Ultimamente il cinema e la televisione stanno accrescendo l’interesse del pubblico nei confronti delle Arti Marziali Miste (MMA, Mixed Martial Arts, l’acronimo inglese) e degli sport da combattimento in genere. In particolare le reti private, sulla scia del successo di film hollywoodiani, stanno trasmettendo a cadenza settimanale incontri in gabbia, tanto che si vocifera la possibilità che un colosso americano di tale intrattenimenti, l’UFC, stia mettendo gli occhi proprio sul nostro paese per organizzare tali incontri.

Ma il successo crescente si accompagna spesso ad aspre critiche che in questo caso trovano terreno fertile data la natura di tale sport. Eppure, se si frequenta un po’ l’ambiente, ci si rende conto che le critiche sono ingiustificate, a tal punto che c’è chi sta proponendo le arti marziali miste ai bambini, seguendoli con la premura di un genitore.
Ho visto un incontro di MMA tra due bambini allenati proprio da questo maestro ed è stato davvero commovente il rispetto reciproco tra i due fanciulli e il clima di divertimento e gioco.
Il maestro è Nino Muscarà, maestro di Kenpo Jyutsu V Dan e Kickboxing III Dan (FIKBMS), laureato in scienze motorie, attualmente coraggioso pioniere nell’avvicinamento delle Arti Marziali Miste ai bambini.

Nino Muscarà - maestro di MMAMaestro Muscarà solitamente anche nell’ambiente sportivo si consiglia l’MMA non prima dei 16 anni, lei ha trovato una nuova formula più adatta anche ai bambini: di che si tratta?

Il gioco! La formula più adatta per i bambini è sicuramente il gioco, ma guidato in modo che oltre ad essere divertente e stimolante, sia anche mirato alla loro crescita.

Come è nata questa idea di avvicinare le Arti Marziali Miste ai bambini?
Credo molto nel valore delle Arti Marziali Miste dal punto di vista educativo e della crescita personale: infondono disciplina, equilibrio e una mentalità rispettosa, tutte qualità importantissime per un bambino che, ormai adulto, si troverà inserito nella società.
Inoltre voglio dare la possibilità ai bambini di conoscere una attività nuova, un mondo nuovo, stanco di vedere il loro interesse sempre rivolto al calcio, sport che spesso sviluppa valori negativi, dove non è importante partecipare, ma vincere.
Il mondo degli sport da combattimento è invece completamente differente, i suoi valori sono il rispetto dell’altro, la crescita personale e l’equilibrio, ma se non fai sapere ai bambini che esiste, essi si rivolgeranno solo verso ciò che già conoscono tramite la televisione e lo show business.

Può descriverci una sua lezione?
Per prima cosa entrano nel Dojo e si tolgono le ciabatte, le mettono in ordine in appositi spazi. Si noti come già da questi semplice gesto stanno imparando le regole della buona educazione che poi riporteranno anche a casa.
Dopo di che si fa il saluto, anche questa è una corretta norma sociale che insegnerà il giusto comportamento da tenere tra amici, e allo stesso modo, proprio perché tra amici ci si saluta, rivolgere questo gesto al compagno di corso fa sì che i bambini si rapportino in modo amichevole tra loro.
A questo punto incomincia il riscaldamento che deve essere molto breve per evitare che i bambini si annoino. Per esempio con i bambini di 5 anni tutta la lezione non deve durare più di 45 minuti per non farli stancare, anche se a dire il vero sento spesso esclamare “è già finito?”.
Il riscaldamento consiste quindi in ginnastica a forma di ludus, per esempio gli faccio imitare gli animali, o propongo il gioco “sacco pieno sacco vuoto

Ovvero gli squot
Esatto, ma fatti in maniera divertente.
Oppure li faccio giocare a “ce l’hai” ma a tema, ad esempio possono toccare solo il gomito o solo la mano.
Ma questa fase deve essere calibrata a seconda dell’età, per esempio coi bambini più piccoli deve durare molto poco, altrimenti non rimane l’attenzione per la parte successiva in cui è importante l’apprendimento, infatti fino a 6 anni i bambini hanno un livello di attenzione di circa 10 minuti l’ora, oltretutto discontinui!
Quindi arriviamo alla fase successiva, che consiste nell’allenamento vero e proprio, ovvero si mettono tutti ordinatamente in fila e assieme facciamo i Kihon, ovvero tecniche fondamentali a vuoto, quali ad esempio tirare pugni e calci.
Dopo di che inizia il gioco a tema della giornata che cambia a seconda di quale abilità voglio sviluppare quel giorno: bloccare i pugni, proteggere il viso, rimanere in equilibrio, e così via.

Per esempio?
C’è il gioco dello scudo, il cui scopo è imparare a proteggersi il volto: inseguo i bambini con dei tubi di gommapiuma che chiamo per gioco “artigli del drago” e loro devono coprirsi il viso coi guantini, chiamati scudi per l’occasione. Un altro gioco è quello delle “autoscontro”, il cui scopo è quello di imparare l’equilibrio e la coordinazione: disegno col gesso un quadrato sul tatami, i bambini devono cercare di spingere l’avversario al di fuori di questo senza usare le mani.
Ovviamente cerco di fare sempre giochi diversi e di usare la fantasia per farli divertire in tutta sicurezza.
Successivamente al gioco facciamo un piccolo circuito finale, ovvero propongo loro esercizi pratici che richiamino l’obiettivo del giorno utili a sviluppare la coordinazione fisica.
Infine c’è il saluto a seguito del quale escono tutti in fila ordinatamente.

Come avviene l’avvicinamento al suo corso? Sono i bambini che domandano ai genitori di iscriversi o sono i genitori a portarli?
A volte sono i bambini che chiedono ai genitori di iscriversi stimolati dai cartoni animati, in questi casi i genitori sono un po’ sul chi va là, ma fermandosi ad assistere alla lezione si convincono rimanendo positivamente impressionati.
Altre volte sono gli stessi genitori a volere iscrivere i figli spinti dal desiderio di infondere sicurezza così da evitare che diventino prede di piccoli bulli in erba; oppure perché essi stessi sono praticanti di Arti Marziali o sport da combattimento, e consapevoli della rettitudine caratteriale che questi infondono, li iscrivono al corso.

Sta quindi trovando consensi tra i genitori!
Sì, c’è fiducia, perché cerco di essere un esempio positivo per i loro bambini, come maestro di una attività sportiva-educativa.
Sono inoltre molto attento a elementi importanti quali lo scegliere come assistenti personale qualificato e strutturare l’ambiente in modo che si respiri un’atmosfera allegra, rilassante e adeguata anche per i bambini più piccoli.

Immagino che però stia combattendo anche i pregiudizi.
Molti genitori sono ancora convinti che le Arti Marziali istighino alla violenza, quando al contrario sono Nino Muscaràsemplicemente un modo per canalizzare in modo sano la normale aggressività del bambino.
Si deve cercare di cambiare tale mentalità avvicinandosi ai genitori e parlando con loro: le Arti Marziali Miste, tramite il contatto corporale e il movimento ludico, aiutano lo sviluppo pisco-fisico del bambino, tanto è vero che i bambini che fanno questo tipo di attività migliorano addirittura anche il rendimento scolastico, sia perché imparano ad essere più educati e ad accettare le regole della scuola, sia perché migliora la loro concentrazione. Oltretutto si sviluppa una maggiore sicurezza in se stessi, con tutti gli effetti positivi concatenati che ciò produce nei diversi ambienti sociali, in primis quello scolastico.

Lei quali argomenti usa per consigliare questo sport ai bambini?
Beh io ho proprio un mio slogan, ovvero “vieni a giocare alle Arti Marziali per diventare grande” è questo devo dire che è un concetto apprezzato e condiviso sia dai bambini che dai loro genitori.

Guardando l’incontro dei suoi allievi mi sono venuti in mente i giochi di “guerra tra supereroi” che spesso fanno i bambini, con la differenza che solitamente arrivano a farsi male e il gioco finisce tra le lacrime di chi ha subìto maggiormente. Invece in quest’occasione ho visto due bambini consapevoli del proprio corpo che si sono solo divertiti senza farsi male e senza voler sopraffare l’altro, inoltre preparati ad una eventuale sconfitta (che non c’è stata essendo finito l’incontro in parità). In questa gara si è così assistito realmente a un gioco tra bambini. Possiamo quindi sostenere che il suo metodo può aiutare a canalizzare le tipiche attività giocose dei bambini trasformando la componente aggressiva in puro rispetto e divertimento?
Assolutamente sì, quanto lei ha osservato nell’incontro è proprio quanto io insegno ai miei allievi.
Canalizzando la loro aggressività i bambini diventano più tranquilli, meno violenti e paradossalmente diminuisce la loro competitività: non danno importanza al risultato materiale, e imparano ad affrontare le sconfitte con serenità costruttiva, cogliendo la componente ludica dell’evento. Inoltre si accresce la loro gentilezza e il loro rispetto: qualità importanti in diversi ambiti.

Secondo lei come interpreta un bambino il concetto di rispetto?
Il rispetto per i bambini viene concepito come la regola di un gioco: quando i bambini giocano devono imparare a rispettarne le regole e imparando a rispettare le regole dei giochi iniziano ad imparare cosa sia il rispetto.
Le regole sono la forma primitiva del rispetto e quindi le sue fondamenta.

Ci sono anche bambine nel suo corso?
Sì, si divertono tantissimo e sono molto determinate.
Che i miei allievi maschietti non me ne vogliano, ma spesso le femminucce hanno una marcia in più: sono intraprendenti e tenaci. Del resto è ovvio che sia così, in quanto per i maschietti è normale essere attratti da questo tipo di attività, mentre per le bambine è necessario che siano dotate di una forte personalità.

Ma si allenano con i maschietti anche loro?
Certo, io alleno bambini tra i 5 e i 12 anni e a quell’età non esiste e non deve esistere differenza tra maschi e femmine. Il gioco e lo sport, lì dove prevedano contatto fisico, devono essere normalizzati, fare distinzioni porterebbe ad una forma di sessualizzazione che non deve minimamente esserci in bambini di così tenera età.

Un’ultima domanda, come mai secondo lei iscrivere i bambini a Judo o Karate non fa scalpore come iscriverli ad un corso di MMA?
Il Karate e lo Judo esistono da tempo remoto, ormai sono diventate famose in tutto il mondo, anche chi non le conosce approfonditamente ne ha sentito parlare o ha visto film, e questo le ha rese maggiormente accettate dalla gente.
Invece per quanto riguarda l’MMA le persone ancora si chiedono cosa sia, e chi ne ha sentito vagamente parlare le teme in quanto novità dai contenuti all’apparenza forti.
Così si associa il Karate e lo Judo alla disciplina e all’equilibrio in quanto Arti Marziali, mentre le MMA, che sono Arti Marziali Miste, irragionevolmente non godono di questa fama, probabilmente questo è dovuto al limite umano per cui tutto ciò che non conosciamo ci fa paura.
Comunque mi piace pensare, e spesso sicuramente accade, che lo scalpore intorno alle MMA sia spesso positivo e costruttivo.

Magari tra un po’ troveremo il suo corso proposto nelle scuole elementari come adesso accade con le altre Arti Marziali!
Why not! Ma il mio primo desiderio è che sviluppi maggiore conoscenza e consapevolezza nei confronti delle MMA e degli sport da combattimento, così da ridurre i pregiudizi fino ad eliminarli. E questo compito spetta proprio a noi insegnanti: bisogna dare un esempio positivo, e mi piacerebbe che per fare questo, ogni scuola di Arti Marziali inserisse un corso ludico di MMA per bambini, perché sono loro il futuro delle nostre discipline.

Le osservazioni e l’esperienza del Maestro Muscarà inducono a diverse riflessioni. Prima fra tutte, l’importanza dell’approfondimento per evitare di rimanere manipolati da luoghi comuni, in secondo luogo l’importanza di ciò che insegniamo ai bambini e soprattutto di come glielo trasmettiamo: sarà questo che domani farà davvero la differenza, sia nel loro diventare uomini, sia nel loro saperlo tramandare alle future generazioni. Chissà che dalle arti marziali non possano venire suggerimenti per un mondo migliore.

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