Anzi, non solo le risorse non andranno perse, ma saranno destinate certamente al Sud seguendo una strategia e una tempistica precise.
Il ministro ha voluto mettere nero su bianco i punti cardine dell’accordo raggiunto giovedì 3 novembre con i governatori meridionali dando loro un’ulteriore garanzia, che quelle risorse verranno destinate per interventi finalizzati alla crescita del Mezzogiorno e non come era stato forse pensato da ministri economici dell’esecutivo – da qui la preoccupazione dei governatori che evidentemente non si fidano molto di Tremonti – per finanziare il dl sviluppo o altri interventi anti crisi.
Nel documento sottoscritto, il ministro Fitto e i presidenti di Abruzzo, Gianni Chiodi, Basilicata, Vito de Filippo, Calabria, Giuseppe Scopelliti, Campania, Stefano Caldoro, Molise, Michele Iorio, Puglia, Nichi Vendola, Sicilia, Raffaele Lombardo e Sardegna, Ugo Cappellacci, concordano di attivare la revisione dei programmi cofinanziati rispettando però delle condizioni precise. Si indica come metodo quello della condivisione interistituzionale, adottato in questi mesi anche per imprimere un’accelerazione all’utilizzo dei fondi europei e nell’attuazione dei primi capitoli del Piano per il Sud, ma soprattutto, e questo è il passaggio chiave dell’accordo, si afferma il principio della territorialità. «Le rimodulazioni dei programmi – si legge nel documento – potranno prevedere la revisione del tasso di cofinanziamento comunitario a condizione che le risultanti risorse nazionali siano vincolate al riutilizzo nel rispetto del principio della territorialità».
Altro passaggio fondamentale è quello che riguarda i settori d’intervento che sono quattro e corrispondono ai contenuti della lettera d’intenti inviata dal governo italiano all’Ue: i fondi strutturali europei vanno destinati prioritariamente all’istruzione, alla banda larga, alle infrastrutture e alla nuova occupazione.
Il prossimo passaggio, nel quale si libereranno queste risorse, ci sarà già lunedì 7 novembre quando il ministro Fitto incontrerà a Roma il commissario per le Politiche regionali, Johannes Hahn.
«Questo documento – ha infatti spiegato il ministro Fitto dopo l’incontro con i presidenti delle Regioni – sarà posto alla base del Piano d’azione che sottoscriveranno il Governo italiano e il commissario europeo responsabile della politica regionale Hahn che incontreremo lunedì prossimo. Dunque questo lavoro si concluderà nei tempi prefissati, che indicavano, appunto, la data del 15 novembre».
«Data la situazione economica attuale – ha spiegato ancora il ministro – abbiamo deciso, con le Regioni, di riprogrammare gli obiettivi di spesa che risalivano a 5 anni fa. Poi, con i quattro ministri interessati, faremo altrettanti tavoli di lavoro per concordare la priorità da dare all’utilizzo delle risorse. Sono soddisfatto per il lavoro svolto che testimonia come la proficua collaborazione produca risultati concreti. L’intesa sottoscritta oggi, infine, mette fine ai dubbi e le perplessità circolate nei giorni scorsi circa un diverso utilizzo dei fondi comunitari».

Tutti i presidenti hanno espresso analoga soddisfazione. A partire dal presidente del Molise, Michele Iorio: «La collaborazione mostrata da Governo e Regioni sulla questione dei fondi comunitari può essere di esempio laddove, invece, a prevalere sono i contrasti». Di «giornata rassicurante» ha parlato il presidente della Campania, Stefano Caldoro, che ha aggiunto: «Abbiamo sottoscritto una grande intesa con il ministro per i Rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto, e con tutto il Governo: le risorse comunitarie, anche se riprogrammate, andranno tutte al Mezzogiorno». Altrettanto positivo è il commento del governatore della Puglia, Nichi Vendola «Quello sottoscritto oggi è un accordo importante: garantisce la qualità e la velocizzazione della spesa dei fondi comunitari nelle Regioni del Mezzogiorno. Abbiamo messo in sicurezza le politiche di coesione – ha aggiunto – che rischiano di essere delegittimate sia in Italia che in Europa. Negli ultimi anni c’è stata una progressiva riduzione del plafond per lo sviluppo. I fondi Ue hanno quindi acquisito un ruolo centrale: senza spesa comunitaria noi rischiamo il collasso. E se non cresce il Sud non cresce l’Italia».
L’accordo è stato un passo in avanti nell’ambito della revisione della politica di coesione territoriale, di cui si discute in queste settimane a Bruxelles anche in vista della nuova programmazione 2014-2020 e imprime sicuramente un’accelerata all’utilizzo non sempre soddisfacente, per usare un eufemismo, delle risorse europee da parte delle Regioni del Mezzogiorno.
Cambia sicuramente l’approccio alla politica di coesione che non deve più essere considerata come risarcitoria, ma come promotrice di sviluppo. In questi mesi il lavoro istituzionale tra il ministro Fitto e i governatori meridionali, portato avanti nell’ambito del Piano per il Sud – le cui risorse sono anche di matrice europea – sembra aver dato dei risultati nell’accelerazione dell’utilizzo delle risorse comunitarie che diversamente, se non spese, ritornano il 31 dicembre nelle casse di Bruxelles.
Ma di tutta questa manovra, però, non ne gioirà il ministro dell’Economia Tremonti che, molto probabilmente, pensava di impiegare diversamente queste risorse.

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