L’Associazione nazionale avvocati italiani (ANAI) ribadisce il suo no alla chiusura di 1000 uffici giudiziari. Il Presidente Maurizio De Tilla: “L’avvocatura, insieme ai sindaci ed ai cittadini, ha reagito al disegno di soppressione che si può definire metaforicamente “criminale”, vista l’effettiva eliminazione fisica di parti consistenti di giustizia di prossimità.

Oua, Cnf, Ordini e Associazioni si sono coalizzate promuovendo iniziative giudiziarie che hanno già colto nel segno: tre ordinanze di rimessione alla Corte costituzionale (Pinerolo, Montepulciano ed Alba); tre provvedimenti del Tar di annullamento di soppressione di sezioni distaccate (Basilicata e Lombardia) e tre provvedimenti di annullamento di provvedimenti di spostamento del personale (Sulmona, Rossano e Melfi)”.

 

Si aggiunge adesso il disegno di legge di iniziativa popolare per la riforma della geografia giudiziaria.

 

L’ANAI insiste nel formulare la richiesta di sospensione dei decreti legislativi n. 155 e 156 del 2012, per provvedere successivamente e gradualmente alla ridistribuzione dei singoli uffici con l’emanazione di uno o più decreti correttivi della normativa, con la salvaguardia dell’operatività degli uffici giudiziari sia sedi di tribunali sia sedi distaccate.

Per il presidente De Tilla, “invece di portare avanti una confusa e pasticciata chiusura di tribunali, di sedi distaccate e di giudici di pace, bisogna individuare le vere cause delle disfunzioni della giustizia che derivano dai ritardi del processo telematico, dalle carenze di personale e di giudici, dalla carente utilizzazione dei giudici laici. L’offerta dell’Avvocatura, manifestata in più riprese, riguarda l’elaborazione di un serio piano di smaltimento dell’arretrato, che rappresenta la prima delle condizioni per garantire una prospettiva di recupero di efficienza del sistema, con il necessario coinvolgimento della stessa Avvocatura, sulla base di un reclutamento responsabile e selezionato. E ciò insieme a una riforma della magistratura laica che valga a garantirle quella autonomia e dignità professionale che il suo ruolo ormai insostituibile esige”.

Le questioni di incostituzionalità sono fondatissime – continua il presidente Anai – perché la sequenza procedimentale delineata nella Costituzione (decreto legge seguito da legge di conversione) è stata sostituita con una sequenza diversa: decreto legge, seguito da legge di conversione, seguita a sua volta da decreto legislativo, delegato, per altro, in una materia del tutto estranea al decreto convertito, ma riferita ad altro e diverso decreto già convertito con altra legge. Eppure di fronte a questi provvedimenti il Ministero della Giustizia fa finta di nulla e continua imperterrito questa opera di distruzione, andando avanti senza alcuna razionalità, con una cocciutaggine che rischia di far fare a questo provvedimento la stessa fine della mediaconciliazione obbligatoria”.

“Nonostante i primi ricorsi – aggiunge de Tilla – è stata divulgata anche la circolare sulle piante organiche, senza accertarsi con sopralluoghi e ricognizioni locali (che non sono state mai fatte) l’attuabilità del provvedimento. Vengono formulati percorsi inesistenti, con piantine geografiche e strutture mal individuate, che ci ricordano il grande quadro di Bruegel che si può vedere nel Museo di Capodimonte di Napoli, in cui i ciechi, in fila, si avviano a cadere tutti in un burrone devastante.

Lo stesso Ministero sa bene che il male principale è la forte scopertura di magistrati negli uffici giudiziari pari a 1.273 giudici in 9.605 posti in organico. E ciò a parte la palese insufficienza degli organici specie nei tribunali metropolitani e la pessima utilizzazione dei giudici laici e di pace. Ecco perché Anai – conclude – continua a ribadire che la strada da percorrere per riformare il sistema giustizia sia decisamente un’altra”.

Ordinanza tribunale Alba
Proposta di legge di iniziativa parlamentare – Riforma della geografia giudiziaria, 23 gennaio 2013

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