Avete presente “Un giorno di ordinaria follia” il film di Schumacher del 1993 in cui un uomo qualunque in una giornata particolarmente afosa si mette a sparare in mezzo al traffico per poi crollare in un’escalation di follia? Eh già, folle! Ma probabilmente meno di quanto si potrebbe immaginare, forse era semplicemente stressato, del resto l’intento era quello di descrivere una follia ordinaria (come la traduzione del titolo in italiano ci ha voluto suggerire).

Certo si tratta di un film, e nei film è normale esagerare, eppure a Los Angeles ci fu un episodio simile, ma nella vita reale: alla fine degli anni 80 del secolo scorso, un gruppo di automobilisti pressati dal caldo e da un ingorgo del traffico all’apparenza infinito incominciarono a spararsi tra loro. Pazzi, direte, e invece no, solo stressati.

Non credo, ovviamente, che chi stia leggendo questo articolo sia mai arrivato a certi tipi di risposta allo stress, ma sono convinta che bene o male tutti abbiamo esperienza di cosa voglia dire essere stressati, alcuni forse lo sanno più di altri, e chi lo sa, magari qualcuno è arrivato a immaginare nella sua testa di mettere in atto exploit in stile Michael Douglas nel suo ordinario folle giorno. Per quanto possiamo averne conoscenza concreta, probabilmente quello che ci manca è la comprensione di cosa stia realmente accadendo dentro di noi, del perché sta accadendo, di quali saranno le conseguenze, e soprattutto di come evitarlo.

Da oggi inizieremo un percorso a puntate in cui cercheremo di capire fino in fondo lo stress. In questa prima puntata parleremo di cosa accade dentro di noi a livello psicologico quando siamo stressati, nella prossima vedremo quali sono i fattori scatenanti, passeremo poi per i sintomi fisici, per i danni provocati al nostro corpo dallo stress e infine cercheremo le soluzioni.
Partiamo quindi cercando di capire cosa accade dentro di noi, o cosa può accadere, quando siamo stressati.

La risposta allo stress non è uguale per tutti, c’è chi risponderà allo stress con l’ansia, chi con la depressione, chi con la rabbia e chi con l’offuscamento. Vediamo una per una queste reazioni.

L’ansia
La reazione ansiogena allo stress è molto tipica. E’ considerata uno dei principali sintomi del PTSD ovvero il disturbo post traumatico da stress (o disturbo da stress post-traumatico, come in molti preferiscono dire compresa la sottoscritta), ovvero quello stress causato dall’aver subito un evento traumatico.
L’ansia è anche la risposta allo stress messa in atto dalle persone insicure, o da coloro che credono di non essere in grado di intervenire sulla situazione stressante, né per evitare che essa accada, né per porvi rimedio.

Effettivamente questo stato di insicurezza è proprio quello che accompagna le persone che hanno subito un trauma, che sia esso vissuto da soli o condiviso con altri.
Va qui però fatta una piccola distinzione, in quanto non è solo un luogo comune che la condivisione del male sia un mezzo gaudio: gli eventi stressanti collettivi sono meglio sopportati rispetto a quelli vissuti singolarmente.

La depressione
Come l’ansia, anche la reazione depressiva è accompagnata dal convincimento di non poter intervenire sulla situazione stressante. La differenza è che gli stressati ansiosi sono tali proprio perché vedono la possibilità di salvezza, la loro ansia è proprio quella di evitare la situazione stressante o di trovare in qualche modo una via di salvezza nel momento del pericolo; mentre gli stressati depressi sentono che tutto è perduto, non vedono via d’uscita e si danno per vinti. Uno stressato ansioso quindi cerca di evitare lo stress o lo stimolo stressante, la sua ansia è di non riuscire in questo intento; mentre uno stressato depresso lo stimolo stressante non lo evita nemmeno e si dà per vinto.

Per farvi comprendere meglio la differenza vi voglio riportare come esempio un esperimento di Overmeir e Seligman del 1967 sull’impotenza appresa. I ricercatori misero dei cani in una gabbia divisa in due scomparti da una sbarra, uno scompartimento era neutro e l’altro provocava delle scosse. I cani imparavano velocemente a sfuggire alle scosse saltando nell’altro compartimento e se la scossa veniva ogni volta preceduta da uno stimolo sonoro, ben presto i cani riuscivano ad evitare la scossa del tutto perché saltavano direttamente nella zona neutra non appena sentivano il suono della sirena. Invece, ad un altro gruppo di cani, inizialmente non veniva data via di fuga, essi erano costretti a subire le scosse qualsiasi cosa facessero; quando questi poi venivano trasferiti nella gabbia a doppio scomparto, non riuscivano mai ad apprendere che vi era un semplice modo di agire per evitare le scosse, avevano appreso precedentemente di essere impotenti di fronte allo stimolo scossa, ed essi non facevano proprio nulla per evitarle, non ci provavano neanche.
Questo apprendimento era talmente radicato in loro che anche se i ricercatori gli facevano provare, accompagnandoli, che dall’altra parte della gabbia non vi erano scosse, questi cani rimanevano comunque nella passività della loro impotenza appresa senza mai più superarla.

La rabbia
Un tipico modo di agire agli eventi stressanti, soprattutto a quelli della quotidianità, è la rabbia. Questa avviene perché la persona, proprio come gli animali, davanti ad un elemento stressante sente una pulsione che lo spinge a distruggere questo elemento per poter “sopravvivere”. Spesso tale pulsione è espressa solo “gonfiando” le proprie caratteristiche, o facendoci credere più “grossi” di quello che siamo. Ma se da un lato questa reazione produce effetti benefici, almeno in apparenza, e l’unico danno che provoca è alla nostra reputazione, dall’altro non sempre possiamo rispondere allo stimolo stressante annientandolo letteralmente. Spesso lo stimolo stressante è rappresentato dal datore di lavoro, dalla suocera, allora potremo solo urlare o trattenere la rabbia dentro di noi, per poi esplodere probabilmente con la persona sbagliata, o nel peggiore dei casi andare di matto come il protagonista del film.

Offuscamento
Solitamente l’offuscamento cognitivo si accompagna a qualcun’altra delle caratteristiche sopra elencate, raramente si presenta da solo, difatti una persona offuscata mentalmente si sentirà ansiosa, impotente o non saprà reagire in altro modo oltre quello di aggredire il prossimo.
L’offuscamento può sopravvenire per diversi motivi: la persona può essere sovraeccitata e quindi offuscata nei suoi ragionamenti logici, probabilmente in questo caso sentirà dentro di sé l’aggressività salire a causa dello stress e quindi divenire sempre meno lucida. In pratica è una catena senza fine, dove l’offuscamento e l’aggressività si alternano tra causa ed effetto.
Altre volte può accadere che la persona sia totalmente presa dal fattore stressante, tanto da pensare esclusivamente a questo, risultando quindi molto distratta in tutto quello che fa. Anche in questo caso l’offuscamento rientra in un circolo vizioso: può capitare che la persona sia talmente concentrata sul fattore stressogeno da non riuscire neanche a dormire la notte, la privazione di sonno renderà le prestazioni mentali ancora più scarse e l’offuscamento sempre più alto. Prestazioni mentali scarse infatti indurranno a reagire in modi sbagliati ai suoi stressor, portando ancor più stress, preoccupazioni e conseguente offuscamento.

Ansiosi, demoralizzati, arrabbiati o offuscati, ora possiamo cominciare a distinguere le nostre reazioni allo stress, cercando di comprenderle e di comprenderci. (fine prima parte)

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