Il rating è un sistema di classificazione dei titoli sulla base del rischio ad essi associato. In sostanza, si tratta di misurare la probabilità che ha un debitore di non riuscire a ripagare il proprio debito. Il concetto nasce dalla necessità, riscontrata dagli investitori, di capire quale fosse il grado di affidabilità di un’impresa, al fine di acquistarne le azioni. Si tratta dunque di una misura del rischio: un rating molto elevato indica un investimento sicuro in termini di ritorno del capitale, ma proprio per questo poco remunerativo.

Le agenzie di rating sono istituti privati preposti ad effettuare le valutazioni descritte. Il sistema di classificazione adottato dalle principale agenzie mondiali (Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch) si basa su una codificazione alfabetica per cui con la sigla AAA viene attribuito il grado massimo di affidabilità, che diminuisce progressivamente (AA+, AA-, A, BBB, BB+, etc.) fino a raggiungere i livelli C e D caratterizzati da rischio elevatissimo di perdita del capitale. Il giudizio viene attribuito, per quanto riguarda le imprese, sulla base dei bilanci e degli indicatori di sviluppo, quali le prospettive di mercato, la capacità d’innovazione e la produttività. La valutazione del debito pubblico segue gli stessi principi: le agenzie osservano gli scenari macroeconomici di un paese, in particolare per quanto riguarda i tassi di crescita del PIL, la produzione industriale e l’occupazione.

La criticità principale riguarda il profilo di indipendenza delle agenzie di rating, poiché le valutazioni vengono pagate dagli stessi soggetti che subiscono il giudizio: non è difficile immaginare, dunque, come tale meccanismo possa essere soggetto ad atteggiamenti collusivi, opportunistici e talvolta fraudolenti, volti a favorire la speculazione grazie alla manipolazione delle informazioni. Potrebbe accadere infatti che un’agenzia “nasconda” la reale situazione finanziaria di un’impresa per un certo periodo di tempo, sufficiente affinché alcuni investitori possano vendere i titoli in loro possesso prima che il prezzo crolli definitivamente. In Italia è rimasto famoso il caso Parmalat, la cui valutazione positiva da parte di S&P ancora pochi giorni prima del fallimento è stata addirittura oggetto di un procedimento giudiziario.

Nell’ultimo periodo alcuni rappresentanti europei hanno aspramente criticato il comportamento delle agenzie, “colpevoli” di aver declassato i titoli di alcuni paesi, determinando l’esplosione dei tassi d’interesse e favorendo in tal modo i grandi speculatori mondiali. A tal proposito si parla da tempo della creazione di un’agenzia europea di valutazione, che possa essere indipendente dalla logica del mercato: il rischio, tuttavia, è l’assoggettamento all’interesse politico dei paesi più forti. (luigi borrelli)

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