Il modo più forte di interrogare la storia è quello di dare la parola ai testimoni. In occasione del 70° anniversario della strage nazista , nel corso del convegno organizzato dall’I.T.C.G. “Masullo Theti” e dal  Comune di Nola, presso la curia vescovile, sono stati proprio i figli dei patrioti caduti: l’avvocato Forzati (figlio del tenente Luigi Forzati) e l’avvocato e scrittore Alberto Liguoro (figlio del tenente Alberto Pesce), a rendere commosso omaggio al ricordo delle vittime del ’43, introdotti dalla giornalista del Mattino Carmela Maietta e sostenuti dall’analisi del filosofo Aniello Montano e dello storico Guido D’Agostino.

“La memoria non è passato, ma riguarda il futuro, è un progetto, un diritto. E’ un bene comune che solo la comunità può ricostruire e va condivisa” afferma il professor Guido D’Agostino.
E a distanza di circa settanta anni Nola, attraverso la sua parte vitale, gli studenti, vuole ancora, con tenacia, ricostruire la verità del suo popolo.
L’eccidio di Nola fu una delle stragi naziste più gravi compiute nel sud Italia e rappresentò la scintilla che accese la Resistenza.

Nel 1943, l’armata tedesca  Kesserling dopo lo sbarco a Salerno, avvenuto il 9 settembre, decise di mettere in campo tutte le forze disponibili, in modo da organizzare la rappresaglia.
Il 10 settembre, a Nola,  due tedeschi alla guida di una motocarrozzetta tentarono di disarmare alcuni soldati italiani e al loro rifiuto fecero fuoco. Subito dopo il Colonello Michele De Pasqua decise di inviare il tenente Odoardo Carrelli presso le truppe germaniche di stanza a Nola allo scopo di trattare. Nonostante il Carrelli sventolasse il vessillo bianco, i Tedeschi aprirono il fuoco contro di lui uccidendolo; si diressero poi verso la caserma  “Principe Amedeo”.  Qui intimarono a tutti i presenti di uscire e fucilarono 11 uomini tra cui il tenente Luigi Forzati.
Eppure l’importanza di questi fatti non ha degno corrispettivo nella memoria. Pochissime sono le persone che sanno oggi cosa è avvenuto a Nola nel settembre del ’43 e non vi è strada o piazza che ricordi quelle giornate e quei morti. Perché tutto questo? Perché si è voluto nascondere in tutti questi anni ciò che avvenne in quelle tragiche giornate?
Ormai i ricordi sembrano il peso morto della storia,  essi non devono turbare la nostra illusione di benessere. Contro quest’atteggiamento passivo tuonava una frase di Gramsci : ODIO GLI INDIFFERENTI.
Forse l’orrore della guerra genera il bisogno di rimozione dei ricordi troppo dolorosi, ma ancor di più il torpore della coscienza  non vuole interrogarsi sulle cause di certi fatti e sulle proprie responsabilità.

Alcuni piagnucolano pietosamente, ma pochi si domandano: “Se avessi fatto il
mio dovere, se avessi fatto valere la mia volontà sarebbe successo ciò che è successo?”
Si sente spesso dire che i morti sono  tutti uguali: fascisti, nazisti, partigiani. “Ma i morti sono tutti uguali quando avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?”
sono morti – afferma il prof. Guido D’Agostino – piuttosto bisogna capire perché sono morti” . Ebbene i partigiani da Sud  a Nord sono morti per il rispetto di due grandi valori: la dignità e la libertà.
Aver battuto il fascismo ha permesso a tutti di ricevere la libertà.”
La Resistenza riguarda tutta l’Italia, noi siamo Italiani, Nolani, Campani e dobbiamo esserne fieri. La Resistenza ci insegna anche questo: viva Nola! (Romilda Ruocco, III B Igea, ITCG Masullo-Theti)

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