«Quando mi hanno diagnosticato la sclerosi multipla, sentivo che dietro la mia malattia c’era qualcosa che sfuggiva agli esami medici. Sentivo che il mio corpo era avvelenato, intossicato e mi rendevo conto che le cure a cui ero sottoposta quotidianamente non mi servivano a migliorare. Erano delle torture. Peggioravo di giorno in giorno e non mi davo pace così ho deciso di trovare da sola la mia cura. Facendo delle ricerche su Internet ho scoperto che l’amalgama al mercurio usata dai dentisti, quelle con cui si fanno le otturazioni per capirci e che io avevo in bocca, mi avevano intossicato in maniera cronica, un poco alla volta. In pratica il mio corpo era avvelenato ed io ne stavo pagando le conseguenze sulla mia salute».

Fino a pochi anni fa per molti medici Cristiana Di Stefano, una cinquantenne marchigiana che dal 1996 lotta contro la sclerosi multipla, era una pazza visionaria. Lei invece si reputa una persona che non si arrende alla sua malattia e che, da autodidatta senza neanche una laurea, ha deciso di studiare e di combatterla.

Un terribile avvelenamento

Nel 2006, dopo qualche ricerca su internet, intuisce che tra le cause del suo malessere, possa esserci una specie di avvelenamento. Si sottopone ad un mineralogramma, l’esame del capello che permette di capire il livello di intossicazione del nostro corpo. I risultati sono sorprendenti e confermano le sue intuizioni: il livello di mercurio era 350 volte superiore a quello considerato tollerabile per l’uomo dalle tabelle internazionali dell’organizzazione mondiale della sanità (ossia 0,8 microgrammi per grammo).
«Dovevo fermare quella fonte di intossicazione – continua Di Stefano -. Mi sono rivolta ad alcuni dentisti per rimuovere le otturazioni ma quando chiedevo loro di farlo in maniera protetta, ossia senza trapanare l’otturazione contenente il mercurio che, polverizzato, sarebbe stato assimilato dal mio corpo ancor più velocemente, mi prendevano in giro. Qualcuno mi ha anche insultata. Mi dicevano che la mia malattia non aveva colpito solo il mio corpo ma anche il cervello perché cominciavo a sragionare».
Ma sulla strada di Cristiana si mette il dottor Gerardo Rossi, che è il direttore scientifico di quello stesso laboratorio dove la donna si era sottoposta all’esame del capello. Lui di casi di intossicazione da metalli pesanti ne aveva visti parecchi e sapeva che le intuizioni di Cristiana non erano campate in aria.
«Il mercurio – ci spiega il dottor Rossi – è la sostanza più pericolosa esistente su questo pianeta dopo gli elementi radioattivi come il plutonio o il polonio. Sulla sua pericolosità ci sono decine e decine di articoli di letteratura scientifica che correlano il numero degli amalgami alla quantità di mercurio metallico presente nel cervello che può causare malattie degenerative come la sclerosi multipla o anche il cancro. Noi, in laboratorio, abbiamo circa 300 pazienti affetti da sclerosi multipla e, mi sento di potere affermare con certezza, in scienza e coscienza, che quantomeno il mercurio è una concausa senza tuttavia poter dire se si tratti di causa primaria o secondaria. Di certo in questi pazienti riscontriamo un miglioramento della malattia dopo la disintossicazione dell’organismo dai metalli».

Una lenta disintossicazione
Anche Cristiana ha iniziato a ripulire il suo corpo ingerendo degli integratori. Dopo avere trovato un dentista illuminato che ha accettato di rimuoverle le otturazioni in modo protetto, ha iniziato un processo disintossicante che ha portato all’eliminazione delle quantità di mercurio e di piombo in eccesso riscontrate nel suo corpo.
«Da quando ho iniziato il processo di disintossicazione – continua la Di Stefano – la malattia si è fermata. E’ pensare che 10 anni fa, con le cure tradizionali, ero quasi in fin di vita perché le medicine che assumevo mi avevano provocato il coma ed una necrosi alla pelle. Ero paralizzata. Mi stancavo a fare qualsiasi cosa. Ora tutto questo mi pare un incubo lontano».
Nonostante l’alta pericolosità del mercurio (e in genere dei metalli pesanti come il piombo, il cadmio, il cromo, il tantalio) sia riconosciuta a livello internazionale (Norvegia, Svezia e Danimarca ed altri 140m paesi nel mondo hanno bandito le amalgame a base di mercurio dai loro studi dentistici) in Italia non esiste una norma che ne vieti l’utilizzo e questo metallo pesante continua ad essere usato negli studi medici.
«C’è una circolare del 2001 del ministro Sirchia – precisa il dottor Rossi – che vieta di applicare amalgami a base di mercurio ai bambini sotto il 6 anni, alle donne incinta o a quelle che allattano e ai pazienti nefropatici, ossia con problemi renali. Non c’è altro».

Il mercurio, l’acqua e l’aria
L’alta pericolosità del mercurio è ampiamente dimostrata dai danni che ha causato alla salute agli operai che lavorano nelle miniere d’oro nel Rio delle Amazzoni in Brasile, in Mali e in tutta la cintura aurifera dell’Africa Occidentale (dal Burkina Faso alla Costa d’Avorio, Ghana, Guinea, Niger, Nigeria e Senegal) dove viene usato per separare il minerale dall’oro.
«Per capire l’elevata pericolosità del mercurio – continua Rossi – basti pensare che se anche nel 2015 si interrompesse su tutto il pianeta la produzione di mercurio, ci vorranno altri 85 anni per dimezzare la sua presenza nell’aria e altrettanti 85 anni serviranno per ridurre di un terzo la sua presenza nelle acque».
In conseguenza di ciò la categoria dei dentisti – pur in assenza di una norma nazionale ed in applicazione di un generico principio di cautela – da un paio d’anni applica, su raccomandazione dell’Ordine dei medici e degli odontoiatri, le regole per la rimozione protetta delle vecchie otturazioni al mercurio e usa sempre più di frequente amalgame fatte a base di compositi resinosi.
«Si tratta di amalgame di nuova generazione – precisa Andrea Dugato, consigliere dell’ordine di Bologna e membro della commissione bolognese albo odontoiatri – che oggi riescono a raggiungere le stesse performance di quelle a base di mercurio. Un tempo non duravano come sigillo e tendevano a staccarsi ora invece sono state perfezionate».

Una proposta di legge

Con la forza di chi non si arrende, Cristiana Di Stefano per anni ha cercato di portare all’attenzione delle Camere un disegno di legge per l’abolizione dell’amalgama al mercurio dalla pratica dentistica, ma fino ad ora, il suo progetto, che pure aveva raccolto l’adesione dei 50mila cittadini necessari per approdare all’attenzione del Parlamento, si è arenato nelle anticamere di Montecitorio.
Il progetto di legge prevede di bandire l’amalgama al mercurio, di obbligare i dentisti a fare la rimozione protetta, prevede un percorso di disintossicazione e infine, l’eliminazione di adiuvanti tossici dai vaccini.
«Avevo trovato dei parlamentari bipartisan che mi sostenevano– precisa la Di Stefano –. Stavamo per presentarlo all’attenzione del presidente del consiglio prima nel 2007 e poi nel 2011 ma in entrambi casi tutto è saltato quando è caduto il governo. Adesso è tutto fermo ed io non ho più la forza di riattivare la macchina. Sono sfiduciata. Intanto, proseguo per la mia strada con le mie cure e posso dire che da quando le faccio la malattia si è fermata».

I vincoli del programma Onu

Ma, dopo i nostri fratelli nord europei, le cose stanno iniziando a cambiare anche nel nostro Paese che proprio nel mese di ottobre ha sottoscritto un trattato internazionale a conclusione di un programma Onu per l’ambiente (Unep) che vincola l’Italia a varare norme per l’abolizione del mercurio da qualsiasi uso, compreso quello odontoiatrico.
«Oltre a questo – spiega Giuseppe Renzo, presidente della commissione albo odontoiatri dell’Ordine nazionale – c’è tutta un’attività di sensibilizzazione della categoria sul tema delle amalgame al mercurio. Già dal 2011, infatti l’ordine ha diffuso delle raccomandazioni a tutti i dentisti d’Italia per diffondere l’utilizzo della rimozione protetta delle otturazioni contenenti mercurio. Si tratta di un invito che vincola tutti i professionisti in nome del dovere deontologico di esercitare in termini di qualità e sicurezza. Non vincola però, i 15mila dentisti “improvvisati” (così come quantificati dagli accertamenti dei nas) che esercitano abusivamente la professione odontoiatrica e che non sono vincolati a nessun codice deontologico».
In termini di business quello della rimozione delle otturazioni al mercurio e della loro sostituzione con compositi di tipo resinoso di seconda e terza generazione sarebbe un affare che a livello nazionale potrebbe valere, secondo una stima prudenziale, circa 2,4 miliardi di euro posto che un’otturazione costa mediamente circa 100 euro e che in Italia sono circa 24 milioni i pazienti che vanno dal dentista. «Tuttavia – rilancia Renzo – proprio alla luce del diffuso fenomeno degli abusivi, sarebbe rischioso e antieconomico spingere verso delle rimozioni di massa. Rischioso perché il professionista è obbligato, oltre che alla rimozione protetta anche allo smaltimento corretto del materiale tossico mentre l’abusivo, per definizione, sfugge ad ogni controllo. Antieconomico perché sono spese che potrebbero andare a ricadere sul sistema sanitario nazionale».

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