Il CNF ha inviato oggi al ministro della giustizia Annamaria Cancellieri la proposta di nuovi Parametri forensi, secondo il nuovo ordinamento professionale degli avvocati.
Il presidente Guido Alpa ha accompagnato il documento con una lettera nella quale ha auspicato che il primo colloquio istituzionale con il guardasigilli, avvenuto il 21 maggio scorso, “indichi la via per la costante e proficua collaborazione con il CNF” ed ha avanzato concrete proposte di collaborazione anche in merito all’amministrazione della giustizia.
Con riguardo ai parametri, la lettera spiega le ragioni per le quali è necessario superare gli attuali parametri “particolarmente vessatori ed iniqui”, tenendo conto anche della grave crisi economica che investito i giovani ma anche gli avvocati di provata esperienza. “Una situazione che appare palesemente in contrasto con il dettato costituzionale della dignità della retribuzione”.
La proposta, peraltro, introduce un sistema di “costi prevedibili” e corrisponde ai principi di semplificazione e trasparenza volto a creare uno strumento di facile e immediata consultazione  per gli operatori del diritto e per i cittadini che potranno avere uno strumento di immediato orientamento. Con effetti benefici anche per l’accelerazione dei tempi processuali.
Da qui la “rilevanza della proposta” formulata, perché essa dovrebbe costituire, con le valutazioni e le eventuali modificazioni apportate dal ministero, la nuova disciplina da applicare alla liquidazione dei parametri in fase giudiziale.
Nella lettera, ancora, il presidente Alpa ha articolato l’offerta di collaborazione istituzionale in diversi punti
relativi alla previsione di modalità di cooperazione con un coinvolgimento diretto dell’ Avvocatura nella organizzazione della amministrazione della giustizia.
Si tratta non soltanto della istituzione di camere arbitrali e di conciliazione, previste dal nuovo ordinamento forense; ma anche del progetto di legge sulla negoziazione assistita, con la quale, seguendo il modello francese, gli avvocati possono raggiungere intese transattive e autenticare le sottoscrizioni delle parti. E del progetto, in corso di elaborazione da parte del CNF, per coinvolgere gli avvocati nella istituzione dell’ ufficio del giudice e nello smaltimento dell’ arretrato giudiziario.
Il presidente del CNF è tornato sul “grave” problema della geografia giudiziaria, sottolineando la incongruità del riordino sulla base di criteri astratti e dannosi, atti a un aumento dei costi più che ad effettivi risparmi. Un problema che si è acuito per l’imminenza della pronuncia della Corte costituzionale, che richiederebbe un differimento del termine di entrata in vigore della riforma; e per la sostanziale anticipazione dell’ attuazione della riforma, che già “si realizza in forme occulte o striscianti con lo svuotamento degli uffici giudiziari per i trasferimenti a domanda dei magistrati e per la sistemazione degli uffici e delle sedi”.

Proposta Parametri. La proposta CNF, adottata sulla base dell’articolo 13 delle legge 247/2012 e dopo una consultazione con tutta l’Avvocatura, introduce un sistema di “costi prevedibili” e corrisponde ai principi di semplificazione, trasparenza e equità ed è destinata a creare uno strumento di facile e immediata consultazione  per gli operatori del diritto e per i cittadini che potranno avere uno strumento di immediato orientamento.
La proposta, spiega la Relazione di accompagnamento, svincola la determinazione del compenso (comprensivo dei vecchi diritti) da criteri quantitativi connessi al numero di atti difensivi redatti o dal numero di udienze cui il difensore ha partecipato, ma accorpa le attività in ciascuna fase, stabilendo un compenso unitario. Con il benefico effetto di accelerare i tempi processuali
Per la redazione della proposta, il CNF ha provveduto ad una analisi comparatistica con i sistemi degli altri paesi europei, peraltro tra loro molto diversificati (si va dalla totale assenza di qualsiasi regolazione pubblica come in Olanda a sistemi che mantengono i minimi tariffari obbligatori come la Germania) e ha confrontato per otto diverse tipologie di giudizio le parcelle forensi.
La proposta si compone di una parte normativa (per il civile- penale- stragiudiziale), 39 tabelle parametri per il civile corrispondenti ciascuna al tipo di procedimento/giudizio (comprese la materia stragiudiziale, la mediazione, le procedure concorsuali, quelle arbitrali, i processi amministrativi e tributari, i processi davanti alle giurisdizioni superiori) e una per il penale.
Gli scaglioni di valore, diversamente dal dm 140, sono corrispondenti a quelli previsti dal ministero della giustizia per la determinazione del contributo unificato, con una semplificazione evidente per gli operatori.
Ciascuna tabella parametrica è poi divisa per fasi (da quella di studio a quella decisionale, a cui si aggiunge il compenso per prestazioni post- decisione ).
All’interno i parametri sono indicati con una somma fissa che il giudice potrà innalzare fino al 70% o ridurre fino al 30% motivando lo scostamento. Per l’applicabilità delle diminuzioni si è fissata una percentuale non eccessivamente alta in modo da assicurare il rispetto dei principi costituzionali di proporzionalità e di dignità del compenso previsto dall’articolo 36.
La proposta CNF re-introduce il rimborso per le spese forfetarie, configura correttamente e in maniera autonoma i procedimenti esecutivi, determina un giusto compenso per i decreti ingiuntivi e il precetto, elimina alcune ingiustificate disparità/penalizzazioni (alcune riduzioni stabilite dal dm 140 per alcune controversie di lavoro, per i procedimenti gratuito patrocinio e legge Pinto; la responsabilità aggravata e le pronunce di rito).  

Rito Fornero: modifiche alla disciplina dei licenziamenti
Eliminare il sistema del doppio giudizio di primo grado del rito Fornero, per affidare il procedimento sui licenziamenti illegittimi ad una “corsia preferenziale” per la fissazione e la trattazione degli stessi, riservando  ai procedimenti cautelari la trattazione dei casi di particolare urgenza.
E’ questa la richiesta più insistente che giunge dall’Avvocatura in vista di una revisione della legge Fornero. Richiesta motivata da un anno di incertezze applicative conseguenti all’introduzione del rito speciale per le controversie in materia di licenziamenti illegittimi.
La richiesta è stata avanzata oggi dal Consiglio nazionale forense, in occasione del convegno La Tutele dei licenziamenti nella legge Fornero, organizzato a Roma dal Gruppo Lavoro del CNF.
“A circa un anno di distanza dall’entrata in vigore della legge è emerso come le perplessità immediatamente manifestate dai giuslavoristi abbiano purtroppo trovato riscontro nella prassi applicativa”, dichiara Bruno Piacci.
A giudizio del Gruppo Lavoro, infatti, da un lato la legge non sembra affatto aver garantito il raggiungimento degli obiettivi prefissati (maggiore flessibilità in uscita compensata da un incremento stabile dei livelli occupazionali) e dall’altro lato alcune delle modifiche legislative apportate hanno sensibilmente ampliato l’area dell’incertezza, venendo, quindi, meno la legge a quella funzione di stabilità e celerità del diritto che finora nessuno dei numerosi interventi legislativi che si sono susseguiti negli ultimi anni è riuscito a garantire.
Gli avvocati rimarcano anche come l’introduzione di tutele differenziate, in caso di declaratoria di illegittimità del licenziamento, crei situazioni di irragionevole disparità pur a fronte di un comune denominatore costituito appunto da un licenziamento illegittimo.
“La maggiore e migliore occupazione si persegue non solo con gli incentivi alle assunzioni ma anche con un quadro di regole certe che restituisca credibilità al sistema giurisdizionale e tuteli i soggetti del mondo del lavoro”, conclude Piacci.  

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