In questi anni la crisi del mercato del lavoro e la conseguente crisi economica hanno fatto notevoli danni: a partire dal 2008 il numero delle famiglie disagiate è aumentato fino a raddoppiare.

Questo dato emerge dall’indagine svolta da Confcommercio, da cui è nato un dossier  intitolato “Dalla Grande Recessione alla ripresa? Segnali positivi, ma fragili”. I valori che vi si leggono sono allarmanti: le famiglie che si trovano in totale stato di povertà  sono aumentate del 78,5%, passando da 823.365 a 1.469.617 ( ossia +78,5%). Si tratta del 7% della popolazione, come disanima il blog www.soldialsicuro.it, che ha visto diminuire il proprio reddito e la propria capacità di acquisto del 10% in meno di 10 anni.

Un altro dato negativo riguarda la capacità di risparmio: a seguito del calo sopra evidenziato, le persone hanno preferito (o dovuto) ridurre il risparmio in modo da mantenere lo stile di vita precedente alla crisi, o quantomeno per mantenerne uno decoroso. La capacità di risparmio ha quindi subito un duro colpo, riducendosi del 36%.

In seguito al reperimento di questi dati per l’elaborazione del dossier d’indagine, la Codacons (Coordinamento delle associazioni per la difesa dell’ambiente e dei diritti degli utenti e dei  consumatori) si è espressa duramente, affermando che i numeri rilevati sono pessimi, non adeguati all’economia di un Paese Europeo, ma più simili a quelli propri degli Stati del Terzo mondo: a seguito della crisi avviatasi nel 2007 le famiglie hanno dovuto ridurre in maniera impensabile i consumi, che sono calati di 3300 euro a nucleo e di 80 miliardi di euro nel totale, con ovvie ripercussioni sulla qualità della vita in pochissimi anni.

Tale situazione si sarebbe verificata perché nel periodo considerato si è assistito ad un generale impoverimento dei cittadini italiani, sino a portare a una condizione di assoluta povertà un numero considerevole di famiglie.

Lo studio “Dalla Grande Recessione alla ripresa? Segnali positivi, ma fragili” sono stati evidenziati, come si evince dal titolo dell’analisi, anche segnali positivi di ripresa, considerati tuttavia troppo deboli per poter comportare uno stato di sollievo.

Il rischio è che il numero di famiglie in stato di difficoltà economica aumenti ancora, soprattutto in vista delle ricadute economiche della Brexit, che sono preventivate come inevitabili e pesanti.

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