Il momento che viviamo è eccezionale, questo esecutivo ha un’ultima opportunità e proverà a sfruttarla nei prossimi diciotto mesi, altrimenti amen. Il premier Letta ci tiene subito a sottolineare che non vuole durare a tutti i costi, ma che è deciso a fare in diciotto mesi quello che non è stato fatto in diciotto anni.
Chiamatelo pure discorso democristiano, ma l’intervento di Letta alla Camera riassume tutta la situazione del Paese: siamo allo stremo, non abbiamo tante possibilità, le larghe intese erano l’unica (stretta) via da percorrere.
E non si può pensare solo al risanamento, il Paese ha bisogno di rilancio, di crescita e di ripresa. Poi cita tutti, da Papa Francesco ai suoi predecessori, dice che c’è bisogno di puntare sui giovani, sull’ambiente, che l’Italia migliore è un’Italia solidale.
Abolirà il finanziamento pubblico ai partiti ma afferma anche che sarà importante collegare il tema del finanziamento a quello della democrazia interna ai partiti attuando l’articolo 49 della Costituzione.
Intenzione di questo esecutivo è quello di riformare la legge elettorale, il primo atto sarà quello di eliminare lo stipendio dei ministri parlamentari e questo per dare il primo esempio verso il recupero di una sobrietà, di una decenza che le istituzioni devono ai propri cittadini. 
In sede di replica Letta ha ribadito chiaramente che non ha intenzione di vivacchiare, di tirare avanti a tutti i costi, quindi chi ha orecchie per intendere intenda: o si supereranno le logiche dei vecchi schieramenti o non si andrà avanti.
A tutti ha chiesto responsabilità e concretezza, ha paragonato l’impresa non solo dell’esecutivo ma di tutta la politica attuale, all’impresa di Davide contro il gigante Golia. 
A tutti ha chiesto quindi coraggio e fiducia

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