Quando  il 22 febbraio, giorno dell’investitura del nuovo governo al Quirinale, la neo ministra Maria Elena Boschi ha firmato il giuramento di fedeltà alla Repubblica non poteva immaginare che il suo fondoschiena riscuotesse un’ importanza di gran lunga maggiore del giuramento che si stava consumando. L’importanza che gli è stata attribuita ha  avuto valore estremamente politico e ha a che fare con le nostre libertà che passano innanzitutto attraverso l’informazione.

Ministra per le Riforme e i Rapporti col Parlamento, nei giorni successivi al giuramento, i quotidiani on line non hanno smesso solo un attimo di parlare del suo tailleur blu elettrico, ma soprattutto di quell’immagine che la ritraeva china su un documento solenne che è la fedeltà alla Repubblica.  Con particolare attenzione alle natiche. Era un dettaglio che si univa a un’attenta osservazione  sul look delle ministre, corredato da  pagelle delle esperte circa gli abbinamenti degli abiti e le  scelte di colore. Nessun quotidiano ci ha veramente informato né sulle  competenze delle ministre  per i dicasteri che andavano a ricoprire, né sulla missione e le urgenze che avevano davanti, né su quali fossero le sfide per il futuro. Anzi serpeggiava, in cambio, una subdola  insinuazione per le più carine: “questa a chi l’avrà data?” e di conseguenza “chi è l’uomo di potere del quale è l’ancella,  e  che noi giornalisti dobbiamo accorrere a servire per non farci fare del male?”

Il fatto che si volesse insinuare un  simile sospetto è stato evidente con l’aggressione alla neo ministra  di Enrico Lucci delle Iene. In un’ apnea di intelligenza il giornalista di info-intrattenimento  ha  placcato Maria Elena Boschi per molestarla con doppi sensi:

Lucci: “… ai rapporti con i membri del Parlamento? Come pensi di cavartela?”.
Boschi: “… sei esagerato”.
Lucci (guardandole i fianchi): “… una cosa esagerata! La sua forza attrattiva… Però te posso fa’ i miei complimenti? Sei una stra-fi-ga!”.

Ma prima ancora Libero ha distribuito dalla piattaforma facebook un  utile sondaggio se si ritenesse  la ministra un po’ forte di fianchi, visto che il dibattito su quelli – dicevano i giornalisti –  erano “i  gossip e i veleni di palazzo”. Chiamato a esprimersi il “popolo del web” si è precipitato a dire la sua, compresa anche qualche pernacchia a Belpietro che lanciava un  nuovo Libero assieme a Feltri “per migliorare la qualità dell’informazione”. Fatta, appunto, col culo, al posto della libertà dell’informazione. Libero ha poi  continuato il filone di successo:  a un mese di distanza, la ministra era dimagrita di quattro chili per non cedere alle cattiverie sul suo didietro un po’ forte. E quando sembrava essersi esaurita la vena di idiozia ecco arrivare in aiuto il solito fake  di quelli che girano in rete: taroccava le natiche della solita foto di Maria Elena Boschi china sulla Costituzione – ormai nota come quella di Che Guevera – con un  perizoma che fuoriusciva dai pantaloni.

Questo fake è stato ovviamente ripreso e ripubblicato da tutti i quotidiani (ovvio: devono dare la notizia) e quindi è circolata ovunque la notizia del fake. Il giornale tedesco Bild l’ha preso per vero e allora qui in Italia hanno ripreso che il Bild ha ripreso il  fake che ci canzonava: “guarda gli italiani”. E noi invece abbiamo canzonato loro che non avevano capito, e anzi Libero  si è anche indignato  dicendo che  quelli del Bild erano veramente di cattivo gusto. Ovviamente  la notizia l’ha ripresa  anche l’Huffington post Francia. Totale  ovunque in Europa si sta ragionando se  quel perizoma lì  è  un fake o meno. Noi che  dobbiamo dare la notizia di questo ragionare  ripubblichiamo di continuo  la stessa fotografia, che poi è una proiezione del  desiderio  che la ministra somigli  proprio del tutto alla donna  qualunque  o anche la star, che viene offerta  in dosi da nausea, appunto con perizoma, ma anche niente.
 
Un manipolo di furbe senatrici del Pd (Laura Cantini, Isabella De Monte, Maria Teresa Bertuzzi, Nicoletta Favero, Valeria Fedeli, Nadia Ginetti, Manuela Granaiola, Stefania Pezzopane, Leana Pignedoli, Francesca Puglisi, Angelica Saggese) ha ritenuto  saggio reagire a  questo  gran mostrare nei quotidiani con un comunicato:  “Crediamo di essere sufficientemente ironiche da riuscire a divertirci con le parodie televisive, consapevoli di avere punti deboli, e anche, perché no?, orgogliose di certi nostri lati positivi“.

Non si sa se fanno  più tenerezza  loro o le veline di Antonio Ricci quando hanno preso la parola. Non hanno capito neppure che è successo, non capiscono i meccanismi dell’informazione e della comunicazione,  non hanno capito i termini della questione. Semplicemente, rispondono “pappapero, noi non ci siamo offese”.

Allora a  loro, risponde sul Giornale un’altra intellettuale di quelle che lasciano il segno, Melissa P. che però giustamente rileva: ma allora che lo fate a fare il comunicato, per dirvi da sole che siete ironiche? E il Giornale dovendo dare la notizia, e non potendo scrivere “alle donne del PD non piace la gnocca” si è solo limitato a  ripubblicare la solita foto col montaggio a corredo  dell’intervento di Melissa P. che è esperta di sesso, e  per  traslitterazione,  anche di ministre e di perizomi. Una  mega masturbazione collettiva con la speranza che nulla del proprio triste orizzonte sessuale venga alterato.
 
Il punto da rilevare  è che  il famoso “popolo del web”  sul quale periodicamente si fanno degli allarmati ragionamenti reagisce a queste notizie, al solito, dicendo qualsiasi cosa. Ma in quella reazione c’è  proprio la vittoria di un processo di depoliticizzazione dell’elettorato. Un processo pericolosissimo che corrisponde  a Grillo nella sua forma ri-politicizzata ma  anche all’adesione alla destra o alla sinistra berlusconizzata.  E’ un processo di distruzione della coscienza critica  e della conoscenza. Soprattutto, è  un modello di  controllo perfettamente riuscito. La quantità di accessi  e di condivisioni  fa aumentare i click che sono il carburante per avere la pubblicità e quindi per le testate. per potersi mantenere.  Allora le osservazioni sono che la privatizzazione  totale dei media  porterebbe a una informazione basata esattamente solo  su questo.  L’altro punto da rilevare è che non c’è  più niente da fare. Le testate si sono nutrite di questo e i consumatori compulsivi da social accedono per lo più a queste notizie: gli importa molto di più di un finto didietro, magari da sodomizzare sperando di fottere il potere, che informarsi come  lo stesso potere  che pensa di aver  virtualmente fottuto gli stia portando via diritti e libertà. Scorre sotto al naso del maniaco del web un’élite in perizoma che è poi quella che si impegnerà a lasciarlo in mutande.

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