PALERMO. Vinicio Capossela porterà il 13 agosto all’Anfiteatro Parco Trinità Manenti di Mascalucia (Catania) la Banda della Posta e la Musica per sposalizi. Vinicio Capossela sta girando l’Italia con le sue molteplici produzioni ed in Sicilia, a Mascalucia approderà con la sua ultima iniziativa artistica. Sarà una grande festa con le musiche e le danze legate alle tradizioni del rito dello sposalizio.

Questo tour nasce da Il primo ballo, un cd prodotto da Vinicio Capossela, che contiene venti brani tipici della zona dell’Irpinia che i musicisti, originari di Calitri, paesino in provincia di Avellino, suonavano agli sposalizi nel corso degli anni Cinquanta. Nel concerto si rivivranno le atmosfere di festa tipiche della cultura popolare, quando la musica era un momento di aggregazione e allietava la vita della comunità. L’idea a Capossela è venuta qualche anno fa, quando ha notato un gruppo di anziani suonatori di quell’epoca che aveva preso l’abitudine di ritrovarsi davanti alla Posta nei pomeriggi assolati. A chi domandava cosa facessero appostati davanti a quell’ufficio postale, rispondevano che montavano la guardia alla Posta, per controllare l’arrivo della pensione. Quando l’assegno arrivava, sollevati, tiravano fuori gli strumenti dalle custodie e suonavano. Capossela sarà accompagnato sul palco da Giuseppe Caputo “Matalena” (violino), Franco Maffucci “Parrucca” (chitarra e voce), Giuseppe Galgano “Tottacreta” (fisarmonica), Giovanni Briuolo (chitarra e mandolino), Vincenzo Briuolo (mandolino e fisarmonica), Giovanni Buldo “Bubu’” (basso), Antonio Daniele (batteria), Crescenzo Martiniello “Papp’lon” (organo), Gaetano Tavarone “Nino” (chitarre). Nel repertorio ci sono mazurke, polke, valzer, passo doppio, tango, tarantella, quadriglia e fox trot. Un classico dell’Italia degli anni Cinquanta/Sessanta, codificato come genere musicale ben preciso in un periodo nel quale lo “sposalizio” è stato la principale occasione di musica, incontro e ballo. “Lo sposalizio – ha commentato Capossela al varo dell’iniziativa – è stato il corpo ed il pane della comunità, il mattone fondante. Veniva consumato con il cibo e con la musica. Questa musica che accompagnava il rito era musica umile, da ballo, adatta ad alleggerire le cannazze di maccheroni e a sponzare le camicie bianche, che finivano madide e inzuppate, come i cristiani che le indossavano”.

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