La lezione della Grande Civiltà Araba (molta fantasia, molto impeto, individualismo e costrutto teorico, ma scarsa pragmaticità, strategia di fondo, spregiudicatezza e opportunismo, per cui è prevalso alla fine – ma non è mai la fine – sulle mollezze del Divano Orientale, il Senso del Potere dell’Occidente).

L’ALHAMBRA
Chi frettolosamente e superficialmente disprezza la Cultura Araba e la liquida con due parole, come minusvalente o addirittura barbara, dovrebbe vedere che cosa è l’Ahlambra di Granada; la raffinatezza delle variazioni, la precisione dei passaggi e dei motivi architettonici, i ricami di pietra soprattutto nei Palacios Nazaríes, l’armonia e la possanza dell’inespugnabile fortezza dell’Alcazaba, messa a difesa, la geometria affascinante e capillare delle zampillanti fontane e l’intreccio delle irrigazioni negli splendidi giardini.
Tutto risalta ancora di più se messo a confronto con il modesto palazzotto fatto costruire 300 anni dopo, all’interno del perimetro, da qualcuno come Carlo V, che pure si definiva ed era definito Imperator Caesar, con l’intenzione di farne una Reggia, ma i suoi successori preferirono, forse anche per questo, Madrid.
Il fiammingo imperatore (del più vasto impero mai visto, dopo l’Impero Romano, a quanto pare più esteso dell’Impero di Carlo Magno, per quanto non duraturo) Carlo V, la cui corte era sfarzosa e di sfrenato lusso, avendola egli improntata all’usanza borgognona, il che ha a che fare, secondo me anche con l’esaltazione del flamenco – arte fiamminga – arte flamenca, molto diffusa ed apprezzata in Spagna (incoronato anche Carlo I di Spagna, pur non spiaccicando una parola di spagnolo, morto tuttavia con l’ultimo fiato in lingua spagnola) aveva capito quale grado di civiltà sottendeva quel complesso architettonico, pur non riuscendo neanche minimamente ad avvicinarsi ad esso.
Morale della favola: un po’ più di cultura e approfondimento e un po’ meno di integralismo e di spocchia non guasterebbero.

La_Cattadrale_di_GranataIL TURISMO
C’è anche qui una morale; vale la pena di anticiparla: Occorre necessariamente puntare sulla qualità, soprattutto in tempi di crisi, come questo, in ogni ambito.
Il Turismo di Granata, diciamo che è più o meno assimilabile, al giorno d’oggi, a quello di Ischia (al quale mi riferisco perché lo conosco meglio), tanto per intenderci e fare qualche paragone calzante.
Alcune cose di spicco? Le cuevas dove si balla il flamenco, fiore all’occhiello dell’Andalusia. Assistono una cinquantina di persone, spettacolo di grande levatura, ottima musica, commenti su sottigliezze dello spettacolo, da parte di persone che se ne intendono. Grande pubblicità.
Da noi ci sono le nostre canzoni napoletane, la nostra musica, eppure… che belati che si sentono in giro d’estate! Questi autoincoronatisi “artisti” faranno pena a qualche amministratore? Avranno da sbarcare il lunario? Qualche sponsor in Paradiso? Beh non è così che si va avanti.
I migliori gelati di Granata da LOS ITALIANOS, coda per ordinare, e noi? C’era il mitico ELIO a Forio, che fine ha fatto?
Siccome non è che sia poi tutto oro… ci sono improvvisi cali di tenuta; le pasticcerie ad es. che inutilmente tentano di vendere puntando sul prezzo basso, vuote! Vengono esposte improponibili paste e qui il serpente si mangia la coda, peggio ancora. Bisognerebbe stare a sentire i commenti. E noi, stando dall’altra parte della barricata, per dire, che cosa facciamo? Stiamo a sentire i commenti. Resta confermato il punto: la non-qualità non paga.

IL FUTURO
Ci troviamo nel Sud della Spagna. E’ un Sud “povero”, diciamo così, come da noi, ma non dilaniato dalla criminalità organizzata, come, invece, è da noi.
Strade pulite, passiamo accanto ad un pubblico cestino con posacenere, un ragazzo fuma accanto al cestino, l’ultima parte della sigaretta, per poi spegnere la cicca nel posacenere.
Abbiamo visto un uomo, con un vestito normale, chiedere l’elemosina, in modo abbastanza disperato, nella Gran Via del centro di Granata, e poco oltre una donna, anch’essa con i vestiti di una comune borghese, seduta a terra, molto dignitosa e riservata, che tende la mano; le diamo qualcosa. Non attendiamo neanche che ringrazi. Ma, nonostante tutto i bar, i ristoranti, gli alberghi sono pieni, come dice dalle parti nostre un tale Berlusconi.
Evidentemente non sono questi i parametri per fare il punto sulla situazione. Evidentemente se chiudono alberghi, bar, ristoranti, aeroporti ecc. non è più questione di crisi, recessione ecc. è questione di passaggio da una Civiltà ad un’altra, o forse alla Barbarie, come analogamente dovette essere al momento, o in qualcuno dei momenti della caduta dell’Impero Romano e l’inizio del lungo Medio Evo, o del declino degli antichi Egizi, della stessa Grande Civiltà Araba ecc. ecc. il che è tutta un’altra roba, e non credo che siamo a questo, o almeno lo spero. Quando arriveremo a questo (credo che ci arriveremo, è sempre stato così. Se c’è qualcosa… sarà forse almeno garanzia della continuità del Mondo? Il rovescio positivo della medaglia?) sarà tutto un altro discorso, o ci saranno tutt’altri discorsi.
La gioventù, è allegra e compagnona. La sera c’è movida, bar affollati, tapas, risate; si vede bene che qui manca non solo l’effetto “criminalità organizzata”, ma anche l’effetto “berlusconismo”. A parte che non c’è un Berlusconi, o forse proprio perché non c’è, non c’è un personaggio come Corona, per esempio, o come il cagnolino-appuntato di Corona.
Facce pulite, da persone, da giovani di buona volontà, tenacia ed onestà intellettuale, pronti all’inventiva e al rischio per riuscire.
Siamo dalle parti dell’università, dove fanno lezione anche quando cala la sera e, a volte, anche nella piazzetta antistante, seduti in cerchio a terra. Tutta Granata è un susseguirsi si accoglienti piazzette con fontane e strade e stradine alberate.
Giovani universitari non corrotti (non in senso “moralistico” come dice Ferrara, e neanche in senso “giudiziario” evidentemente, caro Ferrara) dai richiami della “criminalità organizzata”, e dall’andazzo erotico-affaristico del “berlusconismo” ecc. fanno gli studenti universitari e ti riempiono il cuore di speranza.
Nulla riempie di più il cuore di speranza, degli studenti universitari. Qui li amano, non li massacrano di botte come a Genova.
Ed ecco si vedono i vari “tipi” caratteristici: gli intellettuali, gli alternativi, gli sperimentatori, i cultori sistematici.
Quali sono i “tipi” prevalenti da noi? I “raccomandati” (categoria ricomprendente i parenti e “le” disponibili, per carità di Patria)? Gli “sfaticati”? i “leccaculo”? Quelli “che pensano solo a fare i soldi”?
Parlo qui di “vera” speranza. E’ quella che ha comunicato a me e a Maria Rosaria, compagna di viaggio, l’ambiente universitario, docenti e studenti nel loro insieme. Ci siamo un po’ trattenuti in piazza dell’Università, dove abbiamo fatto degli acquisti in un negozio di oggettistica e fatto conoscere Lucio Dalla al giovane gestore, che già conosceva e apprezzava moltissimo Battiato e Fabrizio De André, e per questo ci ha regalato dei bastoncini d’incenso. Sera a Las Tinaias, coda di toro all’Andalusa, ma… è più il nome che il gusto.
All’aeroporto Federico García Lorca di Granada, notiamo affisso ad una parete un bando di polizia di ricerca di 6 terroristi dell’ETA – chi riconosce qualcuno è pregato di mettersi in contatto con la polizia. Beh… noi abbiamo i discutibili separatisti della Lega (Tosi è un caso a parte. Lui vince anche se si presenta con i Chiachiell Boys, perché è una persona normale e un bravo amministratore, quanto di più raro ci possa essere oggi in Italia); per la verità, tanto per non farci mancare nulla, una volta avevamo anche gli “opposti estremismi”, con gli “omissis” e i “non ricordo” (ma questo è un altro discorso), loro hanno l’ETA. Questi non rubano, però (stando almeno ai comunicati ufficiali) mettono bombe. E’ meglio da noi, allora, anche perché così vengono fuori le tensioni ed è più agevole e meno cruento confrontarsi con esse.
Fine del viaggio. Una giovane incaricata nello stupendo aeroporto El Prat di Barcellona [quanti parenti ed amici avevano da piazzare i responsabili della costruzione dell’aeroporto di Milano (si fa per dire, dista 50 km dalla città)-Malpensa?] ci intervista sul nostro soggiorno. Alla fine diamo 10 alla Spagna, ne è molto compiaciuta.
E’ una vera speranza quella della gioventù, dobbiamo ben capirlo, e potrebbe esserlo, consistentemente, anche qui da noi, perché no? Se solo la precedente generazione facesse una profonda, seria, spregiudicata e serrata autocritica, ma davvero! Traendone, poi, senza indugio, le dovute conseguenze. (fine – seconda e ultima parte)

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