Giorgio Napolitano è di nuovo Presidente della Repubblica. Una rielezione storica, la sua, la prima della storia repubblicana ottenuta con 739 preferenze. Napolitano, poco prima della sesta votazione aveva annunciato, dopo qualche ora di riflessione, di essere disponibile a ricandidarsi. In una nota diffusa dallo stesso Quirinale il presidente uscente aveva dichiarato: “Nella consapevolezza delle ragioni che mi sono state rappresentate, e nel rispetto delle personalità finora sottopostesi al voto per l’elezione del nuovo Capo dello Stato, ritengo di dover offrire la disponibilità che mi è stata richiesta. Naturalmente nei colloqui di questa mattina, non si è discusso di argomenti estranei al tema dell’elezione del Presidente della Repubblica. Mi muove in questo momento il sentimento di non potermi sottrarre a un’assunzione di responsabilità verso la nazione, confidando che vi corrisponda una analoga collettiva assunzione di responsabilità”
Il nome di Napolitano è stato fatto da Pd, Pdl e Scelta Civica, dopo essersi rassegnati all’immobilità del Parlamento sull’elezione del Presidente della Repubblica. A quasi 88 anni, Napolitano affronta un nuovo settennato, in uno scenario di grandi incertezze politico-istituzionali.
La candidatura di Rodotà è stata sostenuta invece dal fronte compatto del Movimento 5 Stelle e da Sinistra Ecologia e Libertà.
“E’ golpe. A Roma in milioni”, è stato il proclama di Beppe Grillo che invitato gli aderenti al suo movimento a radunarsi in piazza Montecitorio. Un invito da cui ha preso le distanze lo stesso Stefano Rodotà: “Le contestazioni si fanno nei luoghi istituzionali”.

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