L’Italia è la mia Patria.
Ischia è un’isola che significa molto per me ed è un emblema, un “campione rappresentativo”, per così dire, dell’Italia. (Abbiamo perciò pensato di accompagnare l’articolo con una colonna sonora. Se cliccate sul video prima di cominciare a leggere… ndd)

Qualche anno fa rilasciai un’intervista al sito telematico EMMEGIISCHIA di Bruno Mancini, che promuoveva il progetto artistico “La mia isola”, di Bruno e Roberta Panizza al quale collaboravo (oggi LENOIS “Le nostre isole”, dove il concetto di “isola” viene idealizzato, astraendosi dal suo significato territoriale, fino a ricomprendere il Trentino-Alto Adige, dove vive Roberta, isola a sua volta, oasi di bellezze alpine nel panorama del Bel Paese). Letteratura, poesia, musica, pittura, teatro, saggistica costituiscono la vanga e l’aratro con cui si cerca, ahimé con mille sforzi, di arare il piccolo campo dell’anima che si ritrova in questo progetto artistico, al quale tuttora partecipo.

La ripropongo per intero, convinto come sono che l’originalità e l’autenticità spiegano sempre molto di più di qualsiasi, più o meno fedele, sintesi.

DOMANDA: Quale è il suo rapporto con l’Arte e come è nato?

RISPOSTA: L’Arte è una grave malattia dalla quale non si guarisce mai. Io l’ho contratta inconsapevolmente quando ero ancora bambino.

DOMANDA: Ischia e la cultura potrebbero rappresentare un binomio vincente turisticamente?

RISPOSTA: Deve essere vincente. Appartiene alla centralità del futuro dell’Isola.
Le alternative sarebbero, da un verso, il degrado e l’imbarbarimento e, dall’altro, la massificazione consumistica. Tutto ciò che nessuno vorrebbe o auspicherebbe.

DOMANDA: Come ha avuto l’idea di preparare questa serie di serate dedicate alla cultura?

RISPOSTA: Io non preparo, partecipo e, per quanto possibile, collaboro nel preparare.
Il motivo? Va secondo me in laude di chi organizza e prepara le serate: e cioè, che cosa c’è di più bello di una serata doc con bella gente, amici, possibilmente divulgazione mediatica, bella musica, belle parole? “Cose nostre” diciamo, ma cose nostre buone e non brutture e cattiverie, cose che avvelenano l’anima. Queste sono cose che beatificano l’anima.

DOMANDA: Provocatoriamente le chiedo se ha letto l’antologia poetica “Ischia, un’isola d’amore” e cosa ne pensa?

RISPOSTA: Certo che l’ho letta. Penso che sia uno scossone alla pigrizia e alla noia, L’azione di un detective o di più detective (tutti gli artisti che danno il loro contributo) che cercano di delineare l’identikit dell’assassino (il poeta) e ricostruire il delitto (la poesia). Azione alla quale sono felice e mi onoro di partecipare, facendo anch’io quel che posso allo scopo di giungere alla soluzione del caso, quale agente semplice che collabora, carta e penna in mano.

DOMANDA: Quale è il messaggio che intende mandare per promuovere l’interesse verso la Poesia?

RISPOSTA: La Poesia è come la vita, appartiene a tutti. Poi ciascuno ne è arbitro, così come è arbitro della propria vita.

DOMANDA: Le piace Ischia?

RISPOSTA: Venivo ad Ischia da bambino con i miei genitori. Qui hanno avuto vita le mie prime schermaglie sentimentali. Qui ho conosciuto colei che poi è ancora oggi mia moglie; qui ho vissuto i momenti più belli, con lei e con le mie figlie. Qui si è sposata una delle mie figlie. Qui oggi vengono a passare le vacanze i miei nipoti con le famiglie. Io e mia moglie ci torniamo spesso durante l’anno. Due volte ho chiaramente visto il raggio verde. Potrei non amarla? Anzi proprio perché mi è sempre piaciuta per la sua bellezza e varietà è accaduto tutto quanto ho detto.
Devo dire, però, che ultimamente è un po’ mortificata proprio da coloro che le vogliono bene o dicono di volerle bene. Ma si rifarà, ne sono certo. I millenni alle spalle sono certo di buon auspicio per i millenni a venire.

DOMANDA: Quali sono i prossimi appuntamenti culturali che la vedranno protagonista?

RISPOSTA : C’è un solo grande appuntamento culturale che li racchiude tutti ed è quello della mia vita che, a 65 anni suonati, credo di poter finalmente orientare nel senso da me sempre desiderato e, per quanto possibile, perseguito, e cioè l’arte dello scrivere, con tutto ciò che comporta, compresa la possibilità di vedere la trasposizione dello scritto in opera scenografica o pittorica.

Grazie e alla prossima

Settembre 2009 – Alberto Liguoro

I tempi scorrono, continua ad avanzare un degrado strisciante.
Sono forse eccessivamente pessimista? Non lo so. Lo spero forse.

Nella prima parte di questo articolo, pubblicata la scorsa settimana (potete trovarla e leggerla nei correlati a questo articolo) sottolineavo come le gravi carenze e responsabilità del corpo sociale, trovavano la loro sublimazione,il loro punto di coagulo nell’inadeguatezza e dissolutezza delle Autorità.
Che cosa hanno fatto, o meglio, che cosa non hanno fatto le Autorità per impedire il degrado di Ischia, sul fronte degli sperperi, dei mancati investimenti, dell’incuria del territorio e delle tradizioni? Della promozione delle caratteristiche dell’isola? Quell’antico, indimenticabile profumo di limoni, quei borghi irraggiungibili, quelle spiagge incontaminate, selvagge quasi, quel frinire di cicale nei pomeriggi assolati, i piccoli abbagli delle lucciole attorno ai roveti in fiore, nelle notti fonde d’estate, quei vigneti che producevano vini eccellenti, quella sensazione, quel “sentire” dei giardini dappertutto, nel passaggio tra la primavera e l’estate, dov’è finito tutto questo?

E vogliamo parlare di abusi? Essi vengono, forse, perseguiti a tappeto e rigorosamente dalle Autorità?
L’isola di Ischia è caratterizzata da un indice di abusivismo edilizio tra i più alti d’Italia (ma consistenti abusi esistono e, nel tempo, ho avuto modo di vedere, in altre località del Nord e del Sud; anche in Valtellina, in Val d’Aosta e nel Veneto non mancano).

Quale è la realtà in concreto?
Essa si sviluppa attraverso tre direttrici:
1) Quello che fai tu lo faccio anch’io;
2) Abbondano ormai tecnici e fornitori che svolgono la loro attività o hanno le loro imprese nell’edilizia. Che cosa accadrebbe se improvvisamente non si costruisse più? Le Autorità non sono assolutamente in grado di proporre alternative; molti rappresentanti di esse e funzionari, sono parenti, affini o in vario modo legati a coloro che lavorano nell’edilizia;
3) E’ giusto che, una volta che vengono tollerati pesanti abusi e spesso mostruosi edifici, alberghi ecc. (addirittura una caserma dei carabinieri fuori regola c’è a Forio, con una splendida vista sulla baia di Citara) debba poi essere penalizzato chi ha fatto un piccolo abuso per la propria famiglia?

Manca una quarta voce: fare un piano regolatore generale, previo censimento dell’esistente e concedere le necessarie licenze, stabilendo un tetto massimo di espansione, prima del raggiungimento del quale, dovrebbero essere drasticamente, ma gradualmente, ridimensionate o riconvertite tutte le attività e le imprese edili, con consistente rafforzamento delle manutenzioni e ristrutturazioni.
Morale: prima o poi, continuando così, Ischia (ma analoga sorte toccherà a piccole comunità locali interessate dagli stessi problemi) sarà totalmente cementificata, la qualità della vita fortemente compressa, soprattutto d’estate; e tutto quello che valeva qualcosa, non varrà più niente.
Già l’abbandono del massiccio turismo tedesco, una volta monopolio dell’isola, la dice lunga.

Come concludere questa lunga arringa, sperando che, alla fine, venga assolto l’imputato Ischia e, conseguentemente (per i legami suddetti), l’imputato Italia, o, quantomeno, con le attenuanti generiche, vada incontro ad una pena mite, dalla quale possa, in tempi abbastanza brevi, riabilitarsi?

Mi appello ai segnali sparsi nel buio del tunnel, alle piccole luci che fanno ben sperare.
Attualmente il progetto artistico e culturale di Ischia al quale ho accennato, è appoggiato anche da “Il Dispari” il nuovo settimanale del giornalista Gaetano Di Meglio, continuatore della tradizione del padre Domenico, compianto fondatore de “Il Golfo” (il giornale più venduto nelle isole campane e nei Campi Flegrei, dopo “Il Mattino”, più del Corriere della Sera con l’inserto del Mezzogiorno), un tassello aggiunto al modellino dell’edificio mentale e spirituale che si sta cercando di costruire, qualcosa per liberare l’animo, per scalzare le brutte costruzioni e gli ecomostri, a cui si accennava, che mortificano e schiacciano concretamente il paesaggio reale, nuovi blocchi di pietra che allungano la stradina, il viottolo antico e familiare, proteso da una landa deserta verso il verde rigoglioso dei boschi, le scogliere e le spiagge assolate, accarezzate dal mare, che ad Ischia non mancano.

Collaboro anch’io con piccoli spazi, abbozzi di importanti personaggi che hanno soggiornato ad Ischia o l’hanno solo conosciuta, ma con un “che” di interessante, di pregio, per loro e per l’isola.
Ce ne sono a iosa: da Boccaccio, Vittoria Colonna, George Berkeley, a Stendhal, Shelley, de Lamartine, Ibsen, Mark Twain, da Luigi Settembrini a Giovanni Verga, Benedetto Croce, John Steinbeck, Elsa Morante, Pierpaolo Pasolini, Montale, Neruda, Ennio Flaiano ecc. ecc.

Qualcosa che smuove le acque, ma soprattutto, smuove le coscienze.

Finora ho trattato di William Walton, il grande musicista inglese fondatore dei giardini della Mortella, di Luchino Visconti, Angelo Rizzoli (il fondatore dei fasti cinematografici di Lacco Ameno, nei favolosi anni ’60), Truman Capote, Wystan Hugh Auden, poeta inglese, potremmo dire, ma non è così; o meglio non è così semplice.
Quest’ultimo personaggio è quello che, fin qui, mi ha affascinato di più:

Nato a York in Inghilterra il 21 febbraio 1907, parliamo di 105 anni fa, vissuto per alcuni anni a Berlino, ritornato in Inghilterra negli anni ’30, dichiaratamente gay, di idee marxiste, frequentò l’Università di Oxford, esercitando, nel contempo, la professione di maestro elementare; a 23 anni pubblicò la sua prima raccolta di versi “Poems”, e fu subito riconosciuto come portavoce dei giovani poeti inglesi.
Personaggio di spicco della letteratura e della cultura mondiale; ma mai come in questo caso può dirsi, secondo me, più quale espressione di un sistema sociale, politico e culturale tendente ad affermare i principi e far emergere i talenti, pur con le intuitive difficoltà sempre gravanti su chi esce fuori dal seminato, che quale genio isolato portatore di una intrinseca vena poetica.

Affascinante perché?
Beh proviamo solo ad immaginare vagamente quale sarebbe stata la sorte di un giovane Italiano dotato di potenzialità artistiche di un certo livello negli anni ’30, maestro elementare, marxista e gay. Avrebbe forse avuto accesso ad una delle più prestigiose Università italiane? Sarebbe riuscito a pubblicare una raccolta di poesie? Avrebbe avuto una pur infima chance di diventare portavoce dei poeti italiani? Meglio lasciar perdere va’!

Auden amò Ischia, descrisse in modo fiabesco l’isola e il forte legame che lo tenne ad essa legato per 10 anni, dal dopoguerra, trascorsi tra l’Italia e New York, 6 mesi e 6 mesi ogni anno (doveva essere un metodico).
“… Come è allegro e sereno esser seduti… Attorno a un tavolo sotto le stelle estive… Ma quando la Bellezza passa, ricorda, Forestiero…. Gli occhi di Gisella…” sono stralci da versi dedicati alla bella proprietaria di un’osteria di Forio, sua dimora preferita.
Poi partì e non ritornò più, disturbato dai primi microtaxi, le “seicento”, le “vespe”.

Era l’inizio del consumismo; avrebbe potuto non esserlo, avrebbe potuto essere solo un segno di modernità, come tale ineludibile e basta, se non ci fossero state le 6 qualità tipicamente nostrane: INCAPACITA’ – AVIDITA’ – MIOPIA – ARROGANZA – SUBCULTURA – SCARSO AMORE per la propria terra.
SEI QUALITA’ che, applicate alla freneticità dei tempi moderni, hanno portato alla catastrofe l’Italia ed, immancabilmente, anche Ischia. Unico rimpianto, non si è saputa difendere da sola.

Si affacciava così il consumismo, subito colto nel suo senso deleterio, da un animo sensibile come quello di Auden, che avrebbe poi dilagato nell’isola, portandola dall’esaltazione delle sue bellezze (le terme, il clima) al MASSACRO sempre più devastante, fino ai nostri giorni.
Oggi Ischia, già meta ambita di alto turismo, intellettuali, teste coronate, capitani d’impresa, si vende a settimane sugli spazi pubblicitari dei giornali.

E con questo diciamo addio alla descrizione dell’isola attraverso gli occhi di una bella foriana, in una poesia di Wystan Auden, e arriviamo alle discariche abusive, alla descrizione dell’isola attraverso la morte di un’Anna De Felice, attraverso il mare ridotto a letamaio dei Maronti, attraverso la diseducazione dei fuochi d’artificio fasulli e dei cantanti ridicoli proposti da esercenti di alberghi e lidi più o meno abusivi, ad una clientela per la quale tutto fa brodo, fino a quando… già FINO A QUANDO?
Questo è il punto. Ora ce ne accorgiamo e, se prima avevamo alibi, ora non ne abbiamo più.
Ora noi non possiamo né dobbiamo rassegnarci e, in concreto, non ci rassegniamo.

Dal monte Epomeo, lungo le chiome della Bella Addormentata, ciao a tutti.
Alberto
(fine seconda e ultima parte)

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