Ci risiamo, il concetto è stato ripetuto più volte: oltre l’80 per cento delle leggi approvate sono di iniziativa governativa. Sul fronte regionale, la Puglia scopre i regolamenti…

È stato presentato oggi a Perugia, nella sede del Consiglio regionale dell’Umbria, il Rapporto 2011 sulla legislazione tra Stato, Regioni, Unione europea. Riporta testualmente il documento: «Se, come già accennato, la massima parte delle leggi è di iniziativa governativa, il Parlamento esercita la funzione legislativa rinunciando difficilmente a modificare i testi al suo esame». Niente di nuovo sul fronte occidentale, lo sapevamo, solo che il rapporto fa un raffronto con le precedenti legislature e ci si accorge che il “vizietto” di forzare la mano con la decretazione d’urgenza è comune a tutti (i due tomi del rapporto sono leggibili tra i documenti correlati).

La decretazione d’urgenza e l’e iniziative governative
La legislatura che ha il primato della decretazione d’urgenza è la XIV (governo Berlusconi dal 2001 al 2004) con 141 decreti, seguita dalla legislatura dei governi Prodi – D’Alema con 121 alla quale però va la palma dei decreti legislativi per averne approvati 195, contro i 159 dei Governi Berlusconi II e III (2001-2004).
L’incidenza in percentuale delle iniziative governative più alta la detiene però la XV legislatura, ossia i brevi ma intensi due anni di governo Prodi dal 2006 al 2008 con l’88,39%, seguito dalla XIII (governo Prodi-D’Alema) con 82, 45 % quindi dai due governi Berlusconi del 2001-2006 con l’80,58% fino ad arrivare all’attuale legislatura che ha l’80,53%.

Il primo triennio di questa legislatura
In questi primi tre anni sono state approvate 226 leggi, 135 di attuazione di deleghe (decreti legislativi), 74 decreti legge e 62 regolamenti; in percentuale le leggi ordinarie (da non confondere con quelle di iniziativa parlamentare, perché queste includono anche progetti presentati dall’esecutivo) rappresentano il 45,47 per cento del totale.
In linea generale, dice il documento tra leggi di conversione, di bilancio, collegate e di ratifica, emerge «la netta prevalenza di leggi che per la loro tipologia discendono dall’iniziativa del Governo». Nelle 226 leggi approvate in questo triennio, 182 sono state infatti presentate dall’esecutivo (80,53%), 41 di iniziativa parlamentare (18,14%) e tre di iniziativa mista.
Tra quelle di iniziativa governativa, un notevole peso percentuale è rappresentato dalla conversione di decreti e dalle ratifiche che costituiscono il 66,81 % delle leggi approvate.
Per quanto riguarda le leggi di iniziativa parlamentare, queste sono state approvate prevalentemente in sede legislativa, una procedura abbreviata che prevede l’approvazione direttamente nelle commissioni, in caso ovviamente di accordo tra maggioranza e opposizione. Su 41 leggi approvate, 29 sono state approvate in sede legislativa. Se poi si scorpora il dato e si considerano solo le leggi per le quali il Parlamento è libero di scegliere la sede di esame, emerge allora che la sede legislativa è la più praticata.
Si potrebbe quasi arrivare a dire che quando a presentare i provvedimenti sono gli stessi parlamentari, è persino più facile approvare una legge. Il problema è che di leggi di iniziativa parlamentare ce ne sono più di quattro mila (per l’esattezza l’ultimo progetto annunciato è il 4750 e prevede disposizioni in materia di edilizia concernenti la realizzazione di recinti coperti per l’esercizio di attività equestri…

La legislazione regionale

È notevolmente diminuito nel 2010 il numero delle leggi prodotte dalle Regioni rispetto all’anno precedente, da imputare probabilmente alle elezioni e ai problemi di riavvio delle attività delle assemblee regionali. Aumenta, nella distribuzione tra leggi nuove e leggi di manutenzione, il numero di queste ultime: un fenomeno dovuto, probabilmente, al maggiore impegno messo dalle Regioni negli anni dopo le riforme, nella produzione di leggi nuove.
Diminuisce la percentuale delle leggi di potestà residuale: un dato che, dice il Rapporto, andrà verificato nei prossimi anni, mentre, sul fronte dello sviluppo economico regionale e locale, non si è ancora sviluppata né accenna a svilupparsi una politica legislativa delle Regioni in altri settori di loro competenza come l’industria e l’artigianato. Il Rapporto su questo punto specifica anche: «Ci si può chiedere in proposito quanto tale situazione che vede un limitato o stentato esercizio di certe competenze dipenda dalle Regioni, quanto invece su di essa pesino incertezze ed insufficienze del quadro normativo nazionale, sia per il profilo delle forme di collaborazione tra Stato e Regioni che per il profilo dei confini tra le competenze».
Anche nel 2010 comunque, risulta scarsissima la produzione di leggi in materie come la ricerca scientifica, le comunicazioni, la protezione civile e la previdenza: «finiscono per nascere dubbi – dice il documento – sulla stessa opportunità della loro attribuzione alla competenza regionale».
In linea di massima le Regioni ricorrono ai regolamenti in maniera costante rispetto agli anni precedenti anche se con risultati disomogenei; Puglia, Piemonte e Toscana da qualche anno a questa parte hanno incrementato la produzione regolamentare e il dato più significativo è rappresentato proprio dalla Puglia che passa dai 72 regolamenti emanati tra il 1972 al 2000 ai 216 del periodo 2001-2010.
Grande attenzione viene posta al tema della qualità della normazione: quasi sempre si cerca di utilizzare un linguaggio chiaro e accessibile, ma come sempre c’è un però: il rapporto infatti richiama l’attenzione ad includere tra gli obiettivi anche il divieto di scrivere leggi dal titolo “muto” che invece continuano ad essere presenti, in particolare in alcuni ordinamenti regionali. «Interventi di manutenzione su leggi senza descrizione del contenuto delle stesse obbligano chi amministra – dice l’estensore del documento – e chi è amministrato, a fare una ricerca ulteriore per individuare la materia oggetto della modifica e dunque la regola da applicare».

Chi ha legiferato di più?
La giunta che ha ottenuto il tasso di approvazione più alto dei propri disegni di legge è quella dell’Emilia Romagna dove prò si sono presentate poche iniziative da parte dell’esecutivo regionale. Iniziative, dice il rapporto, già ponderate con tutte le forze politiche e sociali prima di essere presentate.
Il Consiglio che ha visto più iniziative sue arrivare al traguardo è quello della Toscana mentre nella lista nera ci sono Campania, Calabria e Lazio ma a detenere in assoluto il primato negativo è proprio il Lazio che ha presentato il maggior numero di proposte ma non ne ha approvata neanche una.
La Calabria ha invece il primato della velocità perché nei primi 30 giorni di consiliatura il Consiglio ha approvato ben 25 leggi, mentre l’assemblea più lenta è quella della Campania che ha approvato il maggior numero di leggi tra i trenta e i sessanta giorni.

Il Presidente? Assente
Il Presidente della Calabria è stato assiduamente in Consiglio, mentre quello della Campania ha partecipato a sole 4 sedute su 32… non che sia indispensabile la sua presenza ma sarà un caso che la stessa Regione abbia il primato della lentezza?

rapportolegislazionetomo11.pdf
rapportolegislazionetomo21.pdf

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