Domina il segno dello Scorpione, l’oscuro Plutone. Nei primi anni del secolo scorso, diversi astronomi (Amabile-Jean Baptiste Gaillot, William Henry Pickering, Percivall Lowell), per spiegare le perturbazioni dell’orbita di Urano, calcolarono la posizione di un invisibile pianeta, all’estremo del sistema solare. Ma è solo nel febbraio del 1930 che il giovane astronomo americano Clyde W.Tombough, riuscì a scorgerlo, comparando una serie di fotografie della porzione di cielo non lontano dalla zona indicata da Lowell e Pickering.

L’annuncio della scoperta venne dato il 13 marzo successivo, giorno in cui cadeva il 75° anniversario della nascita di Lowell ed era anche la data della scoperta di Urano, 149 anni prima. Sorse a questo punto il problema di come chiamare il nuovo pianeta. Vennero suggeriti i nomi di Lowell, Minerva, Chronos; ed anche Postumus, dato che il corpo celeste era stato scoperto dopo la morte di Lowell. Vesto Melvin Slipher, il direttore dell’osservatorio di Flagstaff, presso il quale lavorava Tombaugh, decise di chiamarlo Plutone e questo nome e è quello che è rimasto.

Qualche tempo fa Plutone è stato declassato: nel 2006, a Praga, in occasione del Congresso dell’International Astronomical Union (IAU), gli astronomi l’hanno classificato tra i c.d. pianeti nani a causa delle sue non grandi dimensioni (è più piccolo della Luna) e della sua orbita particolare. Non pieno, tuttavia, l’accordo su questa decisione che ha sminuito il “rango” del pianeta: secondo l’astronomo Mark Sykes (scienziato del Planetary Science Institute in Tucson), infatti, l’unica condicio sine qua non affinché un pianeta possa essere dichiarato tale è la forma sferica.

Ma su Plutone, cosa ci narra il mito?
La sua figura si profila oscura e minacciosa su uno sfondo cupo di tenebre. Il suo aspetto è fosco, i capelli scomposti, la barba incolta e, nel volto, sempre permane un’espressione dura e corrucciata. E’ Ade, figlio di Kronos; inghiottito dal padre è stato poi risputato per l’intervento di Zeus, suo fratello. Nella Yalta dei dèi, dopo la vittoria sui Titani, gli è toccato in sorte il regno sotterraneo, l’Averno. Il suo palazzo è nascosto nell’ombra misteriosa di eterna notte oltre l’Oceano, fra cupi fiumi e agghiaccianti paludi, al di là delle “vaste porte” che non è lecito varcare agli uomini se non dopo la morte. E sui morti, pallide ombre, regna Ade. Ai piedi del suo trono, Cerbero, l’infernale cane dalle molte teste. Né ama uscire, il dio, dai suoi territori. Una volta, peraltro, si affaccia all’esterno: è per rapire Kore, figlia di Demetra, e farla sua sposa. Ed è costretto, in un’altra occasione, a salire sull’Olimpo: è quando Eracle, di fronte al suo rifiuto di farlo entrare negli Inferi, lo ferisce alla spalla con una freccia, sì che deve recarsi, per la cura, da Peone, il medico degli dèi. Indossa spesso, l’oscuro signore, un magico casco, un elmo che lo rende invisibile. E il suo nome, Ade, vuol dire, per l’appunto, invisibile.

Non gli manca, tuttavia, un altro nome col quale, spesso, è chiamato dagli uomini nel culto: Plutone, cioè il ricco. Sotto terra, là dove vive, in effetti, si celano fantastiche ricchezze. E non è forse Ade-Plutone legato a Kore-Persefone che, con la madre Demetra, cura la produzione dei frutti della terra, altra fonte di ricchezza? Tremendo dio “che non conosce dolcezza”, che gioisce delle lacrime e che è bene non nominare, ad evitare la sua terribile collera. Animali neri gli venivano sacrificati.

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