“Moderata soddisfazione per le correzioni apportate alle norme sulla giustizia civile contenute nel decreto legge del Fare su cui il Governo ha incassato la fiducia”.
“Si avverte una timida inversione di tendenza rispetto agli ultimi anni: gli avvocati  tornano ad essere considerati interlocutori con cui dialogare, come dimostra l’andamento dei lavori in Commissione Giustizia, che ha tenuto conto dei numerosi suggerimenti giunti dall’avvocatura, cui si chiede di risolvere le criticità della macchina giudiziaria, con ciò riconoscendone  il ruolo essenziale. ”.

Lo dichiara il segretario generale dell’Associazione Nazionale Forense Ester Perifano, che continua: “Vi sono certamente ancora numerosi  punti deboli nelle varie misure : ad esempio la pretesa di giudici ausiliari sostanzialmente cottimisti o  il ricorso ai migliori laureati in giurisprudenza destinati però a stages gratuiti. E’ il contributo che gli avvocati daranno per risolvere  un enorme arretrato, che, va detto con chiarezza, non hanno certo contribuito a formare. Troppo pochi i magistrati, che drenano considerevoli risorse, anche rispetto a quanto accade in altri Paesi Europei, come riportato da un recente dossier dell’Ufficio Studi del Senato. All’azzeramento dell’arretrato contribuiranno , quasi esclusivamente, nuove leve di avvocati,  poiché nella versione finale del decreto è scomparsa la riserva del 10% a favore dei magistrati in pensione ed è rimasto il titolo di preferenza per gli avvocati, con nomina prioritaria di coloro che hanno minore età anagrafica,  tra quelli che presenteranno la domanda, ai quali basterà essere iscritti da soli cinque anni. Spazi per i giovani che, in un paese dominato dalla gerontocrazia, sono comunque da considerare positivamente.” 
“Per quanto riguarda uno degli aspetti cruciali, ovvero lo strumento della conciliazione – aggiunge – registriamo che dopo una lunga e dura battaglia per evidenziarne i limiti e i rischi che portava con sé nella sua originaria formulazione, la nuova impostazione è accettabile, sufficientemente  aderente, oltretutto, a quanto auspicato dalla mozione, presentata dall’Anf e approvata durante l’ultimo congresso forense di Bari”.
“Con le modifiche apportate- sottolinea il segretario dell’ANF – la conciliazione prevista a pena di improcedibilità è di fatto gratuita, e questa è una vittoria per i cittadini, poiché non si tradurrà in un ostacolo all’accesso alla giustizia. Finisce così il business degli organismi improvvisati, ingolositi dalla previsione di alti guadagni e, in questa prospettiva, un ruolo fondamentale dovrà essere svolto dagli Ordini e dagli organismi di conciliazione presso di loro istituiti.  Estremamente positive la previsioni che riconoscono la obbligatorietà della difesa tecnica e  valore di titolo esecutivo al verbale di conciliazione sottoscritto dagli avvocati. E’ un riconoscimento della competenza professionale dell’avvocato, che apre spazi importanti ad una gestione “autonoma” delle controversie, una occasione per recuperare quel ruolo e quella funzione socio – economica che il deterioramento del sistema ha messo duramente alla prova. Prevista poi pari dignità tra notai e avvocati nella nuova procedura di divisione a domanda congiunta normata dal nuovo art.791 bis”.
“Novità timide, ma importanti, veri e propri cunei in sistemi da tempo sclerotizzati, che potranno far bene all’avvocatura che  con la mancata modifica del decreto parametri, concordata sin dal 2012 con il Ministro della Giustizia e che ha subìto uno stop ingiustificato soprattutto  per l’intransigenza del CNF, ha visto una perdita di fatturato almeno tra il 10 e il 20%” – conclude Perifano.

Per Nicola Marino, presidente dell’Organismo Unitario dell’Avvocatura, alla fine ha prevalso il buon senso. 
L’Organismo Unitario dell’Avvocatura-Oua valuta positivamente la scelta di non apportare ulteriori modifiche al testo del decreto del fare approvato ed emendato dalle Commissioni nel suo iter di conversione. Nicola Marino, presidente dell’Oua ribadisce che «pur non condividendo il persistente ricorso al voto di fiducia, in questo caso quanto meno si salvaguarda il lavoro prezioso delle commissioni».

«Nel nuovo testo – continua – si correggono così diverse storture, anche se non tutte, che avrebbero danneggiato il nostro già malandato sistema giustizia e la tutela stessa dei diritti dei cittadini e delle imprese: positivo che si preveda la gratuità della mediazione in caso di mancata conciliazione dopo il primo incontro. Bene l’obbligatoria presenza del legale, l’esecutività dell’accordo delle parti in determinati casi, l’estensione dell’autentica delle firme agli avvocati. Condivisibile la necessità di una revisione del sistema tra due anni e del limite a quattro anni della sperimentazione. Certo, tutte queste modifiche non soddisfano appieno le nostre richieste ma dimostrano la capacità di confronto e di iniziativa dell’Oua e il ruolo importante delle otto giornate di astensione. Rimangono in campo le nostre proposte per ridurre il carico giudiziario, puntando sulle Camere arbitrali, presso i Consigli degli ordini e sulla negoziazione assistita».

Quindi Nicola Marino sottolinea positivamente quanto deciso dalla Commissione Giustizia del Senato in merito alla geografia giudiziaria: «Esprimiamo soddisfazione per il lavoro della Commissione, quella della proroga è una scelta doverosa e di buonsenso, nell’interesse dei cittadini e dello stesso buon funzionamento della giustizia. Ora attendiamo che anche in Aula si prosegua in questa direzione, al fine di scongiurare gli effetti nefasti di un provvedimento che decapita oltre 1000 uffici giudiziari»

«Sulla giustizia – conclude  – serve però un intervento ad hoc, straordinario, condiviso e complessivo. Basta con i decreti urgenti. È necessario il dialogo con l’avvocatura, con i cittadini, partendo dalla centralità del Parlamento»

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