La rappresentanza politica forense, l’Oua, ha approvato un documento (che verrà inviato in un secondo momento) che è stato presentato oggi all’Assemblea Nazionale dell’Avvocatura, in corso a Roma, con il quale si analizza nel merito il cosiddetto “decreto del fare”, esprimendo un complessivo giudizio negativo sugli interventi relativi alla giustizia.
L’Oua propone al ministro Cancellieri, che incontrerà il 3 luglio (insieme al Cnf e agli Ordini territoriali), di recepire le proposte dell’avvocatura e di inserirle in un maxi-emendamento nell’iter di conversione della legge. All’assemblea nazionale dell’avvocatura era presenti il Cnf, gli Ordini territoriali di tutto il Paese, le Associazioni Forensi. 

Per Nicola Marino, presidente Oua, è giunto il momento di dire “basta con gli interventi parziali, con sistemi che sono risultati inefficaci quando applicati, come avvenuto con la prima versione della mediazione obbligatoria (poche decine di migliaia di cause risolte a fronte di una previsione di quasi un milione). Servono, invece, risposte condivise e forti ai problemi della giustizia. Gli avvocati hanno messo sul tavolo delle proposte già dal Congresso Forense di Bari e che l’Oua ha ribadito anche nell’ultimo incontro con il ministro Cancellieri: camere arbitrali, negoziazione assistita e una revisione del rapporto tra onerosità e obbligatorietà, guardando alle esperienze europee dove non esiste nulla di simile al modello italiano (vedi scheda di seguito sull’Europa), ma anche misure per rendere efficienti gli uffici, a partire dall’aumento dell’organico dei giudici,  con il ricorso e l’impiego dei numerosi magistrati ora fuori ruolo”.
“Con il confronto – continua il presidente Oua – ripensando e modernizzando la macchina giudiziaria (best practice, autogestione delle risorse, riforma della magistratura onoraria, più giudici e utilizzo di quelli fuori ruolo…ecc) possiamo uscire dall’emergenza perenne in cui ci troviamo e possiamo evitare di ricorrere ancora una volta a misure straordinarie come quella prevista per lo smaltimento dell’arretrato. Su questo nodo vogliamo ribadire la nostra disponibilità pur ricordando che sono anche in questo caso necessarie diverse modifiche. Non si comprende infatti il ricorso a magistrati e professori in pensione e, addirittura, ai notai (tutte categorie con copiosi redditi e pensioni) quando ci sono migliaia di giovani avvocati colpiti dalla crisi economica.  Ed è incomprensibile sia il limite sulle cause da smaltire sia quello del compenso: troppo basso”.
“Infine – conclude Marino – se il ministro, il 3 luglio, all’incontro previsto con l’Oua (insieme al Cnf e agli Ordini), aprirà un dialogo e recepirà le proposte dell’avvocatura, presentando  un maxi-emendamento nell’iter di conversione del decreto sospenderemo le proteste, altrimenti non ci rimane che confermare lo sciopero a metà luglio e poi a settembre”.

SCHEDA EUROPA DELLA COMMISSIONE PROCEDURA CIVILE E ADR DELL’OUA
In nessuno degli altri Paesi europei, ormai a distanza di cinque anni da quella direttiva, esiste un sistema di mediazione obbligatoria così generalizzato, essendo previste ipotesi molto marginali, in settori ben determinati e di scarsa rilevanza economica; infatti, come è stato di recente ricordato dal Vice Presidente del C.S.M, Michele Vietti, in una nota recentemente indirizzata all’avvocatura, in Europa la mediazione obbligatoria non esiste né in Inghilterra e  né in Francia, e riguarda controversie fra consumatori e grandi imprese (non diversamente dalle ipotesi di mediazione paritetica già prevista nel nostro Paese, ad es. controversie c. Enel, Edison, compagnie telefoniche, autostrade, assicurazioni, banche) ed è limitata a fasce di contenzioso estremamente modeste
• alle cause di vicinato ed immobiliari in Austria;
• a quelle in materie di viaggi e turismo o di mutui ipotecari in Danimarca;
• a quelle in materia assicurativa per le (sole) imprese in Estonia;
• a quelle in materia di pubblicità, pensioni, vendita diretta e servizi finanziari in Irlanda;
• ai casi di immatricolazione dei veicoli a motore e per i reclami alla Banca Centrale, in Germania, dove, peraltro, quei Land che l’hanno estesa, l’hanno limitata al contenzioso fino a €.750,00.

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