Alle ore 22.51 del 21 novembre il Sole è entrato nel Segno del Sagittario. Toxotes (arciere) lo chiamavano i greci, mentre in latino è stata adottata la forma Sagittarius, cioè portatore di sagitta (freccia); ma si trova anche Arcitenens, portatore d’arco. E il mito, cosa ci narra?

E’ bella Filira, figlia di Oceano. E’ graziosa. Piace a molti. E anche Kronos si invaghisce di lei e la concupisce. Ma Rea, sposa del dio, sospetta qualcosa. Allora Kronos si muta in stallone ed in questa forma si unisce alla giovane ninfa. Nasce, dopo giorni e notti d’amore, un essere mostruoso, con tronco e testa umani che si ergono su un corpo di cavallo. Filira, disperata, chiede agli dèi (ed ottiene) d’essere trasformata in tiglio. Ma, al di là dell’aspetto, il suo nato è eccezionale: è il centauro Chirone, che diventa saggio e sapiente quant’altri mai. La sua grotta è presto la scuola più famosa dell’Ellade e vi transitano, come discepoli, dèi ed eroi: Dioniso, Castore e Polluce, Giasone, Nestore, Achille e fin Asclepio, dio della medicina. E medicina e chirurgia conosce il centauro: ha conoscenza delle erbe; è esperto d’astronomia, sa le proprietà dei corpi celesti e le pratiche per stornarne i negativi influssi. Suona anche la lira e, per primo, insegna agli uomini la pratica delle leggi, l’inviolabilità del giuramento, la venerazione degli dèi. Ed è pure immortale. Per accidente, un giorno lo colpisce – pare alla gamba – una freccia di Eracle, avvelenata nel sangue dell’Idra di Lerna. E non si rimargina la ferita; è destinato, Chirone, a soffrire per sempre. Chiede allora la morte, per trovar pace. Zeus acconsente: cede la di lui immortalità a Prometeo e pone in cielo il centauro come Sagittario. Assonanza v’è, certo, tra il nome del centauro, Cheiron e cheir, mano. Quella mano che impone, il guaritore, per sanare.

Ma non mancano altri centauri, d’altra origine e d’indole ben diversa da quella di Chirone… Festeggia il suo matrimonio Issione, figlio di Flegia, re dei Lapiti. Ha impalmato la bella Dia, figlia di Deioneo. Ma quest’ultimo non ha ancora ricevuto i doni di nozze (prezzo della sposa). E tarda, nel tempo, Issione a consegnarli; e invita a banchetto il suocero, lo accoglie, lo esorta ad avanzare. E precipita, il vecchio, in ardente fornace da Issione stesso preparata. E’ il primo delitto di sangue verso un congiunto e gli dèi inducono alla pazzia il colpevole, che si rotola urlando come fiera. Ma, pietoso, Zeus lo fa rinsavire. Di più: lo invita alla sua mensa. Ed è, invero, mal ripagato. Issione alza sguardo e mani su Era. Furibonda, la dea avverte il marito, che non vuole crederle. E prepara allora Zeus una nuvola e le dà aspetto di Era. Poi si apposta, in attesa. Giunge Issione e, credendosi non visto, aggredisce quella che sembra Era e la feconda. E’ subito punito: legato ad una ruota infuocata girerà in eterno nell’etere. E cade sulla terra il “frutto della colpa”…

Il suo nome è Centauro (pungitore, stimolatore del cavallo, per etimologia popolare) e, cresciuto, si accoppia con le puledre del selvoso monte Pelio, dando origine ad esseri parte umani e parte equini: i centauri, appunto (ippocentauri, per l’esattezza). Razza violenta, beona, attaccabrighe. Una rissa furibonda nasce alle nozze di Piritoo e Ippodamia, quando i centauri, ubriachi, aggrediscono giovinette e giovinetti e financo la sposa. Razza maledetta. Quella di Nesso che, colpito da Eracle per averne insidiato la moglie Deianira, suggerisce alla donna di raccogliere il suo sangue (avvelenato) e di immergervi una veste del marito. Cosa che avverrà: per cui, tempo dopo, indossato l’indumento, l’eroe ne avrà le carni corrose, finché Zeus non lo assumerà in cielo. E forse avrà ricordato Eracle, nell’ascesa, un altro centauro, Folo, che tanto cortesemente, anni prima, l’aveva ospitato. Ma Folo non era un figlio di… Centauro e nipote di Issione, bensì frutto dell’amore tra Sileno ed una leggiadra ninfa del frassino.

Ambiguo centauro. Certo, due le parti: una umana, l’altra bestiale. Ma non può la parte bestiale esser considerata sia in bene che in male? E così anche quella umana? Certo, il cavallo è bestia (inferiore), ma anche animale nobile, simbolo di vita, d’intelletto, di dinamismo; bianco cavallo cavalcato da eroi. Ma è anche nero e, allora, infernale, ad indicare le passioni scatenate, il demonio dagli occhi di fuoco. Non a caso Giotto, nei suoi affreschi d’Assisi, ha dipinto il centauro ad indicare le passioni vinte da San Francesco. E però un altro Francesco, quello di Sales, vede, nel centauro, Cristo, tiratore d’arco e cavaliere perfetto, che combatte il male e i suoi agenti.

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