“L’avvocatura italiana negli ultimi anni è stata investita da uno ‘tsunami’ normativo, e l’ A.N.F. si trova a celebrare il suo Congresso in un momento cruciale, perché gli avvocati sono davvero in mezzo al guado , tra libertà  in parte compromesse e liberalizzazioni  tutte da dimostrare e da realizzare. Purtroppo per gli avvocati italiani le loro rappresentanze, CNF e OUA, sono state travolte dimostrando l’incapacità di fronteggiare efficacemente l’azione governativa e ripiegando su battaglie di retroguardia, assolutamente consapevoli di andare incontro ad una sconfitta sicura, ma  prigioniere del loro ruolo di strenui difensori di uno status quo che non esiste più da tempo.” Così Ester Perifano, segretario generale dell’Associazione Nazionale Forense, nella sua relazione introduttiva ai lavori del VI Congresso nazionale “L’avvocato tra libertà e liberalizzazioni. Oggi è già domani. Dove e come esercitare l’effettiva tutela dei diritti”,  in corso ad Alghero sino a domenica. “L’ANF- continua Perifano –   vuole rafforzare il suo impegno riformatore essendo protagonista e non mera spettatrice di quello che accade attualmente nella politica italiana e di quello che accadrà prossimi mesi. Da troppo tempo consegniamo al Governo e al Parlamento una serie impressionante di no: all’abolizione delle tariffe, alle società di capitali con soci non professionisti, al nuovo regime del praticantato, ai Tribunali delle Imprese, alla revisione delle circoscrizioni giudiziarie, battaglie in alcuni casi giuste, che però non vengano contestualmente accompagnate da proposte alternative di ammodernamento di un sistema che ormai ha fatto il suo tempo, che è praticamente unico nel panorama europeo.” “L’avvocatura così come siamo stati abituati a pensarla negli anni  – aggiunge Perifano –  oggi non esiste più, non solo perché l’organizzazione del lavoro è rimasta ancorata a schemi obsoleti, inadatti a rispondere alle mutate esigenze della società, ma anche perché sempre più negli ultimi decenni la professione forense è diventata una specie di ricovero per un numero abnorme di nuovi entrati che non riuscendo a realizzare altre aspirazioni finiva per rifugiarsi nell’alveo amico dell’albo degli avvocati, complice anche la gestione “clientelare” dell’accesso protrattasi per anni. Occorre invertire la tendenza, e occorre farlo subito, perché qualunque intervento avrà bisogno di tempo per spiegare i suoi effetti, e qualche anno non basta.” “L’avvocatura  è in piena emergenza sociale – conclude Perifano – ed e’ sempre di più una professione marginalizzata, sia rispetto alle dinamiche economiche della società moderna sia rispetto alle altre professioni. E’ giunto il momento di cambiare, e’ l’ora delle proposte e di un rinnovato protagonismo degli avvocati”

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