L’Associazione nazionale avvocati italiani ha impugnato il regolamento per le elezioni dei Consigli degli Ordini Forensi appena pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale.
Il nuovo ordinamento ha previsto una forte valorizzazione degli Ordini sul piano delle regole democratiche con la rappresentanza obbligatoria di genere e con il voto limitato a due terzi dei consiglieri da eleggere.

“Il Ministero della Giustizia, però, nel redigere il decreto attuativo della legge, ha inteso disattendere i pareri dalle Commissioni Giustizia del Senato e della Camera fissando regole in totale contrasto con la legge e anche con il dettato costituzionale” ha dichiarato il presidente Anai Maurizio De Tilla.

In particolare i senatori avevano espressamente segnalato di “prevedere una modalità di votazione che garantisse non solo la tutela tendenzialmente paritaria di genere, ma anche la garanzia delle minoranze, intese quali espressioni delle liste che non conseguono la vittoria elettorale”.
“Il Ministero è stato di diverso avviso stabilendo la possibilità di esprimere un voto valido per l’intero numero dei consiglieri da eleggere. L’errore commesso dal Ministero costringerà alcune associazioni e molti avvocati ad impugnare il regolamento elettorale che ha violato principi elementari di rappresentanze pluralista, come è stato fissato dal nuovo ordinamento forense.
Non può in alcun modo ipotizzarsi che un decreto ministeriale possa sovvertire la volontà del legislatore” ha continuato De Tilla.

Secondo l’Anai viene inoltre violato l’art. 97 della Costituzione che prevede che sia la legge a determinare le regole di funzionamento dei pubblici uffici, qual è appunto anche il Consiglio dell’Ordine degli avvocati.
“La ragione della garanzia di un pluralismo all’interno della rappresentanza degli avvocati, nel gestire l’ente pubblico esponenziale dell’avvocatura, è stata prevista dall’ordinamento forense, al comma 3 dell’art. 28, clamorosamente disatteso dal Ministero, proprio al fine di garantire un dibattito ed anche un controllo interno alle rappresentanze stesse. Come si può pensare – ha concluso De Tilla – che una singola lista possa monopolizzare, escludendo tutti gli altri, l’intera rappresentanza degli avvocati in un determinato circondario, apponendo una sola crocetta sul simbolo, senza poi esprimere alcuna preferenza? Si è fatto qualcosa di più grave solo nel Porcellum, che è stato poi dichiarato incostituzionale“.

L’ANAI ha affidato agli avvocati Giulio Prosperetti e Isabella Stoppani la difesa davanti al TAR Lazio per l’impugnativa del regolamento elettorale.

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