativi di approccio, fastidiosi e invadenti, fino a diventare aggressivi e offensivi in caso di rifiuti espliciti da parte della vittima designata.
E’ vero che spesso il bisognoso di affetto può mettere in atto comportamenti simili al “corteggiatore incompetente”, ma il “bisognoso di affetto” si differenzia soprattutto per il modo in cui percepisce la sua vittima: ne idealizza le caratteristiche considerandole speciali e impareggiabili, mentre il corteggiatore incompetente passa da una vittima all’altra, talvolta assilla più persone contemporaneamente in quanto queste hanno per lui lo stesso valore di un oggetto. Questo tipo di stalking è infatti di breve durata, “il corteggiatore incompetente” userà ben presto gli stessi meccanismi con una nuova vittima.

Il predatore
Il più pericoloso tra gli stalker è probabilmente “il predatore”. Questo tipo di stalker infatti è mosso dall’unico scopo di riuscire ad avere rapporti sessuali con la vittima designata.
Il predatore perseguita a lungo: in una prima fase prova piacere nello spiare e pedinare la vittima, passando molto tempo a pianificare il piano d’approccio per arrivare al suo ultimo fine. Nel momento in cui riesce ad avvicinare la vittima e respira la sua paura sente salire in lui un’eccitazione mista a sensazione di onnipotenza, a questo punto comincia la seconda fase, quella dell’informare la vittima delle sue intenzioni provocando in essa maggiore terrore e per se stesso maggiore onnipotenza.
Questo tipo di stalker è unicamente maschile e spesso si accompagna ad alcune forme di feticismo quali può essere per esempio il voyeurismo, e spesso viene attribuita al pedinamento che i pedofili mettono in atto nei confronti dei bambini.

Il risentito
Un’altra categoria di stalker considerata pericolosa è quella del risentito, il quale è spinto dal desiderio di vendetta, ed è fomentato dalla paura e dal dolore che riesce a provocare nelle sue vittime.
Questo stalker spesso dedica le sue “attenzioni” ad ex partner che l’hanno ferito, ma può anche riversare il suo odio in vittime scelte a caso che rappresentano un’istituzione o un gruppo di persone dal quale si sente ferito; talvolta cerca di mettere in atto i suo comportamenti assillanti anche nei confronti di un gruppo intero di persone, una famiglia, un gruppo di coetanei, un club.
Comincia la sua attività diffamando la persona o il gruppo, talvolta addirittura arrivando a denunciarla per torti subiti; non riuscendo ad ottenere troppa soddisfazione da tale comportamento mette in atto un vero e proprio piano di vendetta.
Questo tipo di stalker ha somiglianze sia con lo stalker predatore che con alcune azioni di mobbing: la differenza con il primo è che il risentito non si nasconde nell’ombra e non trae piacere dal seguire la vittima, la sua unica soddisfazione è farle del male ed umiliarla per vendicarsi di un torto reale o ipotizzato; per quanto riguarda il mobber, il risentito differisce da tale figura in quanto il suo scopo non è quello di espellere una persona dal suo entourage, anzi è suo desiderio averla vicina per farla soffrire, in parole povere nei confronti della vittima il mobber prova fredda indifferenza mentre il risentito prova un caldo odio.
Il risentito sente un continuo bisogno di controllare la realtà, ma a dire il vero è incapace di analizzarla, infatti il risentimento (spesso per un torto addirittura solo immaginato) gli fa valutare come legittimi i comportamenti messi in atto. Questo tipo di stalking è spesso messo in atto da persone con disturbo paranoico di personalità e può essere paragonato ai così detti querelomani, tipici personaggi con la tendenza a denunciare tutti. Ciò che pare paradossale è che spesso questi stalker, per proiezione dei loro sentimenti, denunciano di subire loro stessi stalking dalle persone da cui si sentono assillati.

Il respinto
Questo stalker probabilmente si contende lo scettro del più pericoloso con il “predatore”, in quanto spesso arriva ad atti di violenza fisica che possono degenerare in omicidi e/o suicidi.
Il respinto spesso è spesso un ex abbandonato che non sopportando tale condizione, mette in atto il suo stalking con lo scopo di riconciliare o di rimandare l’allontanamento.
Il respinto piuttosto che perdere la persona per sempre preferisce perseguitarla continuando una sorta di relazione con lei seppur perversa.
Capita addirittura che “il respinto” sia ancora il compagno della vittima, che non fidandosi di lei o semplicemente temendo un probabile abbandono, cominci a seguirla o a farla pedinare.
Questa tipologia di stalking è spesso messa in atto dalle persone con disturbo di personalità borderline.
Il respinto nel suo stalking oscilla negli schemi del risentito: passa dal corteggiamento alle minacce (arrivando talvolta addirittura a denunce), ma la sua motivazione più che nella sensazione di piacere provata dalla vendetta punitiva (seppur presente tale sentimento), è nel desiderio di essere ancora legato all’altra persona (seppur da consapevole ostilità).

Gli aiutanti dello stalker: lo stalking per procura
Spesso gli stalker, spinti dal desiderio di incrementare la loro attività vessatoria, o perché impossibilitati in termini pratici o legali ad agire, chiedono aiuto a dei complici; questi sono però ignari di essere i fautori di stalking per procura, vale a dire un vero e proprio stalking commissionato da altri.
Un caso tipico di stalking per procura è quello commissionato agli investigatori privati dai mariti gelosi, ma anche gli amici dello stalker spesso possono aiutarlo nei suoi progetti, talvolta con la convinzione romantica di stare agevolando la nascita di un amore.
Altre volte gli amici o i familiari aiutano lo stalker punitivo nel farla pagare ad una persona: da un lato perché non sono consapevoli del male che si sta effettivamente procurando alla vittima, dall’altro perché plagiati dalle parole dell’amico persecutore che giustifica il merito della punizione. Gli stalker infatti sono molto bravi ad inventare storie che convincano i loro amici e parenti della ragione del loro comportamento; la loro bravura è data dal fatto che sono loro stessi, gli stalker, a essere convinti di quello che raccontano, in quanto ormai vivono in una realtà distorta dalle loro emozioni.
Se si ha a cuore una persona divenuta stalker, aiutarla a superare il suo problema vuol dire non farsi trascinare dai suoi vaneggiamenti, ma aiutarla a ritrovare l’equilibrio perduto, magari ricorrendo ad un’assistenza professionale: perché anche gli stalker sono vittime, vittime di se stessi!

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