L’Associazione Nazionale Avvocati Italiani chiede una sezione ad hoc in ogni Tribunale per la materia condominiale.

«Il legislatore pensa di poter riversare tutta la competenza sul condominio ai giudici di pace che non sono specializzati e troveranno grandi difficoltà a decidere su di una materia già difficile per i giudici di Tribunale» ha dichiarato il presidente Anai Maurizio De Tilla
«I trattati sul diritto condominiale si susseguono con l’intervento di illustri giuristi – ha continuato De Tilla – I volumi stampati sono centinaia e si sono incrementati con la recente riforma. La materia è scottante e di complicata applicazione. Solo giudici specializzati vi possono far fronte. Una soluzione potrebbe essere data da una Sezione ad hoc per ogni Tribunale.
Per gli stessi avvocati solo una forte specializzazione può essere indice di preparazione ed adeguatezza nei diversi sistemi di difesa e assistenza dei proprietari.
La materia viene improvvisamente equiparata a quella dell’infortunistica stradale, con la sola differenza che per quest’ultima la competenza è solo per valore.
Solo chi non ha mai messo piede in un Tribunale per trattare una causa di un supercondominio o di esecuzione dei lavori di ristrutturazione dell’edificio che a volte raggiunge il valore di svariati milioni di euro può avere avuto un’idea così malsana» ha dichiarato De Tilla.
De Tilla illustra quindi le motivazioni della richiesta: «La materia condominiale è una combinazione diabolica tra regole condominiali, comunione, diritti reali, rapporti tra proprietà esclusiva e cose comuni. Nel condominio vi è un intreccio tra regole della proprietà e regole di appalto, di locazione, di immissioni, di servitù, di distanze, di norme urbanistiche, di concessioni edifici, di rapporti di vicinato e quant’altro.
Non si comprende come si sia potuto pensare che questa materia difficoltosa, che ha impegnato giuristi e studiosi del valore di C. Maria Bianca, Gino Terzago, Giovanni Giacobbe, Roberto Triola, Fortunato Lazzaro, Alberto Celeste, Antonio Scarpa, possa finire nel tritacarne della gestione della giustizia minore.
Non si può pensare che tutto questo sia di semplice soluzione e possa essere affrontato da chiunque. In questo modo tutto viene banalizzato alle liti di cortile.

La superficialità, l’ignoranza, la inconcludenza del nostro legislatore fa pensare che la giustizia è proprio sull’orlo dell’abisso e che possa guarire solo facendo precipitare istituti giuridici che disciplinano settori fondamentali e tradizionali quali i diritti di proprietà».

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