Sale la tensione in Medio Oriente dopo che due navi da guerra iraniane hanno attraccato nei giorni scorsi nel porto di Port Sudan, città sudanese che si affaccia sul Mar Rosso. Anche se la loro missione era prevista dal 28 al 31 ottobre, solo dopo due giorni la tv iraniana in lingua araba “al Alam” ne ha dato notizia, mettendo in allerta tutti gli osservatori arabi che hanno subito associato questo evento all’esplosione della scorsa settimana alla fabbrica di armi di Yourmuk, nella periferia di Khartoum, che secondo il governo sudanese sarebbe conseguenza di un raid aereo israeliano.

Ad arrivare a Port Sudan per la precisione sono stati una portaelicotteri e un cacciatorpediniere della Marina iraniana. Si tratta dell’incrociatore Shahid Qandi, e di una nave cisterna, la Kharg. Secondo l’agenzia di stampa iraniana “Fars”, le due navi hanno a bordo 250 marinai e trasportano anche tre elicotteri da combattimento. Le due navi sono note alle cronache perché il 17 febbraio scorso avevano attraccato al porto siriano di Tartus, in Siria, dopo aver attraversato il canale di Suez. Nel febbraio dell’anno precedente l’ingresso di altre due navi iraniane nel Mediterraneo, la fregata Alvand e la nave d’appoggio Kharg, il primo dalla rivoluzione del 1979, era stato definito “una provocazione” da Israele che aveva allertato la propria Marina militare.

Secondo quanto riferisce l’agenzia iraniana, alcuni ufficiali della marina iraniana incontreranno i loro colleghi della marina sudanese. “La visita delle due navi iraniane in Sudan – spiega una nota della marina iraniana – avviene per portare un messaggio di pace e di amicizia al popolo sudanese e ai paesi della regione e rientra nel quadro della lotta internazionale contro la pirateria che subiscono le navi commerciali della regione”. L’arrivo delle due navi da guerra iraniane allo scalo marittimo di Port Sudan, sarebbe legato al raid aereo israeliano sulla fabbrica di armi di Khartoum della scorsa settimana. E’ questo il giudizio di un ufficiale dell’esercito iraniano intervistato dall’emittente televisiva satellitare “al Arabiya”. Secondo questa fonte “ci sono grosse novità che riguardano i rapporti tra l’Iran e i paesi dell’Africa orientale”.

La fonte aggiunge che “le guardie della rivoluzione islamica iraniana sono impegnate da giorni a seguire queste novità, in particolare dopo che i loro interessi sono stati colpiti per la seconda volta da un raid aereo israeliano“. L’ufficiale fa riferimento anche all’operazione condotta dall’aviazione israeliana nel marzo del 2009 in Sudan: in quell’occasione l’obiettivo era un convoglio di veicoli che avevano un carico di armi iraniane da trasportare dalla parte orientale del paese africano verso la Striscia di Gaza. La fonte sostiene quindi che l’arrivo delle due navi iraniane in Sudan rientra in questa guerra d’intelligence in corso tra Iran e Israele.

Diversa invece è la versione fornita dalle autorità sudanesi secondo le quali, la presenza di due navi militari iraniane nel porto di Port Sudan è “di routine”. Una fonte del governo sudanese ha commentato alla tv satellitare “al Arabiya”, l’arrivo delle navi iraniane escludendo che ci siano connessioni tra il loro arrivo e l’esplosione della fabbrica di armi di Yourmuk. La connessione tra le due vicende è negata anche dalla tv iraniana “Press Tv” la quale ricorda che “le due navi avevano compiuto una visita analoga a Gibuti lo scorso settembre”. Nella giornata di ieri il ministero degli Esteri sudanese aveva anche negato che nella fabbrica vi fossero armi iraniane, come invece sostenuto dalla stampa israeliana. “Come tutti sanno l’Iran non ha bisogno di fabbricare armi in Sudan – si leggeva in una nota – per lei o per i suoi alleati. Neghiamo qualsiasi legame tra la fabbrica di armi sudanese e qualsiasi altro paese straniero”.

Intanto tiene ancora banco nel paese africano la vicenda della fabbrica di armi di Khartoum, che secondo le autorità israeliane produceva armi per conto di Teheran. Le forze di sicurezza sudanesi hanno messo a segno una serie di arresti tra le fila degli ufficiali dell’esercito dopo la serie di deflagrazioni che hanno interessato il complesso industriale. Lo riferisce il quotidiano sudanese “al Sudan al Youm”. Gli arresti hanno riguardato alcuni ufficiali accusati di non aver difeso il sito strategico da quello che, secondo le autorità di Khartoum, sarebbe stato un raid aereo israeliano. Intanto secondo il quotidiano locale “Sudan Today”, il presidente del parlamento di Khartoum, Ahmed Ibrahim al Taher, ha escluso che il ministro della Difesa, Abdel Rahman Mohammed Hussein, possa essere destituito dal suo incarico come conseguenza del raid aereo. Nei giorni scorse fonti dell’esercito non hanno escluso che le forze armate israeliane, per mettere a segno il riad, abbiamo potuto godere di complici tra le forze armate sudanesi.

Nei giorni scorsi la stampa israeliana parlava di un rapporto nel quale si rivelava che nella fabbrica d’armi sudanese vi erano stoccati missili il cui raggio supera i 70 chilometri e anche missili iraniani del tipo “Fajr” (Alba), nonché altri armamenti anti-aerei, missili terra-aria di fabbricazione iraniana e altri missili portati dalla Libia in seguito alla caduta di Gheddafi di cui si sono impossessati iraniani e palestinesi. Secondo il rapporto, il raid era necessario per distruggere questo imponente arsenale che costituiva una minaccia per lo stato ebraico. Secondo il quotidiano israeliano “Yedioth Ahronoth“, parte di questi missili stavano per essere portati nella Striscia di Gaza.

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