Il Consiglio Europeo è un organo delle istituzioni comunitarie originariamente non previsto dai trattati, che nasce da una prassi iniziata negli anni 60 relativa a riunioni informali parallele agli incontri ordinari. Solo con l’Atto Unico Europeo e successivamente con i trattati di Maastricht (1991) ed Amsterdam (1997) l’organo ha assunto i connotati odierni. Il Consiglio Europeo non va inoltre confuso con il Consiglio dell’Unione Europea, organo titolare della funzione esecutiva, composto di volta in volta dai ministri competenti secondo la materia in discussione.

Al Consiglio europeo, le cui riunioni si tengono due volte all’anno presso la sede di Bruxelles, partecipano “i capi di Stato o di Governo” dei 27 Stati Membri. La formulazione è volontariamente ambigua: ogni paese può decidere chi partecipa, in base alle funzioni assegnate alle cariche istituzionali dalle rispettive costituzioni. Ad esempio per la Francia partecipa il presidente della Repubblica, invece l’Italia è rappresentata dal primo ministro. Il Consiglio ha principalmente una funzione d’impulso in merito alle grandi questioni comunitarie: le decisioni approvate in questa sede hanno rilievo esecutivo in quando l’organo è incardinato nella struttura del Consiglio dell’Unione Europea. Tale principio è stato sancito formalmente solo con l’entrata in vigore nel 2009 del trattato di Lisbona.

Le principali tematiche affrontate dal Consiglio riguardano solitamente materie trasversali rispetto alle singole politiche comunitarie. In generale si occupa delle regole di funzionamento dell’Unione Europea, andando ad incidere direttamente sui trattati istitutivi, come è accaduto per l’implementazione del mercato unico o per l’elezione diretta del parlamento europeo. Negli ultimi anni hanno assunto un crescente rilievo le questioni economiche: il Consiglio europeo detta le linee guida, che vengono poi discusse nel dettaglio dal Consiglio ECOFIN, al quale partecipano i ministri delle finanze con cadenza mensile, oppure dall’Eurogruppo nel caso in cui si tratti di problematiche relative alla moneta unica. Le conclusioni dei vertici sono ratificate in modo unanime, attraverso il principio del “consensus”: il testo viene approvato se non ci sono obiezioni in merito, conferendo di fatto un potere di veto a tutti i paesi membri.

La critica principale che viene rivolta al Consiglio riguarda la scarsa legittimazione democratica. A differenza dei sistemi nazionali, infatti, nessun potere di rigetto delle decisioni assunte dal Consiglio è conferito al parlamento europeo. Si presume quindi che i partecipanti dei singoli paesi, soggetti al controllo parlamentare nazionale, rappresentino la volontà della maggioranza degli elettori europei.(luigi borrelli)

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