ROMA. C’è la Roma città di mezzo, tra il panorama della terrazza del Pincio e i paesaggi della zona fluviale di Guy Tillim. Il Rome Diary di Andersen Petersen e la visione quasi irreale della Roma indagata da un elicottero con il “fuoco selettivo” di Olivo Barbieri, fino ai giochi di “Ombre” sulle mura aureliane nel polittico che omaggia Rodolfo Fiorenza, a poche settimane dalla scomparsa. È la Roma ritratta da Fotografia in collezione, mostra a cura di Marco Delogu, aperta fino al 10 giugno al Macro di via Nizza, che inaugura anche la nuova collezione di fotografia del Museo d’Arte Contemporanea di Roma. Trentacinque scatti, firmati da alcuni tra i maggiori fotografi contemporanei, come Gergory Crewdson, Tim Davis, Matthew Monteith, Tod Papgeorge, David Spero, Alec Soth, Paolo Ventura, Jeff Wall, concentrati sulla Rome Commission, sezione del Fotografia Festival Internazionale di Roma che dal 2003 affida ogni anno ad artisti italiani e stranieri un ritratto della città. ”È il primo nucleo della collezione del Macro che conterà 300 scatti d’autore – racconta Delogu -. Oltre ai lavori su Roma, avremo altre tre sezioni, dedicate ai giovani fotografi italiani, ai grandi ritratti di artisti e alle donazioni che provengono dai dieci anni del festival. L’idea è di organizzare 2-3 momenti l’anno per esporle, ma di renderle sempre disponibili agli studiosi, su appuntamento”. Fil rouge di questa prima mostra, il confronto tra ”una città dall’identità fortissima come Roma con la miglior fotografia contemporanea”, in una sorta di moderno Grand Tour. Ma niente Colosseo, cupola di San Pietro o Dolce vita. A sollecitare gli artisti, nessuno dei quali romano, è piuttosto ”il confronto tra quello che immaginavano della città e quello che realmente vi hanno visto – prosegue Delogu – Roma può essere soffocante per la sua bellezza. Noi volevamo delle rivisitazioni con occhi esterni. Così il soggetto degli scatti è la dialettica, con una Roma diversa proprio perché la provenienza culturale di chi la ritrae è diversa da quella di chi la conosce da sempre”. Ecco allora che Tim Davis studia l’archeologia recente, con le partite a golf all’ombra dell’acquedotto romano. Alec Soth racconta la bellezza con una classica Venere scultorea accanto alla forza espressiva di Gabrielle, Venere “urbana”, vestita in pelle e con i capelli rosso fuoco. Andersen Petersen cerca la vita quotidiana, tra bambini e notti brave. Gergory Crewdson trova le sue antichità non ai Fori ma sul set di “Rome” e Tod Papageorge scopre la luce di una città in primavera in un groviglio di spighe. Fino al racconto del tempo che ha cambiato la città, con uno dei suoi luoghi sacri più antichi, il Tempio di Saturno, immortalato tra il 1849 e il 1853 da uno sconosciuto nella foto dell’Archivio dell’American Academy e nel 2009, quando David Spero lo ha trovato immerso nell’area archeologica dei Fori Romani, tra auto e turisti, anche loro, armati macchina fotografica.

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