Il Governo lancia il progetto “Destinazione Italia” che definisce un complesso di misure finalizzate a favorire in modo organico e strutturale l’attrazione degli investimenti esteri e a promuovere la competitività delle imprese italiane.
In linea di massima la ratio dell’iniziativa è condivisibile, ma perché tutto non resti semplicemente una mera proclamazione, bisogna chiarire alcuni punti.
Ecco perché l’Associazione nazionale avvocati italiani ha messo nero su bianco alcune osservazioni, perché si passi dall’utopia alla pratica e soprattutto per no scoprire solo a posteriori tutte quelle problematiche che potrebbero invece essere risolte ora.
Osservazioni che ad esempio Anai aveva già fatto anche per il decreto del Fare, provvedimento che adesso sta salendo alla ribalta delle cronache dopo inchieste giornalistiche di approfondimento.
Secondo noi allora sarebbe molto meglio mettere mano al testo subito, senza aspettare le critiche postume.
Si tratta di 50 misure che mirano a riformare un ampio spettro di settori, dal fisco al lavoro dalla giustizia civile alla ricerca, nonché a valorizzare i nostri asset e a sviluppare una politica di promozione internazionale del nostro Paese mirata sugli investimenti.
Nel Piano “Destinazione Italia” si afferma che per attrarre investimenti in Italia occorre aprire a capitali privati una parte dell’economia nazionale che, per ora, è rimasta prerogativa del settore pubblico, sia nazionale che, soprattutto, locale. Per fare ciò è necessario valorizzare e mettere sul mercato proprietà immobiliari e mobiliari controllate dal settore pubblico.
La proposta piace. Anche se sul piano concreto bisogna operare con trasparenza e con verifica veritiera dei deficit delle aziende partecipate.
Inoltre si afferma che, al fine di favorire migliori investimenti la cui portata occupazionale sia inferiore a una determinata soglia, si propone un intervento normativo volto a valorizzare accordi con le parti sociali che stabiliscano specifiche disposizioni in materia di condizioni di lavoro destinate ad operare per un determinato periodo nella fase di avvio delle attività.
Mi chiedo però: dopo la fase di inizio quali regole si applicheranno? Quelle di una legislazione del lavoro ingessata e scarsamente flessibile?
Secondo il piano, chi investe ha bisogno di un sistema fiscale certo e prevedibile. Occorre favorire un interlocuzione rapida e in grado di garantire certezze agli investitori interessati al nostro Paese, basata su accordi ex ante.
La soluzione è quella di introdurre, nel rispetto della disciplina dell’Unione europea in materia di pari trattamento degli investitori nazionali ed esteri e di aiuti di Stato, una pratica di accordi fiscali per investimenti superiori a una certa soglia, mediante i quali l’impresa e l’Agenzia delle Entrate concordano in via preventiva e non modificabile le modalità fiscali per un periodo definito.
Ma accordo su cosa? Sulle aliquote e le scadenze che non possono essere modificate se non con legge? E poi come si fa a preventivare gli utili degli investimenti? Il tutto si rivelerà una probabile utopia!
Il principio è il seguente: pagare le tasse giuste e poi non evadere.
Nel piano “Destinazione Italia” si dice una cosa ovvia: l’imprenditore dovrà pagare le tasse avendo tratto profitti dal suo intervento. Una frase alla Catalano che non tiene conto che spesso non si registrano utili ma perdite.
Si aggiunge nel documento un’altra cosa ovvia: occorre certezza e stabilità nell’ordinamento fiscale.
Ma il problema è un altro: non bisogna “vessare” – come si fa – le imprese e le professioni con trattamenti fiscali che non hanno uguali per pesantezza in altri Paesi europei.
Cosa significa poi ridefinire l’abuso del diritto insieme all’elusione?
Esentare o sanzionare? A parte il rilievo che gli argomenti indicati riguardano tutti i contribuenti e non solo le imprese.
Nel progetto “Destinazione Italia” si prospetta, altresì, la estensione a tutto il Paese delle buone pratiche già in vigore in alcuni Tribunali, allo scopo di ridurre i tempi e dare maggiori certezze alle parti in causa. Sarà, quindi, valutata l’adozione di nuovi interventi normativi. Sarà posta attenzione anche ai profili organizzativi del contenzioso del lavoro.
Si parla sempre di perfezionare l’organizzazione giudiziaria, ma non si dice che mancano giudici e personale, mancano standard produttivi ed i processi del lavoro sono sempre più intasati.
Secondo il Piano “Destinazione Italia” va ridefinito l’abuso del diritto unificandolo al concetto di elusione. Ma ciò va fatto nel rispetto della giurisprudenza della Corte di Giustizia dell’UE e dei più recenti orientamenti giurisprudenziali. Il contribuente potrà essere sanzionato solo se si potrà dimostrare un effettivo aggiramento di norme o divieti previsti dall’ordinamento fiscale. Il semplice risparmio fiscale non sarebbe, in questo modo, sanzionabile.
L’abuso va, quindi, definito in riferimento agli atti privi di adeguata motivazione economica, posti in essere con l’esclusivo scopo di aggirare obblighi o divieti previsti dall’ordinamento fiscale e di ottenere riduzioni di imposte o rimborsi garantendo la piena libertà di scelta del contribuente tra diverse operazioni comportanti anche un diverso carico fiscale.
La nuova impostazione piace e potrà formare oggetto di una nuova disciplina dell’istituto giuridico dell’abuso del diritto.
Nel documento “Destinazione Italia” si dice inoltre che il “Decreto del fare” ha introdotto una serie di misure per diminuire il numero dei procedimenti giudiziari in entrata. Sulla materia civile del decreto del Fare abbiamo già detto tutto il male possibile, comunque per riassumere, sappiamo già che la mediaconciliazione obbligatoria non abbatterà il contenzioso, che la soppressione di tribunali e sezioni distaccate e il trasferimento del contenzioso in materia di lavoro nei grandi tribunali e trasferire tutti i procedimenti in materia di imprese tra Milano Roma e Napoli.
Per accelerare i tempi della giustizia si toglie, altresì, la obbligatorietà di assistenza legale nelle procedure di mediazione e si introduce l’istituto di origine polacca della sentenza con motivazione eventuale se non dopo il pagamento di un contributo per l’appello ed impegno all’impugnativa.
Di tutto questo, appunto, abbiamo già detto tutto il male possibile perché siamo alla lucida follia.
Cerchiamo allora di evitare ulteriori disastri almeno con un progetto che sulla carta parte bene come quello di Destinazione Italia.

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