Verrebbe tradita la decisione della Consulta che aveva bocciato questo istituto. L’Oua chiede al ministro Severino di dare parere negativo all’emendamento e con una lettera inviata ai Senatori invita a respingere questa proposta.
Maurizio de Tilla, presidente Oua, ricorda ancora una volta che “l’illegittimità della mediaconciliazione obbligatoria è riferibile non solo all’eccesso di delega ma anche all’onerosità della stessa, alla mancanza di indipendenza delle camere di conciliazione private, alle inidoneità di gran parte dei mediatori, alla speculazione che si è scatenata nel settore, agli ostacoli all’accesso libero del cittadino alla giustizia, alle gravi ripercussioni sul giudizio successivo, al fatto che nel 90% dei casi la parte non compare o la conciliazione ha insuccesso”.
Sottolinea, infine che “questo istituto è ancora sub judice della decisione della Corte di Giustizia Europea”.

“Chiediamo al Ministro di dare un parere negativo all’emendamento e ai senatori di respingerlo – conclude il presidente Oua – e nel contempo ribadiamo la disponibilita’ ad aprire un confronto al fine di implementare la mediazione, purche’ sia di qualita’ e facoltativa. Stiamo per proclamare una prolungata astensione: non si puo’ calpestare cosi’ la Costituzione e i diritti dei cittadini con l’ennesimo tentativo di privatizzare la giustizia”.

Secondo il segretario nazionale dell’Associazione nazioale forense Ester Perifano, “Stupisce la presentazione degli emendamenti presentati al decreto legge sullo sviluppo che mirano a  reintrodurre a tempo fino al 2017 la mediazione obbligatoria.

Con una decisione della Consulta di segno contrario e per di più recentissima, le cui motivazioni devono ancora essere rese note,  questo tentativo di infilare  la conciliazione obbligatoria tra le pieghe del Dl Sviluppo è di tutta evidenza una forzatura, risultato del lavoro delle solite lobby, cui il Parlamento non deve concedere spazio.

Non possiamo che augurarci che tutti gli emendamenti che vanno in questo senso vengano respinti.”

“Il flop dell’istituto della mediazione obbligatoria è evidente, chi dice il contrario – aggiunge Perifano – mistifica la realtà.

Comprendiamo lo scoramento di chi si è tanto adoperato per sponsorizzare l’istituto, intravedendo ricchi guadagni a discapito dei cittadini, ma la tutela dei diritti è una cosa seria, e il Parlamento non può essere utilizzato come una porta girevole, respingendo dentro quello che la Corte Costituzionaleha appena bocciato.

Vogliamo credere che tutto ciò non possa sfuggire al Governo, e che dunque si voglia riaffrontare il tema a bocce ferme, utilizzando eventualmente come sede di un confronto serio e equilibrato il Ministero della Giustizia dove è in corso un tavolo di discussione sui temi della riforma del corso di laurea, dell’ accesso alla professione forense e su come intervenire concretamente sulla mole di arretrato che appesantisce il sistema di giustizia in Italia.

Partendo però dal presupposto – conclude Perifano –  che i diritti di cittadini e imprese non possono essere compressi o frazionati per far guadagnare il mediatore.”

Il presidente del Cnf Guido Alpa ha inoltrato una lettera al presidente della Commissione Industria del Senato, Cesare Cursi, per esprimere preoccupazione su due emendamenti alla legge di conversione del decreto legge crescita 2.0 (AS 3533, di conversione del d.l. n. 179/2012), all’esame della Commissione.

Si tratta di emendamenti di identico tenore, volti a reintrodurre l’istituto dell’obbligatorietà della mediazione finalizzata alla conciliazione della lite con previsioni del tutto analoghe.
Circostanza che fa propendere per la inopportunità di tali modifiche nella more della motivazione della Consulta.

Il presidente Alpa ha rappresentato al Parlamento come il sistema dell’obbligatorietà disciplinato dal d.lgs. n. 28/2010 presenta ulteriori profili di criticità di natura tecnico-giuridica in relazione al rapporto tra procedimento mediazione e processo civile, che però mettono a rischio anche l’effettivo conseguimento dei giusti diritti dei cittadini.
“Si tratta, in buona sostanza, di una disciplina mal congegnata e poco funzionale allo scopo di deflazione del contenzioso civile che si prefiggeva”.

Nella lettera il presidente Alpa assicura che “l’Avvocatura è profondamente sensibile al tema del buon funzionamento e della ragionevole durata del processo civile – né potrebbe essere diversamente visto il rango costituzionale del ministero della difesa – e che, al fine di contribuire al miglioramento del sistema giustizia, sono allo studio ipotesi di impegno della categoria nella diffusione di meccanismi di risoluzione alternativa delle controversie e segnatamente nella predisposizione di Camere arbitrali presso ciascun Ordine circondariale”.

 

Organismo Unitario dell’Avvocatura, Lettera ai senatori

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