Il Presidente del Consiglio nazionale forense Guido Alpa ha aperto stamattina i lavori del VII Congresso di aggiornamento giuridico-forense: 41 sessioni tematiche e 207 relatori per mettere a fuoco le più recenti riforme su professioni, lavoro, processo, credito

“Siamo consapevoli della crisi economica in atto e siamo disponibili a quanto necessario per favorire soluzioni utili a superarla; ma ugualmente siamo allarmati da riforme-mezzi che eccedono lo scopo e che mettono a rischio il livello di tutela dei diritti dei cittadini. E questo vale in tutti i settori: delle professioni, innanzitutto, ma anche del lavoro, del credito etc. Oggi l’avvocatura vuole richiamare il Governo e il Parlamento al recupero della dimensione del diritto e dei diritti in una fase in cui tutto sembra inglobato in una dimensione economicistica” .
E’ il messaggio lanciato oggi dal presidente del Consiglio nazionale forense Guido Alpa, che ha aperto i lavori del VII Congresso di aggiornamento forense a Roma, che vede 2500 avvocati impegnati a promuovere la loro formazione professionale seguendo 41 sessioni tematiche con 207 relatori. “Siamo preoccupati che le scelte del Governo, dalle Manovre al decreto Cresci-Italia, sulla professione forense, come le società per azioni con socio esterno, un tirocinio ridotto, la completa abolizione dei riferimenti tariffari, finiranno per limitare l’autonomia e indipendenza dell’avvocato. Valori, questi ultimi, che anche l’Unione europea riconosce come essenziali per una professione che contribuisce all’amministrazione della giustizia e alla difesa dei diritti dei cittadini”, ha ribadito Alpa. “Non tutte le professioni sono uguali, non tutte hanno le medesime esigenze. Le società di ingegneria debbono realizzare un risultato; gli avvocati devono svolgere una prestazione di mezzi
e difendono diritti, non trattano merci”.
Più opportuno sarebbe invece dare corso alla riforma forense in Parlamento, con legge statale dunque, invece che con “norme in bianco che il governo dovrà colmare”. “L’avvocatura vuole investire nella sua formazione professionale, nella qualità, nell’etica e nel progetto di riforma tante soluzioni sono più avanzate di quelle proposte dal Governo”, ha continuato il presidente del Cnf.

Sul tema attuale della riforma delle professione forense rispetto al processo di cosiddetta liberalizzazione,il presidente del Cnf ha voluto sfatare il falso mito del “ce lo chiede l’Europa”.

Nella Unione europea, dal 2006 ad oggi, si sono registrate diverse tendenze: una incarnata dalla Commissione Europea, seguita dall’Antitrust; una seconda rappresentata dai diversi interventi del Parlamento europeo e dalla sentenze della Corte di giustizia della Comunità europea, che hanno sempre legittimato la specificità della professione forense come pilastro dell’amministrazione della giustizia; che come tale richiede il rispetto del principi di autonomia e indipendenza dell’avvocato.
Senza contare che la stessa Commissione europea ha dedicato alla professione di avvocato due direttive ad hoc per il libero esercizio e per lo stabilimento.

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