PARIGI. Dopo le sculture neo-pop dell’americano Jeff Koons e l’universo manga del giapponese Takashi Murakami alla reggia di Versailles, l’arte contemporanea sbarca tra le polemiche dei puristi al Louvre. Una trentina di opere dell’artista belga Wim Delvoye – che fece parlare di sé con Cloaca la macchina che mostra il meccanismo dell’apparato digestivo e produce le feci – tra pneumatici scolpiti a mano, radiografie di fellatio amorose stampate su vetrate e maialini in poliestere tatuati, si mescolano fino al 17 settembre a stucchi d’oro, eleganti poltroncine d’epoca e capolavori del museo parigino, dagli appartamenti privati di Napoleone III alle sale gotiche del dipartimento ‘Oggetti d’arte’. Una freccia d’acciaio alta tredici metri, tagliata al laser, dal titolo provocatorio di Supposta e dalla forma fallica, occupa la celebre piramide di vetro mentre Corten, un imponente scultura di metallo, è finita nei giardini delle Tuilleries. ”Il più grande museo del mondo è stanco della sua bellezza classica, delle sue orde di visitatori che non hanno occhi che per la Gioconda, al punto da voler sorprendere i turisti?”, si chiede il quotidiano Le Parisien. E ancora: ”da Versailles, al Grand Palais fino al Louvre: ecco le esposizioni che si guardano ma che servono anche a fare parlare”. Il publico è diviso: per i contestatori il Louvre ”deve restare un luogo dedicato al passato”, invece qualcun altro è entusiasta: ”È pur sempre arte”. Già nel 2008 l’artista belga Jan Fabre aveva stupito presentando un ammasso di pietre tombali ai piedi dei dipinti di Rubens. Henri Loyrette, presidente de Louvre, tiene a precisare che l’arte contemporanea in realtà è entrata a far parte del Louvre nel 1989 con la costruzione della piramide di vetro disegnata dal cinese Ieoh Ming Pei. Per la curatrice della mostra, Marie-Laure Bernadac, ”l’idea è di fare dialogare passato e presente”. ”Oggi l’arte antica si mette in ginocchio davanti all’arte contemporanea – osserva Delvoye, 47 anni, appassionato dello stile gotico -. È il mondo che funziona al contrario. C’è una discrasia incredibile tra l’interesse per l’arte antica e quello per l’arte contemporanea. Un bel dipinto del XVII secolo è spesso meno costoso di un’opera contemporanea”. E aggiunge: ”C’è uno sviluppo folle della nostra cultura e io ne sono complice. Non resta niente del nostro patrimonio, non abbiamo più fiducia del nostro passato. E il Louvre è il coronamento di questa cultura”. Secondo l’artista ”oggi non si può più scolpire un David come fece Michelangelo” perché è diventato naif. ”Per me – spiega – Cloaca è quello che si avvicina di più a un David del nostro tempo”. E ancora: ”La domanda che mi faccio sempre è cosa avrebbe fatto Marcel Duchamp in una situazione simile. L’arte oggi è in uno stato semi-comatoso, come un neonato prematuro in una incubatrice”. ”Il mondo dell’arte è in realtà conservatore e non progressista – conclude Delvoye -: l’artista era più libero quando il suo operato era dettato dalla critica o dalle istituzioni. Il mercato vuole sempre le stesse cose per i suoi collezionisti. Io sono in una situazione contradditoria: voglio sedurre più persone possibile e non farmi inghiottire dal mercato”.

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