Gli Spagnoli stanno un po’ più inguaiati di noi, si tocca con mano. La crisi economica attanaglia la Spagna; molti negozi falliti al centro di Granata e di Siviglia, molti “vendesi” a prezzi stracciati, negozi vuoti, viceversa alcuni, di articoli poco costosi, pieni, con sconti del 70/80%, pagamenti di 2 per l’acquisto di 3, prezzi fissi a 2 – 5 -10 euro, ed altri accorgimenti del genere molto diffusi anche nei piccoli negozi, la piccola distribuzione alimentare monopolizzata dai cinesi, comunque margini bassissimi, molto vicini allo zero, non si mercanteggia più, come era tipico una volta; traffico scarso, sui giornali (che non mancano di riportare le disavventure di Berlusconi e Ruby Rubacuori, la quale apertamente dichiara che lui aveva perso la “cabeza” per lei, per la gloria del popolo italico) allarmanti articoli di stampa (peraltro le schifezze che si vedono nei telegiornali italiani, ad opera dei c.d. “colletti bianchi”, per intenderci, qui non esistono), un tal numero di “offresi lavoro” a condizioni anche estreme, con manifesti improvvisati, da indurre i proprietari di grossi edifici, con pareti lisce e allettanti, ad esporre cartelli di divieto; sulla facciata della sede granatina della Banca di Spagna, spicca la scritta “LADRONES”. Noi non siamo molto lontani da tutto questo.

CRISI – ORGOGLIO – RELIGIONE – CIVILTA’
Però questo è un popolo orgoglioso e portatore di una grande civiltà. Non c’è razzismo né discriminazione religiosa. Saranno anche più bacchettoni di noi, ma nessun potere oppressivo è riconosciuto, oggi come oggi, alla Chiesa Cattolica, pur avendo essa una certa preminenza per ovvie ragioni; a differenza degli evidenti segni di oppressione del passato, esaltati dalla grandiosità e sfarzo esagerato delle cattedrali e dei luoghi sacri, soprattutto del XVII e XVIII secolo, e del trionfo dell’”inquisizione spagnola”, di cui è significativa testimonianza, per tutte, il massiccio e greve monastero di San Jerònimo a Granata. Tutte attrazioni turistiche, ormai, visitabili pagando un biglietto d’ingresso.

Oggi le Parrocchie convivono pacificamente con belle Moschee e Sinagoghe, nello spirito, che infine si è imposto, di Fernando III di Castiglia, San Ferdinando, il Re delle tre Religioni.

All’Albaicín, l’antico quartiere arabo che guarda, in uno splendido panorama, verso l’Alhambra di Granata, la Chiesa di San Nicola e il Centro Islamico vivono praticamente in simbiosi.

Solo qui ho visto, in centro, un convento di Carmelitane, e, poco distante, uno di Carmelitane scalze (beh po’ si ‘na cosa s’ha da fa’, s’ha da fa’!), e in mezzo un cortile arabo frequentato da donne musulmane coi loro bambini. L’Alcaiceria, una sorta di casbah europea, nei pressi della Cattedrale, è un dedalo di grande frequentazione e commercio.

Si staglia sulla bandiera spagnola lo stemma dei Borbone, ma io credo che la monarchia in Spagna ha, più o meno, le ore contate. In che senso?

Si vede bene, dalle sue “uscite” sui media, che Juan Carlos, non ci crede neanche lui di ritrovarsi Re di Spagna; come si dice dalle parti nostre… ‘o vede e nun ‘o crede. Forse in bocca a lui starebbero bene le parole di Luigi XV “Après moi, le déluge” (ma poi niente di catastrofico qui, tutto sommato).

In realtà, al momento, non avrebbe alcun senso “cacciare” o “esiliare” il Re, per niente, né da un giorno all’altro, un Monarca può divenire un comune cittadino. Ciò desterebbe non poco imbarazzo. Ma gli eredi al trono? Che fondate aspettative possono avere? Perché lo Stato spagnolo dovrebbe utilizzare esangui risorse per mantenere la famiglia reale? Qui non è come in Inghilterra, dove la monarchia ha la funzione storica di punto di riferimento di tutti i Paesi anglofoni, ed in primis quelli del Commonwealth; credo proprio che sapesse il fatto suo Fārūq d’Egitto.

Non va dimenticata l’origine della restaurazione monarchica in Spagna: non la volontà del popolo, ma la volontà di Francisco Franco, il Caudillo piccolo borghese, o meglio, borghese piccolo piccolo, di famiglia di funzionari di marina, subalterna, nella rigida gerarchia militare, a quella che poteva essere la famiglia di un ufficiale di marina imbarcato; era, tra l’altro, a sua volta, poco considerato nella propria famiglia. Un plebeo, insomma, ed evidentemente si sentiva tale (come conferma l’ostentata lunghezza del cognome).
E quale è il massimo sogno di un plebeo?
Fare in modo che un nobile debba essergli grato di qualcosa, dovergli qualcosa. Questo lo affranca e, in un certo senso, lo nobilita (anche agli occhi dei propri familiari, a questo punto). Quando poi il blasonato di turno è un Re…
Ma poi… non può durare troppo a lungo…

I TRASPORTI – VITA SOCIALE
Chi devono ringraziare gli Spagnoli per la loro rete ferroviaria, diciamo piuttosto scadente, per non buttarla sul pesante, per cui si va in giro prevalentemente in autobus (la stazione degli autobus è un punto di riferimento importantissimo nelle città) su autostrade (peraltro frequentate pochissimo, tranne nei pressi dei rari grossi centri abitati, a parte le metropoli come Madrid e Barcellona) modeste e mal servite?

Panorama monotono sulla Granata – Siviglia (dove devi sempre tenere d’occhio la lancetta del carburante), uliveti a perdita d’occhio, pannelli solari e pale eoliche, ogni tanto piccoli paesini bianchi di chiara ispirazione araba. Maria Rosaria ha scoperto come si può aggiustare provvisoriamente un tavolinetto rotto, appoggiare i piedi sull’apposito aggeggio rotto, appendere lo zainetto alla poltrona, riuscire a sentire il film sul monitor del pullman; mi sono rifatto sul suo “vi stupiremo con i nostri effetti speciali” scoprendo la connessione wireless gratuita, fiore all’occhiello di un bus che si rispetti.
Di notte si ha la sensazione di viaggiare nel nulla.

Ancora una volta, come per la monarchia, ringraziare il Caudillo? Quello era peggio del nonno d’a vajassa, che, bene o male, ci ha provato (bisogna riconoscerlo) a fare un salto di qualità. Peccato (ma che peccato… però!) che non si era accorto, poveraccio, che non ce l’aveva nelle gambe, dove al posto dei globuli rossi, aveva solo acido lattico (come non accorgersene?) e questo costò lo scempio dell’Italia, ma poi (con lacrime, dolore e sangue) passò e non fu pagato con decenni di arretratezza. Ma questo è un altro discorso.
Ora i nostri cugini iberici stanno facendo salti mortali, ma, come si dice… quando perdi il treno… (appunto) perché poi subentrano crisi, obblighi internazionali ecc…

I caballerosMolte, troppe, fiestas, però, e di lunga durata, alle quali i tenaci spagnoli non rinunziano (vabbè, es l’alma de de l’España! Ma poi non è che ogni volta, puoi gridare “all’untore!” quando Standard & Poor’s ti declassa.), dalla Semana Santa alla Feria de Abril, alle quali abbinano i più disparati eventi, dal flamenco nei suoi 50 stili, alle corride, dove domina la MORTE (la dice lunga la presenza di un nutrito numero di autombulanze nei pressi delle plazas de toros), alle quali assistono indifferentemente volgo, turisti, borghesia, poveri, ricchi e nobiltà, in un miscuglio pieno di VITA; contrasti ai quali non si sono sottratte personalità come Grace Kelly e Ranieri di Monaco (una loro gigantografia dà lustro ad un piccolo negozietto in un viale alberato di Siviglia, per l’acquisto, proprio lì avvenuto, del tipico abito spagnolo che esalta la figura femminile); contrasti come l’imponente severità delle tombe dei Reali di Spagna Ferdinando II d’Aragona e Isabella la Cattolica (protettrice e illuminata sostenitrice di Cristoforo Colombo e, al tempo stesso, spietata promotrice dell’inquisizione più truce e dello sterminio dei popoli d’oltremare), Filippo “il Bello” e sua moglie, figlia dei predetti, Giovanna “la Pazza”, (genitori di Carlo V), dentro la Capilla Real di Granata e la semplicità e fugacità di giovani artisti, giocolieri e mimi nella piazzola fuori la Capilla Real; come la statua equestre della austera contessa di Barcellona e quella sensuale della popolana Carmen che si fronteggiano davanti alla Porta del Principe della Plaza de Toros de la Real Maestranza di Siviglia, come la solennità del mausoleo di Cristoforo Colombo (più onorato in Spagna che in Italia, ma chissà perché, “Cristóbal Cólon”: è come se noi chiamassimo Miguel de Cervantes “Michele di Servanto”) nella Cattedrale di Siviglia, in raffronto all’inconfondibile e frivola silhouette della Giralda, che gira su se stessa, orientando i viandanti, dall’alto del campanile che fu minareto della Moschea principale di Siviglia.

Ora, tutte le varie fiestas, ferias y solemnidades civili e religiose fanno sì campare, in qualche modo, venditori e bancarelle, ristoranti, alberghi, ritrovi e sono di contorno al turismo, ma, bisogna dirlo, non c’è molto respiro nello standard europeo per i caballeros, i toreri e il flamenco. (fine prima parte)

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