Ore 8.30 Viene svegliato dalla suoneria del suo cellulare: Mario Borghezio che urla “Meglio igniorante che qulattone”.

Ore 9.05
Legge che, secondo gli ultimi sondaggi, la Lega sta guadagnando consensi. Lo si deduce dal fatto che Maria De Filippi e Gerry Scotti saranno i prossimi giurati di Padania’s got talent, dal fatto che durante l’ultimo Angelus il Papa in canottiera ha alzato il dito medio urlando “Islam ladrone”, dal fatto che Maroni non è stato ancora arrestato nonostante gli orribili occhiali che porta e soprattutto dal fatto che si vendono sempre meno libri. Sembra, inoltre, che i leghisti stiano andando così forte che Va Pensiero sarà il prossimo inno nazionale. Degli Stati Uniti.

Ore 9.06 Smette di leggere La Padania e prende in mano un quotidiano serio.

Ore 9.15 Legge sul Corriere un’intervista in cui Maroni decide di smarcarsi dal passato rinnegando l’alleanza con Berlusconi: “Berlusconi è come l’Innominato. Si fa portare le donne a casa, ma poi davanti ai cardinali diventa un agnellino. Ma è anche come Renzo Tramaglino: cerca un avvocato per risolvere una questione di donne, rischia di essere arrestato a Milano e infine per sfuggire alla legge cerca e trova aiuto in un parente stretto. Va beh, Renzo al cugino Bortolo non ha intestato il Giornale, ma il concetto è quello”. Leggendo quelle parole, Flavio pensa: “Comunque nel centrodestra non è che sia tutto da buttare, ci sono anche delle personalità di valore. A proposito, devo chiamare D’Alema”.

Ore 11.45
Per far sì che la Lega riprenda a guadagnare consensi, ipotizza la nomina di un Papa leghista. Dapprima pensa a Renzo Bossi, deciso a tornare in politica dopo mesi e mesi di vergogna (l’umiliazione di essere intervistato da Daria Bignardi è dura da digerire), che ha già in mente di prendere il nome di Papa Cassano Magnago I e organizzare un Concilio Vaticano a Lazzate (Mb), possibilmente in concomitanza con la Sagra della Patata. Interessante potrebbe rivelarsi, comunque, anche la candidatura di Roberto Maroni, desideroso di impedire che i papi stranieri vengano a rubare il lavoro ai papi italiani. Maroni potrebbe favorire un avvicinamento con le altre religioni (islamismo, buddismo, federalismo) e trovare un lavoro come maggiordomo a Renzo Bossi, che a differenza di Paolo Gabriele non rischia di diffondere documenti compromettenti: non sa leggerli.

Ore 13.39
Viene intervistato dal Tg1: “Non è vero che gli stranieri ci rubano il lavoro”, ammette provando a cancellare i classici pregiudizi leghisti. “Ci rubano le macchine e le mogli”.

Ore 15.53
In preda a un raptus di follia, entra in una libreria. Stupito dall’esistenza di quella specie di universo parallelo di cui ignorava l’esistenza, non si accorge di un vocabolario che gli cade sui piedi.  “E’ sempre colpa degli Zingarelli”, impreca.

Ore 16.30
Si reca in un negozio di animali con la moglie. “Che buffo quel cucciolo, lo prendiamo?”, dicono gli altri clienti parlando di lui.

Ore 18.00
Proponendosi come nuova guida per il centrodestra, studia i primi possibili passi della sua politica federalista. Dopo aver spostato tre ministeri a Monza, si potrebbe far traslocare il Papa da San Pietro in Vaticano a Ponte San Pietro in provincia di Bergamo, per favorire un contatto diretto con i fedeli. I consigli comunali di Vibo Valentia, invece, potrebbero tenersi a Carate Brianza, così da favorire un ricongiungimento tra le cosche dei due paesi. Infine il Piemonte potrebbe confinare con il mare Ionio, grazie a un lievissimo cambiamento dei confini regionali italiani.

Ore 19.04
Capisce che, in vista della prossima campagna elettorale, deve trovare un nemico da combattere. Spiega ai suoi uomini: “Mai toccare i musulmani, che appena gli saluti la moglie si fanno esplodere in una Panda per vendetta: meglio i Testimoni di Geova, che come Guerra Santa al massimo fanno gli scherzi al citofono. Mai parlare male dell’Iran, che ha l’atomica: meglio insultare l’Austria, che l’unico modo che ha per distruggerti è farti bere succo di mela a colazione, pranzo e cena. Ma va bene anche il Sudafrica, che ha un presidente che si chiama Zuma, ci ha il cognome corto. Non l’Iran: ora che mandi il telegramma per dire che Ahmadinejad ha lanciato l’atomica siamo già morti tutti”.

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