Il protagonista della vicenda di In Amenas in Algeria, dove per tre giorni un gruppo di terroristi ha tenuto tra le sue mani lavoratori stranieri e algerini di un impianto di idrocarburi, non è altro che un ex contrabbandiere di sigarette.

Il terrorista Mokhtar Belmokhtar è conosciuto infatti come “mister Marlboro” tra gli abitanti dell’area meridionale dell’Algeria. La vicenda di cui è protagonista è emblematica perché dimostra come la guerra promossa dalla Francia nella remota regione del nord del Mali ha avuto dopo pochi giorni implicazioni nella vicina Algeria e potrebbe averne, nel caso in cui dovesse prolungarsi, anche in altri paesi africani e finanche in Europa, come è stato per le guerre in Iraq e in Afghanistan. Questo infatti è quanto hanno minacciato i terroristi di al Qaeda nel Maghreb islamico e degli altri gruppi presenti in zona.

Pericolo che diventa quanto mai evidente se si analizza la biografia di Belmokhtar, che proprio in questa fase ha bisogno di soldi e notorietà che solo gli attentati e i sequestri di cittadini occidentali portano. Pochi mesi fa ha fondato la brigata al Muwaqiin Bil Dam (Coloro che firmano col sangue). Questo perché in precedenza il terrorista algerino era stato estromesso dalla carica di emiro della brigata al Mulathamin legata ad al Qaeda nel Maghreb islamico, dall’emiro Abdel Malik Droukedel, che non vedeva in lui la figura del leader jihadista puro. Prima di diventare un terrorista, infatti, era conosciuto come “mister Marlboro” perché la sua attività criminale era iniziata come contrabbandiere di sigarette tra le fine degli anni Ottante e gli anni Novanta.

Belmokhtar è nato nella città di Ghardia, nell’area occidentale del Sahara algerino, a 600 chilometri da Algeri. Secondo i suoi collaboratori, Belmokhtar odia alcuni soprannomi che gli sono stati affibbiati, in particolare Belour, acquisito dopo che l’esplosione accidentale di un ordigno gli ha fatto perdere un occhio. In dialetto algerino “belour” infatti significa “con un occhio solo”. L’incidente è avvenuto sui monti dell’Afghanistan nel 1991, quando il giovane Belmokhtar si era aggregato ai guerriglieri talebani e una bomba gli è esplosa tra le mani durante un periodo d’addestramento presso il campo di Jihad Wal.

Il soprannome che Belmokhtar preferisce è invece Abul Abbas Khaled, assunto una volta rientrato dall’Afghanistan dove si è addestrato anche nel campo di Khaldun, dove si sono formati diversi capi di al Qaeda. Nel 1992 è rientrato in Algeria, mentre il paese si ritrovava in una fase molto calda della sua storia: le autorità di Algeri, infatti, avevano annullato i risultati delle elezioni amministrative del dicembre 1991, vinte dal Fronte di Salvezza islamico (Fis). In seguito a questo episodio in Algeria è iniziata una guerra civile tra le autorità e i gruppi armati islamici che è durata dieci anni. Durante questo periodo Belmokhtar è stato il principale fornitore di armi dei gruppi islamici.

Dalla sua base, situata lungo il confine con il Niger nel sud dell’Algeria, Belmokhtar ha lavorato senza sosta contrabbandando armi e sigarette anche per conto di alcuni uomini che sarebbero diventati trai i fondatori di al Qaeda, tra i quali Osama Bin Laden che in quegli anni risiedeva in Sudan. In quegli anni, Belmokhtar veniva chiamato anche “volpe del deserto” per gli agguati organizzati contro i soldati algerini. Grazie al contrabbando di armi e sigarette il terrorista è riuscito anche a finanziare i gruppi islamici e si è fatto un nome: nel 2002, terminata la guerra civile, Belmokhtar è diventato l’emiro di al Qaeda nel Sahara dopo la morte del precedente leader, Abu Abdel Rahman Amin.

Alla guida del gruppo terroristico, Belmokhtar ha messo a segno una serie di attentati e sequestri ai danni di alcuni cittadini stranieri in Algeria. Una delle azioni che lo ha reso famoso è stato l’attacco a una caserma militare a Lamughiti in Mauritania nel 2005, durante la quale hanno perso la vita 15 soldati e altri 17 sono rimasti feriti. Successivamente, è stato accusato di essere il mandante dell’omicidio di quattro turisti francesi che nel 2007 si trovavano in Mauritania e del rapimento di due diplomatici canadesi che lavoravano nel 2008 per conto dell’Onu. Sinora il terrorista ha accumulato una serie di condanne per diversi crimini: la prima è quella del tribunale di Illisi che lo ha condannato all’ergastolo nel 2004 per aver costituito un gruppo terroristico.

Nel 2007 il tribunale penale di Algeri lo condanna a 20 anni di reclusione per il sequestro di cittadini stranieri e il contrabbando di armi. Successivamente, tre diversi tribunali algerini hanno condannato a morte Belmokhtar. Le sentenze sono state emesse in contumacia in quanto il terrorista è latitante da circa 20 anni. Lo scorso dicembre Belmokhtar ha deciso di rompere i legami con al Qaeda nel Maghreb islamico per un contrasto con il leader dell’organizzazione, Abel Malik Droukedel, che lo aveva rimosso dalla guida della brigata al Mulathamin. Ora Belmokhtar ritorna sulla scena per imporsi come leader del jihadismo con una nuova organizzazione, anche se per finanziarla non potrà fare a meno di tornare al passato conducendo azioni come quella di In Amenas.

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