Che cosa è il Bruxismo

Il termine bruxismo deriva dal greco βρύχω e significa “digrignare i denti”. Chiariamo subito però che Il bruxismo non è una malattia, ma una “parafunzione”: ovvero una funzione corretta, eseguita però con tempi ed energie sproporzionate. Tutti noi infatti stringiamo i denti per masticare, deglutire, oppure per compiere uno sforzo muscolare. Sempre più persone però attivano questo engramma neuromuscolare anche senza che vi sia alcun fine o utilità apparente.

FIG.3Dagli ultimi studi emerge come 3 persone su 4 soffrano o abbiano sofferto di questo problema. L’incidenza ha poi curiosamente due picchi: uno meno conosciuto nei bambini fra i 5 e gli 8 anni, che sembra sia legato alle inquietudini della crescita e dell’apprendimento, l’altro fra i 30 e i 50 anni, il periodo del maggiore impegno lavorativo. La prevalenza invece vede in lieve ma costante aumento le donne, soprattutto quelle che lavorano a tempo pieno.

L’eziologia ad oggi non risulta chiarissima: il bruxismo infatti potrebbe essere primario, ovvero insorto in assenza di altre patologie, ma molto più spesso risulta secondario, ovvero associato a disturbi psicologici, malattie neurologiche, disturbi del sonno, assunzione di alcuni farmaci, o una combinazione di tutto ciò. E’ comunque fondamentale il ruolo dello stress, vero fattore scatenante, che su soggetti predisposti sembra far scattare l’utilizzo di contrazioni cicliche della muscolatura orale come valvola di sfogo per ridurre la tensione nervosa e muscolare accumulata.

Il bruxismo si può quindi manifestare con due modalità, diverse per tempistica e percorso nervoso, ma pressoché sovrapponibili negli esiti:

  1. Bruxismo statico o SERRAMENTO: si esegue prevalentemente di giorno, ed è causato da contrazioni inconsce dei muscoli elevatori della mandibola (muscoli masseteri e temporali), attivati a livello del sistema nervoso centrale. In pratica chi ne soffre stringe forte i denti, ma non li “mastica”.
  1. Bruxismo dinamico o DIGRIGNAMENTO: si manifesta invece nel sonno ed è caratterizzato da impulsi generati dal midollo spinale che attivano i muscoli responsabili dei movimenti laterali della mandibola (muscoli pterigoidei esterni). In questo caso i denti si consumano molto più velocemente per via del continuo sbattere delle superfici le une contro le altre, è quindi un bruxismo molto rumoroso, che spesso condiziona la qualità del sonno di chi riposa nelle vicinanze.

FIG.1I danni deriveranno proprio da queste contrazioni muscolari: la contrazione prolungata si accompagna infatti a una diminuzione del circolo ematico e del conseguente apporto di ossigeno ai muscoli, favorendo così l’accumulo di acido lattico, causa principale del dolore. Nei casi cronici la continua tensione muscolare può causare la comparsa di una certa rigidità articolare, limitando così parzialmente i movimenti mandibolari.

Con il tempo inoltre i microtraumi continui cui è sottoposta la cavità orale provocheranno danni visibili sullo smalto dei denti (da fessurazioni a faccette d’usura, fino a vere proprie fratture nei casi più gravi) e infiammazione cronica dell’articolazione temporo-mandibolare (dolore e/o rumori articolari).

 

I Sintomi

Anche se segni e sintomi non sempre riescono a dare un’indicazione precisa circa la gravità del quadro, un’accurata ispezione della cavità orale davanti ad uno specchio alla ricerca di evidenti segni di usura dentale può essere una prima indicazione utile a intercettare il problema prima che coinvolga muscoli e articolazioni.

FIG.2Osservando attentamente la superficie dei denti è infatti possibile notare come le superfici abbiano perso il loro aspetto originario e si presentino frastagliate o nei casi più severi tagliate di netto, lasciando intravedere all’interno dello smalto di colore bianco una superficie di un colore giallo più intenso, la dentina, strato molto meno resistente all’usura e più sensibile agli stimoli termici e chimici (fig. 1,2).

I sintomi che però normalmente spingono il bruxista a chiedere un aiuto al dentista sono: emicranie, cefalee, rumori articolari, dolori al viso, al collo, alla schiena, limitazioni del movimento mandibolare, muscoli del viso ingrossati (fig. 3), sonno disturbato con senso di fatica o dolore al risveglio, o ancora rumori di digrignamento durante il sonno, o denti dolenti o mobili.

La Cura 

Il bruxismo potrebbe presentarsi solo in un momento di forte stress, per poi scomparire rapidamente e non ripresentarsi più, quindi non ci sono ragioni per proteggere subito i denti.

Nel caso in cui però stiano comparendo i primi segni di limitazione funzionale, come doloro e/o limitazione nell’apertura della bocca, dolenzia o ipersensibilità ai denti, forte tensione muscolare al risveglio, la terapia immediata consiste nell’inserimento tra le arcate di una placca occlusale

o bite (fig. 4) che permetta la deprogrammazione dei movimenti anomali ed il ritorno ad un corretto stato di tensione articolare e muscolare, e la protezione delle strutture dentali.

L’effetto principale della terapia con il bite è infatti una specie di biofeedback mediante il quale il paziente prende coscienza della parafunzione e impara progressivamente a controllarla. Esistono moltissimi tipi di bite: totali, parziali, superiori, inferiori, rigidi, morbidi, lisci o modellati. Ognuno di essi ha una indicazione specifica e sarà il dentista a scegliere il più opportuno e dare le indicazioni circa tempi e modalità di uso.

Solitamente la cura dura 4-8 mesi, dopo i quali la sintomatologia sarà notevolmente ridotta in intensità e frequenza. Sarà quindi possibile definite in seguito o parallelamente alla cura una iter terapeutico individuale che potrà essere:

  • Informazione ed Autocontrollo: si forniscono diari comportamentali in modo da permettere al paziente di imparare a riconoscere e prevenire la parafunzione.
  • Prolungamento al bisogno dell’uso della placca.
  • Trattamento Ortodontico o Protesico: solo per i casi in cui l’eziologia sia legata ad una notevole alterazione dei contatti fra le arcate dentarie antagoniste nella posizione di chiusura abituale dei denti.
  • Termoterapia e Massaggi: per aiutare a ridurre la tensione muscolare, ricordando che il caldo è consigliato per i dolori cronici e per preparare la muscolatura agli esercizi, il freddo invece è più efficace per la terapia degli stati dolorosi acuti.
  • Fisioterapia, Osteopatia e Chiropratica: moltissimi pazienti traggono grande beneficio da tecniche di rilassamento e stretching dei muscoli masticatori, e da terapie complementari che migliorando l’assetto posturale globale permettono al paziente di affrontare meglio lo stress.
  • Terapia farmacologica: consigliata solo nei casi acuti inizialmente o nei casi cronici in cui le altre opzioni non abbiano fornito il sollievo necessario, con l’obiettivo quindi di ridurre dolore, infiammazione e tono muscolare (analgesici, antireumatici, miorilassanti, antidepressivi).

Prevenzione

Per finire ecco due piccoli esercizi che possono essere d’aiuto nei casi in cui si avverta un iniziale indolenzimento ai muscoli masticatori:

  1. 1. Apertura allo specchio.

Davanti allo specchio eseguire un apertura lenta e lineare della bocca, facendo quindi attenzione a non deviare la bocca, e a sentire durante il movimento lo stiramento dei muscoli contratti. Rimanere in questa posizione per 20 secondi, quindi chiudere la bocca fino al contatto delle labbra per poi riaprirla lentamente subito dopo. Ripetere l’esercizio per 5 volte almeno 4 volte al giorno, e ogni volta che ci si trovi ad avere i denti serrati

  1. 2. Apertura con il pugno

Da eseguire dopo il primo e solo in assenza di dolore. Posizionare il pugno chiuso sotto il mento e mantenere una continua e lieve pressione durante i movimenti di apertura e chiusura della bocca. Ripetere la sequenza per 20 volte.

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