Resterà aperta sino al 3 febbraio la mostra dedicata a Vasco Melani inauguratasi il 22 dicembre nelle sale affrescate del Palazzo civico di Pistoia. Un’occasione unica per conoscere una delle personalità poliedriche e vitali del Novecento.

Trenta e più anni di attività fortemente creativa, nelle più varie discipline in cui la sua versatilità artistica lo portava ad eccellere, vengono bene riassunti nel ricco catalogo della mostra. Negli anni Venti Vasco Melani risiede con la famiglia a Milano. Appena diciassettenne, studente all’Accademia di Brera, entra a fare parte del gruppo di Bruno Munari, assieme a Prampolini, Fillia, Andreoni, Marasco. Nel giugno del ‘29, Vasco Melani ( si firma Vasquez) è presente alla 55esima Mostra Sociale della Famiglia Artistica alla galleria Micheli; e nell’ottobre dello stesso anno espone nove opere, alla Mostra Futurista Architetto San’Elia e 22 pittori futuristi, alla Galleria Pesaro .Rientrato a Firenze nel ’32 Vasquez ritrova Antonio Marasco, ormai esponente di punta del futurismo e capofila della corrente scissionista che si distaccherà da Marinetti. Vasco, futurista convinto, è al suo fianco nel tanto vasto quanto ricco impegno culturale che caratterizzerà quegli anni fiorentini.

All’attività pittorica si affianca quella giornalistica e letteraria con cronache e critiche d’arte, poesie.
Parte volontario come ufficiale in Africa Orientale nel ‘36 e nei due anni successivi scrive un diario dove passa entusiasmi iniziali “futuristi” alle delusioni e alla critica contro le atrocità e ai crimini di guerra.
“Qui c’è troppo schifo” – annota ne diario quando chiede di rimpatriare – .Durante il Secondo conflitto mondiale dopo l’8 settembre1943 si dà alla macchia, raggiungendo le formazioni partigiane di Giustizia e Libertà sull’Appennino pistoiese. Durante la resistenza e redattore del Non Mollare fondato a Firenze da Carlo e Nello Rosselli.

Nel Dopoguerra Vasco Melani, inaugura le rinnovate sale del Museo Civico di Pistoia, di cui è nominato direttore; apre una sala di esposizioni d’arte moderna ( la Sala Ghibellina) valorizzando le correnti pittoriche contemporanee a livello internazionale; contemporaneamente si dedica alle ricerche archeologiche, coronate da significativi ritrovamenti, battendosi per la salvaguardia dei beni artistici e architettonici. Innumerevoli i suoi interventi su quotidiani e riviste di archeologia, e le sue pubblicazioni, fra cui possiamo ricordare “Itinerari etruschi” ( 1973).

Nel frattempo Melani continua la sua produzione pittorica che gli consentirà di essere presente in numerose mostre in Italia e all’estero così che oggi sue opere si trovano parecchie collezioni pubbliche e private di mezzo mondo.
La mostra a Palazzo Civico ha l’ambizione di dare un’immagine completa del personaggio Una sessantina di quadri, riproduzioni fotografiche di sue opere non esposte, reperti archeologici, carteggi, fotografie e testimonianze offrono al visitatore la possibilità di conoscere e apprezzare l’opera del maestro morto nell‘agosto del 1976.

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