Ad aprile il rincaro del cosiddetto carrello della spesa, ovvero i prezzi dei prodotti acquistati con maggiore frequenza dai consumatori (dal cibo ai carburanti), registra una decisa frenata: l’aumento su base annua si ferma all’1,5%, in forte rallentamento rispetto a marzo (+2,0%). Si tratta del tasso tendenziale più basso dal novembre del 2009, ovvero da quasi tre anni e mezzo. E su base mensile l’indice è addirittura in calo (-0,1%). 
Questi i dati pubblicati oggi dall’Istat (vedi allegato); guardando agli alimentari, tra le diverse voci spuntano però anche dei rialzi. In particolare, l’Istat segna aumenti su base mensile per i prezzi dell’olio di oliva (+0,8%, +3,7% rispetto ad aprile dello scorso anno) e dei vini (+0,6%, +4,3% su base annua). In accelerazione anche la frutta fresca (+0,6% congiunturale), che vede i prezzi crescere dell’8,2% su base annua (era +7,7% a marzo).
Secondo la Coldiretti siamo di fronte agli effetti del drammatico crollo storico della spesa che non è mai stato così pesante con le famiglie italiane che hanno svuotato il carrello dei prodotti base per l’alimentazione, dalla frutta (-4%) al pesce (-5%), dalla carne bovina (-6%) al vino (-7%) fino all’olio di oliva (-8%).
La riduzione del tasso di inflazione, sottolinea la Coldiretti, riflette il clima di depressione nei consumi che ha costretto ben sette famiglie su dieci (71%) a modificare la quantità e la qualità dei prodotti. L’aumento degli acquisti a basso prezzo se da un lato ha favorito il contenimento dell’infrazione dall’altro ha privato gli italiani di alimenti essenziali per l’alimentazione. Il risultato è infatti che, sostiene la Coldiretti, il 12,3% degli italiani non è stato in grado di sedersi a tavola con un pasto adeguato in termini di apporto proteico almeno una volta ogni due giorni con conseguenze gravi anche per la salute. Ad aprile, continua la Coldiretti, i prezzi al consumo dei prodotti alimentari crescono per l’olio di oliva del 3,7%, per i vini del 4,3%, i vegetali freschi del 6,6% e la frutta fresca che fa segnare il maggior rincaro del 8,2%, rispetto allo scorso anno.
Anche per il Codacons, la frenata record dell’inflazione ad aprile è sicuramente un dato positivo, anche se in realtà non è altro che la conseguenza del crollo dei consumi.
Il Codacons, sottolinea infatti che un tasso all’1.1% equivale ad una stangata da 384 euro per una famiglia di tra persone superiori ai 329 euro che si risparmierebbero con lo stop a Iva e Imu.
Per questo l’associazione di consumatori chiede al Governo Letta di ”bloccare, almeno fino al 2015, tutte le tariffe e gli aumenti previsti, non solo Iva, ma anche Tares, acqua, trasporto pubblico locale, pedaggi autostradali, canone Rai.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche Adusbef e Federconsumatori: L’unico dato che conosce un continuo ed inarrestabile crollo è quello relativo alla contrazione del potere di acquisto delle famiglie che nel biennio 2011-2012 è stato del 6,7%. “Anche ammesso che la frenata dei prezzi sia vera, in ogni caso, si tratterebbe di un segnale tutt’altro che rassicurante: testimonierebbe infatti le gravi condizioni dell’economia italiana, affetta da una profonda crisi dei consumi e dal calo della produzione industriale”.
Secondo la Cia-Confederazione italiana agricoltori, i prezzi del carrello scendono ma le famiglie non comprano perché oltre il 60% del reddito mensile è infatti divorato da bollette e mutui.
Le famiglie – spiega la Cia – hanno sempre meno soldi per fare la spesa, tanto che sale il numero di chi sceglie prodotti “di primo prezzo” e “no logo” (il 29%).
Gli italiani – aggiunge la Cia – spendono ormai oltre il 60 per cento del loro reddito mensile solo per affrontare le spese obbligate, dalle utenze domestiche fino all’abitazione, che sia la rata del mutuo o il canone d’affitto. E’ chiaro, quindi, che poi sono costretti a tagliare su tutto il resto, anche sul cibo, tanto più che al bancone del supermercato i listini degli alimentari rimangono molto ‘caldi’ (+2,7 per cento ad aprile) e ben al di sopra del tasso d’inflazione (+1,1 per cento). ”La situazione del Paese richiede interventi urgenti – conclude la Cia – perché la ripresa economica dipende dallo ‘stato di salute’ delle imprese e dei consumi interni, che ora sono in condizioni critiche. Per questo il governo deve agire subito, cominciando proprio dalla sospensione della rata di giugno dell’Imu per prime case e beni strumentali all’attività produttiva, come terreni e fabbricati rurali, e dallo stop all’aumento dell’Iva di luglio, che costerebbe agli italiani quasi un miliardo in più solo per le spese alimentari”.
Insomma, i prezzi scendono perché il carrello degli italiani è quello dell’immagine
Prezzi_al_consumo__-_14-mag-2013_-_Testo_integrale.pdf

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