Nel giorno della notizia dell’ennesimo sbarco e di almeno altre dieci vittime, il Consiglio nazionale forense dà notizia del progetto a tutela dei diritti dei migranti.
Il cuore del progetto umanitario è contribuire al rispetto dei loro diritti ed è stato portato avanti con la fondazione Scuola superiore dell’Avvocatura insieme all’Unione dei Fori siciliani.
Le tre Istituzioni forensi promuovono e organizzano nell’isola di Lampedusa un “presidio informativo giuridico” attivo per tutta la stagione di maggior concentrazione degli sbarchi, da maggio ad ottobre prossimi.
Il presidio, operativo dalla prima settimana di maggio nella sede del Comune di Lampedusa, è composto da un avvocato senjor e uno-due junior (praticanti o giovani avvocati); fornisce informazioni di natura giuridica e sulla corretta applicazione delle normative italiana, europea e internazionale, aggiornate con la più recente giurisprudenza nazionale ed internazionale, finalizzate alla piena tutela dei diritti umani in merito a questioni relative alla immigrazione via mare, anche in relazione ai casi concreti che verranno rappresentati dai soggetti istituzionalmente preposti alla gestione dell’immigrazione, quali la Capitaneria di Porto, l’Amministrazione locale e le Organizzazioni Non Governative.
Nessun avvocato del presidio potrà assumere mandati professionali specifici ma fornirà le prime informazioni sulle questioni giuridiche rilevanti.

Il “presidio Lampedusa” vuole contribuire a far fronte all’emergenza umanitaria che investe le coste siciliane e l’isola, vero simbolo di accoglienza e umanità per milioni di immigrati.
Nella prima settimana di impegno è già stato redatto un parere sulle normative e sulle prassi che sovraintendono ai soccorsi in mare.

L’iniziativa si ricollega nelle attività di collaborazione indicate nel Protocollo d’intesa siglato nell’autunno scorso tra la Scuola superiore dell’Avvocatura-Fondazione del Consiglio Nazionale Forense, e il Comando generale del corpo della capitaneria di porto, volto in via generale alla promozione di attività di formazione, che ha costituito l’occasione per sviluppare e promuovere la tutela dei diritti umani nelle operazioni di salvataggio in mare e di cura delle persone immigrate.
“Ci siamo chiesti come contribuire istituzionalmente, in rappresentanza di tutta l’Avvocatura italiana, da una parte ad alleviare le sofferenze di queste persone migranti; e dall’altra a fornire un supporto fattivo alle autorità impegnate nelle operazioni di salvataggio “, dichiara il presidente del CNF Guido Alpa. “Abbiamo fatto appello all’esperienza istituzionale promossa in questi anni in tema di tutela dei diritti umani e di formazione”.

“Il Progetto, diretta esplicazione delle istanze etiche più profonde della funzione sociale dell’Avvocatura, rinnovata dalla nuova legge professionale, si colloca altresì nella prospettiva sovranazionale del compito proprio dell’Avvocatura nell’attuazione di un’Europa quale “spazio di scurezza, libertà e giustizia” (Trattato di Lisbona)”, dichiara Alarico Mariani Marini, vicepresidente della Scuola superiore dell’Avvocatura.

“Questo progetto è ideale conseguenza della delibera adottata dalla Conferenza delle Avvocatura del Mediterraneo di settembre scorso, in occasione del quale le delegazioni hanno approvato una mozione finale di appoggio alla candidatura di Lampedusa per il premio Nobel per la pace”, evidenzia Carlo Vermiglio, vicepresidente del CNF con delega agli affari internazionali.
Il recruting degli avvocati-che hanno aderito al progetto in un numero altissimo ( oltre 100) e che turneranno nei sei mesi di attività del presidio- è avvenuto tramite la rete dei Consigli dell’Ordine e delle Scuole forensi. “La risposta ricevuta è stata impressionante, sol che si consideri che si tratta sostanzialmente di attività che questi avvocati svolgeranno gratuitamente”, spiega Mariani Marini. “Abbiano riscontrato non solo competenze specifiche molto approfondite sul tema della immigrazione ma anche una idealità di missione che l’Avvocatura sa esprimere ed esprime nei momenti più critici”.
Coordinatrice responsabile del progetto è l’avvocata veneziana Monica Gazzola, componente del gruppo diritti umani della delegazione italiana al Ccbe.
La Scuola superiore curerà la formazione continua e l’aggiornamento degli avvocati coinvolti nel progetto e del supporto “scientifico-operativo” alla soluzione delle questioni giuridiche sottoposte al presidio.
Il “presidio Lampedusa” si avvia ad essere un progetto pilota verso una attività stabilmente orientata al supporto ai migranti: una volta testata la concreta operatività, il progetto potrebbe presentato nell’ambito dei programmi di politiche sociali, immigrazione, formazione in materia di diritti umani fondamentali, a i fini del finanziamento comunitario e/o nazionale.

Back-ground.
Secondo i dati forniti dal direttore centrale dell’immigrazione e della polizia delle frontiere Giovanni Pinto in una audizione nelle commissioni Difesa e esteri del Senato nei giorni scorsi, in questi primi mesi del 2014 sono arrivati via mare 25mila migranti, più della metà di quelli giunti nell’intero 2013, quando furono 43mila. Numeri omologhi a quelli del grande esodo del 2011, dovuto alle cosiddette primavere arabe, quando arrivarono 63mila migranti.
Secondo i dati dell’Agenzia europea dei diritti umani della Unione europea, sono stati circa 10mila gli sbarchi sulle coste italiane nel 2010; cresciuti a circa 70mila nel 2011 a seguito delle rivoluzioni in Turchia e in Libia; per poi assestarsi, se così si può dire, intorno ai 20mila nel 2012.
Un secondo rapporto conta le perdite, ingenti: in 25 anni hanno perso la vita 19mila migranti, di cui circa 7000 nel solo canale di Sicilia.
Gli ultimi episodi di cronaca hanno riportato sbarchi di oltre 1000 persone al giorno.
Come è ormai noto a tutti, quello dell’immigrazione via mare è un fenomeno complesso da gestire che, da una parte, deve fare i conti con decine di migliaia di vite umane; e dall’altra deve confrontarsi con una legislazione multilivello (di diritto marittimo internazionale, di diritto nazionale dell’immigrazione-civile e penale-, di diritto comunitario), per di più in continua evoluzione.
Da ottobre 2013 è in corso l’operazione Mare nostrum proprio a seguito della tragedia consumata al largo di Lampedusa con l’affondamento di un barcone che ha portato alla morte centinaia di persone. 

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