Il via libera da parte delle commissioni riunite Affari costituzionali e Giustizia del Senato al ddl Corruzione protrebbe arrivare martedì prossimo. Ad annunciarlo il presidente di commissione Edmondo Berselli, dopo che questa mattina il ministro della Giustizia, Paola Severino ha presentato tre emendamenti al testo.

«Ho presentato tre modifiche al ddl anti-corruzione che mi sembrano siano un giusto punto di equilibrio. Ho pensato di introdurre sul ‘Traffico di influenze illecite’ la circostanza dell’atto contrario ai doveri d’ufficio. Ho risistemato la norma sul collocamento fuori ruolo dei magistrati e ho ritenuto che si dovesse tutelare l’eventuale danno alla concorrenza nel caso di corruzione tra privati prevedendo in questo caso la procedibilità d’ufficio. La Commissione mi è sembrata soddisfatta». Lo ha detto il ministro Severino questa mattina subito dopo aver depositato presso le commissioni riunite Affari costituzionali e Giustizia del senato tre emendamenti al provvedimento.
Il primo ridefinisce il cosiddetto ‘emendamento Giachetti’ che aveva introdotto, alla Camera, severe limitazioni agli incarichi fuori ruolo dei magistrati. Intanto i dieci anni di limite diventano continuativi e non c’è più la tagliola del rientro dopo cinque anni fuori ruolo. Poi il Governo ha introdotto numerose eccezioni che consentiranno la prosecuzione delle cosiddette ‘carriere parallele’ di molte toghe: tra queste, per gli eletti o gli incaricati agli organi di autogoverno, per gli organi di rilevanza costituzionale come il Quirinale, per gli incarichi internazionali e le rappresentanze diplomatiche. Restano fuori le toghe in servizio presso le Authority o i ministeri. Per quanto riguarda il traffico di influenze illecite, nella nuova versione elaborata dalla guardasigilli il reato viene punito, sempre con la reclusione da uno a tre anni, ma solo in relazione “al compimento di un atto contrario ai doveri di ufficio o all’omossione o al ritardo di un atto” d’ufficio. Nella corruzione fra privati, è stata inserita la procedibilità a querela di parte, come richiesto dal Pdl, ma con una eccezione che consentirà un largo ventaglio di interventi d’ufficio alla magistratura inquirente: nel caso in cui “dal fatto derivi una distorsione della concorrenza nella acquisizione di beni e servizi”.

«C’è l’impegno di tutti a definire l’esame del ddl anticorruzione entro martedì nelle commissioni per farlo poi approdare mercoledì in aula» al Senato ha dichiarato Severino al termine dei lavori delle commissioni riunite.

Il calendario dei lavori è stato poi illustrato dal presidente della commissione Giustizia, Filippo Berselli: «Ho fissato a lunedì alle 12 il termine per la presentazione dei sub-emendamenti alle proposte di modifica della Severino. Martedì alle 14 verranno dati i pareri su tutti gli emendamenti e verranno illustrati i sub-emendamenti. Poi, in seduta notturna, concluderemo l’esame del testo».
Una ‘sanatoria’ quasi generalizzata per le carriere parallele dei magistrati fuori ruolo è la chiave scelta dal ministro della Giustizia Paola Severino per unire la maggioranza sul ddl anticorruzione. Racconta una fonte parlamentare di centrodestra, che soprattutto su quello riguardante le toghe fuori ruolo ci sono state «fortissime pressioni soprattutto dal Pd» ma che in realtà «va bene anche al Pdl».
Da Pd, Idv e per certi aspetti dal Pdl si sono già levate le prime voci favorevoli al ritiro totale o parziale degli emendamenti (l’Udc aveva deciso preliminarmente di non presentarne, delegando di fatto la mediazione al ministro).

Tecnicamente, le tre novità introdotte stamane dal ministro Severino sulla parte penale del ddl anticorruzione non vanno a incidere sulla “piramide” delle sanzioni per i reati contro la pubblica amministrazione che la giurista ha sempre sostenuto di voler difendere. Nel caso del traffico di influenze illecite viene meglio ‘tipizzato’ il reato, che si compie quando il beneficio indebito di denaro o altro vantaggio patrimoniale viene ottenuto in relazione «al compimento di un atto contrario ai doveri di ufficio o all’omissione o al ritardo di un atto» d’ufficio. Nella corruzione fra privati, è stata inserita la procedibilità a querela di parte, come richiesto dal Pdl, ma con una eccezione che consentirà un largo ventaglio di interventi d’ufficio delle Procure, che potranno indagare nel caso in cui «dal fatto derivi una distorsione della concorrenza nella acquisizione di beni e servizi». «Siamo sostanzialmente al testo Camera – ha commentato Silvia Della Monica (Pd) – siamo per votarlo il prima possibile».
«Il traffico di influenze è stato tipizzato meglio – ha osservato il senatore dipietrista Luigi Li Gotti – mentre sulla concorrenza fra privati è stato inserito quello che chiedevamo, la tutela del mercato e della concorrenza».
Ma la modifica più rilevante è quella sugli incarichi fuori ruolo dei magistrati. Intanto i dieci anni di limite diventano continuativi e non c’è più la tagliola del rientro dopo cinque anni fuori ruolo. Poi il Governo ha introdotto numerose eccezioni che consentiranno la prosecuzione delle cosiddette ‘carriere parallele’ di molte toghe: tra queste, per gli eletti o gli incaricati agli organi di autogoverno, per gli organi di rilevanza costituzionale come il Quirinale, per gli incarichi elettivi (compresa quindi l’Authority alla quale è stata eletta dal Parlamento Augusta Iannini, ex capo dell’ufficio legislativo del Ministero), gli incarichi internazionali e le rappresentanze diplomatiche. Una scelta che di fatto “distrugge” i limiti ai fuori ruolo, secondo il commento del promotore della norma alla Camera, Roberto Giachetti (Pd).
Quanto all’incandidabilità dei condannati, preso atto delle promesse di una rapida attuazione della delega al Governo rilanciate in questi giorni da Severino e dal suo collega della Pa Filippo Patroni Griffi, Pd e Idv trasformeranno in ordini del giorno i loro emendamenti che chiedono l’entrata in vigore immediata (un mese o due al massimo) della barriera per i condannati.

 

Secondo la presidente del gruppo Pd al Senato, Anna Finocchiaro «Gli emendamenti presentati dal governo al ddl anti-corruzione ci sembrano una buona mediazione, che migliora la qualità e l’efficacia del provvedimento su punti di fondamentale importanza. A questo punto il Pd ritirerà i propri emendamenti, auspicando che anche gli altri gruppi parlamentari facciano altrettanto. Bene ha fatto il presidente della commissione Berselli ad accettare la richiesta, che veniva da più gruppi, di accelerare i tempi dei lavori di commissione, in modo da poter arrivare in aula la prossima settimana. Mi auguro a questo punto che si arrivi alla rapidissima approvazione di una legge utile e necessaria per il nostro Paese».

Piccole modifiche, invece per il parlamentare Pdl Gaetano Pecorella: «Il ministro della Giustizia ha fatto un passettino in avanti ma non ha risolto i problemi di fondo di norme che restano troppo generiche e quindi tali da poter dare luogo ad arbitri».

«Quanto alla corruzione tra privati – ha continuato – come farà il giudice ad accertare se vi è stata o no una distorsione della concorrenza? Il reato deve essere punibile a querela, come del resto è già l’infedeltà patrimoniale». Secondo Pecorella, «anche il traffico d’influenze va contro un principio fondamentale del nostro diritto penale: punisce atti preparatori di un reato che ancora non danneggiano alcun interesse e che non sono previsti come delitto in nessun’altra fattispecie penale».

Molto più duro il commento di Antonio Di Pietro (Idv), secondo il quale gli emendamenti presentati dal Guardasigilli sono «solo una lavatina di faccia». Di Pietro considera le proposte di modifica del ministro “annunci mirabolanti e roboanti” per arrivare a “soluzioni che non risolvono il problema”. Per il leader dell’Idv, «bisogna reintrodurre il falso in bilancio, introdurre la corruzione tra privati senza l’obbligo di querela, allontanare dalla politica e dagli affari corrotti, corruttori e condannati per contrastare efficacemente la corruzione».

Intanto, da lunedì prossimo la sesta commissione del Csm inizierà a lavorare sul parere al disegno di legge anticorruzione. La pratica su tale normativa, attualmente all’esame delle commissioni Affari Costituzionali e Giustizia del Senato, era già stata aperta a Palazzo dei Marescialli nello scorso maggio, quando il disegno di legge riprese il suo iter parlamentare. Dalla prossima settimana, come annunciato ieri da Mosca, dal vicepresidente dell’organo di autogoverno Michele Vietti, che ha annunciato che dal ministro Severino arriverà una richiesta di parere, la sesta commissione riprendera’ in mano il fascicolo.

Al momento, però, sembra alquanto difficile riuscire a redigere il parere in tempi brevi, tanto da presentarlo in plenum per l’approvazione già mercoledì o giovedì prossimi. Il presidente della sesta commissione Paolo Auriemma si occuperà personalmente della messa a punto del documento che, naturalmente, riguarderà in primo luogo gli impatti che le nuove norme avranno sull’organizzazione giudiziaria. Prescrizione e magistrati fuori ruolo, quindi, saranno tra i punti da esaminare in modo approfondito.

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