Arriva la svolta nella corsa italiana alle energie verdi. Per la prima volta, nel 2012, la quantità di energia fotovoltaica prodotta nel Belpaese supera quella di energia eolica e intanto, nei laboratori dell’università di Padova sta per uscire un brevetto che permetterà di produrre energia con la ruggine (ossia l’ossido di ferro) dalla quale si può ricavare l’idrogeno che, a sua volta, produce energia pulita.
Secondo uno studio che Confartigianato ha elaborato sulla base di dati Terna, nel 2012 la produzione di energia fotovoltaica, ossia quella ricavata sfruttando i raggi solari, ha avuto un vero e proprio boom negli ultimi 3 anni. Con un incremento del 2000% (duemila percento) dal 2009 ad oggi, e del 343% solo nell’ultimo anno, a maggio 2012 si sono prodotti 14.490 GWh di fotovoltaico contro gli 11.541 di eolico. Si tratta di un importante passo avanti nella direzione della green economy perché con la quantità di energia fotovoltaica prodotta si potrebbe soddisfare il fabbisogno elettrico di tutto il Sud Italia. Mentre la quantità di energia eolica prodotta potrebbe soddisfare quasi per intero, i consumi nazionali del settore alberghi, ristoranti e bar. In pochi anni queste due fonti energetiche sono riuscite a soddisfare da sole quasi il 10% della consumo energetico nazionale: per il 4% l’eolico e per il 5,1% il fotovoltaico. Numeri ancora molto piccoli, certo, rispetto alla produzione di energia termica (inceneritori oppure impianti di teleriscaldamento) che, con oltre 210mila GWh, rappresentano il 73,8% del totale dell’energia prodotta nel 2012.
Il maggior produttore di energia fotovoltaica in Italia rimane la Puglia dove, a gennaio 2012, secondo i dati di Gse spa, il gestore dei servizi energetici italiani, i 22.706 impianti presenti hanno una potenza installata di oltre 2mila MWp. Ma tra i grandi produttori di energia fotovoltaica ci sono anche la Lombardia (1.314 MWp di potenza installata e 48.186 impianti) l’Emilia-Romagna (1.259 MWp di potenza installata e 30.716 impianti) e il Veneto (1.157 MWp di potenza installata e 44.712 impianti). Nel Lazio, in Sicilia e nelle Marche, si arriva ad una potenzia installata media di circa 800 MWp e rispettivamente 17.659, 19.462 e 11.940 impianti.

 

Affari da Green economy
“Lo sviluppo del fotovoltaico – spiega Francesca Sabatini, dell’ufficio energia di Confartgianato imprese – ha comportato dei benefici in termini economici. Se per esempio, il settore delle Costruzioni in generale perde circa 100mila occupati all’anno, l’indotto della green economy legata all’installazione degli impianti fotovoltaici ha permesso un’inversione di tendenza facendo crescere il livello occupazionale del 5% all’anno. Nel 2011 la crescita dell’occupazione in questo settore è stata del 12% ed è legata anche alla crescita delle nuove imprese. Nel primo trimestre 2012 quelle attive erano 92mila, prevalentemente piccole e medie”.
Il boom è la naturale conseguenza del piani incentivi al fotovoltaico previsti nei 4 conti energia varati dal governo. Tuttavia già dal prossimo le cose potrebbero cambiare. La bozza del quinto conto energia, alla quale si sta lavorando, prevedrebbe infatti ulteriori riduzioni agli incentivi (dell’11% che si aggiungerebbe alla riduzione dell’8% già praticata per il 2011). Queste riduzioni in corso d’opera rischiano di scombussolare le carte in tavola per gli investitori. La paura di Confartigianato è che questo cambio repentino della normativa durante l’esecuzione degli investimenti, potrebbe condurre ad un blocco del settore. “Temiamo – continua Sabatini – che si fermi il settore ma anche che l’appesantimento burocratico, previsto nella bozza, per tutti gli impianti con potenza superiore ai 12 kWh possa soffocare le piccole e medie imprese. Bisogna prendere adeguate misure per evitare che si perdano i benefici economici ottenuti dal circolo virtuoso innescato in questo settore”.

 

La politica e gli incentivi a rischio
Se gli incentivi si riducono, è anche vero che, parallelamente, si riducono anche i costi di installazione. “Oggi – chiarisce Massimo Bastiani, che fa parte della piattaforma tecnologica europea del fotovoltaico – per installare 3 kWp bastano 8mila euro. Fino a 5 anni fa ne servivano quasi il doppio. Per cui oggi gli investimenti in fotovoltaico possono ancora considerarsi convenienti. L’attenzione andrebbe posta piuttosto sull’impatto che questi impianti possono avere sul territorio. Nelle Marche, ad esempio, che è una regione piccola, gli 11mila impianti cominciano ad essere evidenti. Sono tutti di piccole dimensioni ma vicini l’uno all’altro, concentrati. Sarebbe necessario individuare con chiarezza quali sono i requisiti richiesti per l’installazione degli impianti che non possono prescindere, in ogni caso, dalla verifica dell’impatto paesaggistico, dell’impatto cromatico sul territorio, ecc. La maggior parte delle regioni, fino ad ora, prevede solo dove non possono essere installati lasciando una certa discrezionalità per le aree escluse dall’elenco. L’ideale sarebbe realizzare impianti attraverso consorzi di comuni che creino dei piani energetici coordinati tra loro a livello di area vasta”.

 

La questione sarda
In Sardegna, per esempio, dove è aperto il dibattito sul fotovoltaico (e dove esiste il più grande impianto di serre fotovoltaiche del mondo da 20 MW, installato nel 2011 a Villasor in provincia di Cagliari), si sta iniziando a ragionare in questi termini. Uno dei primi consorzi di Comuni per la costruzione di impianti fotovoltaici è quello che fa capo al comune di Orgosolo in provincia di Nuoro.
Ma la corsa al fotovoltaico è destinata prima o poi a fermarsi comunque perché esistono almeno due limiti oggettivi a questa tecnologia verde. Il primo riguarda lo spazio disponibile per l’installazione degli impianti che non è infinito. In pratica per quanto di possa selvaggiamente tappezzare l’Italia di pannelli, il fotovoltaico riuscirà a soddisfare solo una piccola percentuale del fabbisogno energetico del Paese. L’altro limite poi è quello legato al sole nel senso che i pannelli fotovoltaici funzionano nei territori più assolati mentre per le regioni del nord, dove l’azione del sole è meno incisiva, hanno un rendimento molto minore. Per questo la ricerca sulla green economy continua a studiare nuove soluzioni. Come quella che sta per essere brevettata dai laboratori di ricerca dell’università di Padova dove si sta studiando un nuovo sistema di produrre energia dalla ruggine.

 

Un brevetto a prova di ossidazione
“Stiamo per brevettare un sistema – spiega Davide Barreca, primo ricercatore dell’istituto di scienze e tecnologie molecolari presso il dipartimento di scienze chimiche dell’università di Padova – che prevede l’impiego della ruggine, ossia ossido di ferro, e di altri materiali come l’ossido di rame per la produzione di idrogeno dalla cui combustione dentro apposite celle dette a combustibile, si ricava energia elettrica che senza la produzione di emissioni inquinanti perché lo scarto della combustione dell’idrogeno è pura e semplice acqua”. Il brevetto che sta per uscire dai laboratori di Padova permetterà, inoltre, di superare il problema dello stoccaggio dell’idrogeno che, in quanto gas inodore, incolore e altamente esplosivo, presenta dei forti problemi per la sua conservazione. “I materiale che impieghiamo noi per il processo di sintesi – continua il professore Barreca che per queste ricerche ha vinto il premio Sapio nel 2010 – possono anche essere utilizzati per monitorarlo online e rivelare la presenza di fughe di idrogeno. Basterebbero 300mila euro per industrializzare questa ricerca ma non sarebbe finita qui. La strada è ancora lunga perché manca in Italia una rete di infrastrutture che permetta di trasportare l’idrogeno”. Manca, per capirci, quella rete di gasdotti e di stazioni di rifornimento (l’equivalente per il petrolio delle pompe di benzina) che permetterebbero ai prototipi di automobili ad idrogeno già esistenti sul mercato di potere avere dei punti di rifornimento sul territorio. Attualmente non è possibile stimare quanti anni e quanti soldi servono per mettere in piedi questa rete che toglierebbe, di fatto, il pane di bocca, ai colossi del petrolio.

Energia fonti rinnovabili Confartigianato 20.6.2012

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