Mezza pagina del Corriere della Sera ospita in questi giorni l’inserzione di un gruppo di comunicazione che pubblicizza se stesso: Expansion group. L’immagine è quella di due bambini di massimo quattro anni, maschio e femmina, che scoprono il sesso.

La bambina apre le mutande e mostra al bambino che guarda dentro. La foto in sé è priva di malizia. Anzi è molto bella. Però la malizia viene dopo. Infatti non si tratta di una foto artistica sulla sessualità dei bambini nell’ambito di una mostra di fotografica (che sarebbe stata sicuramente vietata e avrebbe sollevato sdegno) ma si tratta della pubblicità di una società di comunicazione, con una clientela piuttosto ampia, istituzione comprese, e che si mette sul mercato dando delle informazioni su di sé e sulla propria filosofia.

E siccome per la prima volta non c’è la connivenza del committente, cioè dell’azienda con gli amministratori cafoni che puntano a somigliare il più possibile al livello zero del programma di tv per piazzare il prodotto, è utile l’esempio per comprendere fino in fondo e senza possibili fraintendimenti il livello di consapevolezza dei grandi gruppi pubblicitari.

Il pay off della maison che accompagna la foto dei due bambini che scoprono il sesso è :
“SIAMO DIVENTATI GRANDI PERCHE’ SIAMO RIMASTI BAMBINI”.

E poi seguita:
“Bambini nell’essere curiosi, perché la curiosità è il primo passo del viaggio che porta a creare una tempesta di zucchero filato. Bambini nella voglia di divertirci e di camminare nella strada mai battuta , anche a costo di inciampare, perché se fai i soliti passi arrivi sempre dove sei già stato. Bambini nel credere che quando la neve si scioglie non diventa acqua , ma primavera. Avere gli occhi del bambino. E’ questo a legarci ai clienti che ci hanno scelto. E’ questo che ci ha fatto crescere negli anni senza invecchiare nello spirito”.

Si ribadiscono concetti stantii, rinominandoli, con l’ambizione di portare in “strade mai battute”, introducendo immagini grottesche da paese dei balocchi, come lo zucchero filato. Sembra un documento politico per la sua ingenuità di continuare a evocare nuove vie ripescando nello stravecchio.

Tra i clienti del gruppo non manca neppure la Patatina Patasnella. Qui i creativi hanno fatto chiudere il forno alle casalinghe a colpi di lato b, accompagnate da un’innovativa canzone degli anni’60.

Cosa fanno quei due bambini di Expansion group e a chi comunicano? Appunto a un pubblico adulto sempre più infantilizzato.

E’ il caso di una marca di profumi francese appena vietata che ritraeva una Lolita con il profumo tra le gambe, e così sono state le incredibili pagine di Vogue Francia con una bambinetta di meno di 10 anni vestita e truccata da prostituta. Ma è anche il caso dei bambini che cantano su Rai uno con Antonella Clerici o con Jerry Scotti in “Io Canto” di Canale Cinque.

Per chi canta “Bella” di Jovanotti, Kevin, sei anni, capelli biondi lunghi, occhiaie un po’ gonfie, quando Jerry Scotti lo introduce in uno studio per adulti depressi? Chi lo sta votando da casa se non degli adulti intrattenuti da dei bambini che cantano -ovviamente senza capire – canzoni con riferimenti erotici?

Kevin però è felice perché arriva Ibraimovich e gli regala un pallone. “ Mi raccomando ora giocaci in salone dove ci sono le vetrine con i piatti.” si raccomanda Scotti facendo precipitare il bambino senza scampo nella sua casetta piccolo borghese in cui regna la vetrina con i bicchieri, il televisore per le partite e si aspira a andare in tv o a diventare calciatore. Poi Scotti perfeziona il crimine e presenta Kevin tragicamente vestito da impiegato di banca, per cantare una canzone di un adulto, scritta per l’amore tra adulti, per farsi votare da adulti.

Invece, con i soldi della telefonata per il voto, pochi adulti si ripagano il programma.
Quello che rileva in questa immensa e imbrogliona fiera paesana degli anni ’50 che è diventata la comunicazione globale e quella italiana con le aggravanti di creativi come Expansion, sono proprio le accelerazioni e le sollecitazioni delle pulsioni attraverso i minori.

Quindi se la sessualità dell’infanzia è usata per vendere un prodotto anche televisivo, questo è  assolutamente lecito. Se invece un adulto usa la pulsione sessuale dell’infanzia e quella che gli viene sollecitata di continuo, anziché per comprare, per sé (come è ovvio che accada) viene (giustamente) condannato.

Un laboratorio di repressioni.
Ma si può essere anche peggiori e dannosi. Se si usa il sesso dei minori per raccontare e documentare con gli strumenti dell’arte, e quindi per sollecitare delle riflessioni e delle elaborazioni, per testimoniare e non per vendere, questo diventa riprovevole.

Per chiarire la distinzione va ricordata una curiosa censura avvenuta qualche tempo fa da parte dell’on line del quotidiano Repubblica e dal sindaco di Parigi.
Venivano pubblicati nelle consueta fotogallery della colonna di destra repubblica.it che ospita un numero imprecisato di tette-culi, Pippa’s life, sederi e prove bikini, alcuni scatti del fotografo americano Larry Clark. Era infatti stata allestita una mostra a Parigi al Mam (musée d’Art moderne de la ville de Paris) sugli adolescenti e il sesso del fotografo americano Larry Clark

La mostra aveva suscitato reazioni controverse e era intervenuto il sindaco Delanoë  per vietarla ai minori di anni 18.

Il quotidiano Libération, trovando il divieto grottesco, uscì con la prima pagina con un bellissimo scatto che ritraeva due adolescenti nei preliminari del sesso sul sedile posteriore della macchina.
Un gesto di ribellione contro la stupidità.

Invece la fotogallery di Repubblica faceva precedere le foto di Larry dalla scritta: “queste foto potrebbero urtare la vostra sensibilità”. Cioè la scritta che accompagna in genere immagini particolarmente violente, come furono i migranti morti nel deserto libico.
Lo scandalo era dunque nel fatto che nessuno stava vendendo niente, ma si stava raccontando con onestà e con i mezzi dell’arte.

Così se da una parte si vendono prodotti con il sesso dei bambini dall’altra si affastellano i divieti le intromissioni, le esagerazioni e le menzogne da parte del mondo adulto che vuole somigliare sempre più all’infanzia, riuscendoci per giunta, ma tragicamente. Come avviene appunto con la pedofilia.  
Il fotografo Larry Clark così commentò: “ bisognerebbe vietare la mia mostra ai maggiori di anni 18”

E lo spiega bene il bambino Franck , 9 anni, nel film di Silvano Agosti del 1985 : “ i genitori non possono capire il bene di una bambina e di un bambino”
Una buona lezione di saggezza sull’infanzia e la sessualità. Che forse andrebbero, almeno quelle, trattate unicamente con gli strumenti dell’arte, l’unica via per avvicinarsi all’infanzia.

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