Con “Patto di Stabilità Interno” (PSI) si configura l’insieme di regole che, limitando l’autonomia di bilancio prevista per gli Enti Locali, contribuiscono al raggiungimento degli obiettivi fiscali a livello nazionale. L’esigenza di controllo sui conti delle pubbliche amministrazioni nasce contestualmente al patto di Stabilità e Crescita del 1998, il quale fissava un limite massimo all’indebitamento netto (il deficit) complessivo pari al 3% del PIL, sulla base dei parametri di convergenza sanciti dal trattato di Maastricht.

In concreto, il PSI fissa obiettivi programmatici per tutte le amministrazioni, dai ministeri ai Comuni, con riferimento alla spesa ed al deficit, sulla base di accordi con le rappresentanze delle categorie di governo, ad esempio nell’ambito delle conferenze Stato-Regioni e Stato-Enti Locali. Le regole vengono approvate ogni anno all’interno della Legge di Stabilità (ex Legge Finanziaria), per cui sono soggette a revisione ed aggiustamenti sulla base dei risultati relativi all’anno precedente. Le amministrazioni che sforano il limite imposto sono costrette ad aumentare le imposte locali durante il successivo esercizio di bilancio. In caso di sforamenti ripetuti nel tempo, il Governo ha il potere di sollevare dall’incarico gli amministratori responsabili.

I risultati di tale meccanismo sono piuttosto controversi. Nei primi anni di applicazione del PSI, si è riscontrato un ampio grado di osservanza dei limiti, sostanzialmente per due motivi: da un lato la fase espansiva dell’economia, che ha determinato una crescita delle entrate fiscali, dall’altro l’adozione di tetti di spesa elevati, che consentivano un margine di discrezionalità molto elevato. Nel corso degli anni, il PSI non ha comunque evitato lo sforamento del 3% del rapporto deficit-PIL, soprattutto a causa dell’orizzonte temporale ridotto. In altre parole, la determinazione degli obiettivi per un solo anno, prevedendo peraltro la possibilità di una modifica sostanziale per l’esercizio successivo, ha reso la regola poco vincolante per gli Enti Locali. Inoltre, il PSI non copre importanti voci di spesa, in primis quella sanitaria (soggetta a regolamentazione ad hoc), per cui è possibile rientrare nei limiti nonostante un forte indebitamento.

Con l’adozione integrale del federalismo fiscale, prevista non prima dei prossimi cinque anni, il PSI non sarà più necessario, poiché la spesa degli Enti Locali sarà soggetta al criterio dei “costi standard”. In sostanza, ogni funzione fondamentale erogata avrà un costo predeterminato, superato il quale l’amministrazione sarà costretta a finanziarsi con imposte proprie. Il PSI rimarrà comunque in vigore durante la lunga fase transitoria. (luigi borrelli)

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