Esistono programmi televisivi che mi attirano senza un vero e proprio perché; sì, certo, magari l’idea è sicuramente interessante ma se dovessimo proprio analizzare in concreto il potere che hanno di non farmi cambiare canale non saprei dare una vera e propria risposta: il meccanismo è sempre uguale, quindi in fin dei conti, noioso, non ci sono mai dei veri e propri colpi di scena e le espressioni dei soggetti coinvolti spaziano dalla gamma “ebete” a “ebete euforico” passando per “ebete entusiasta”.

Sto parlando di “pazzi per la spesa” e, sì, è un programma che si fa seguire, forse c’è un segnale in apparenza non udibile che mi ipnotizza, ma se ci capito su non cambio, non c’è nulla da fare. Apprendiamo che l’America oltre che essere la terra delle opportunità è anche la terra dei coupon, degli straordinari pezzi di carta con offerte mirabolanti che ti consentono di portare a casa gli oggetti completamente gratis. Anche da noi ci sono, ma col piffero che sono mai riuscito a farne funzionare uno.

Da noi i coupon sconto sono attaccati di solito sul prodotto stesso e quando i colori accesi, di solito giallo e rosso, ci chiamano e ci accarezzano col canto delle sirene dello sconto si arriva in cassa e ci si trova di fronte ad una di queste situazioni: 1) il buono è utilizzabile solo alla prossima spesa, il giovedì tra le 18 e le 18.05 e se ne compri due dozzine oppure, infami, il prezzo esposto è già scontato…. E ALLORA COSA CE LO LASCIATE A FARE IL COPUPON ATTACCATO? PER PRENDERMI PER IL CULO?

In “America America” (parte in automatico la nota canzoncina patriottica) dove il consumismo è una cosa seria e fa parte della Costituzione i coupon si trovano sui volantini promozionali e sui giornali (ce li abbiamo anche in Italia ma da noi servono solo a segnalarci il 3×2, il tasso zero da Mediaworld e a raccogliere le cacche dei cani se hai dimenticato la bustina), sono di un importo degno di tale nome e non solo spiccioli micragnosi ma, oltre ogni altra cosa, sono CU-MU-LA-BI-LI. Ed ecco che diventa possibile lo scenario nel quale persone dall’indubbio talento e affette da una particolare patologia psichica riescano a fare la spesa al supermercato a costo zero, ma parliamo di una spesa di svariate centinaia di dollari, a volte migliaia Si, il programma è tutto qua. Riuscire a non pagare un dollaro. Forse è questo il magnete che attira me e il pubblico.

Chi di noi non ha mai sognato di entrare in un supermercato e portare a casa tutto quello che desidera senza usare il vile denaro? In America puoi, se sei stato bravo a ritagliare come un monaco cistercense migliaia di striscioline di carta che attestano che puoi prendere confezioni di “tagliatelle al sugo di cammello” o “vongole caramellate” (e non fate gli schizzinosi, o peggio, non pensiate che i copuon valgano solo per questo tipo di cibarie: nel paese che ha inventato la quadrupla XL queste sono considerate leccornie). Mezz’ora di tempo e via, i concorrenti (ogni puntata ne vede due) si sfidano a colpi di carrelli. C’è chi li riempie in maniera bulimica, chi è metodico, chi usa la tecnologie, le mappe, le moglie che suggeriscono con l’auricolare, l’importante è avvicinarsi, se non raggiungere l’obiettivo più ambito: lo zero assoluto, ovvero il 100% di spesa gratis. Beh! Non sempre capita. A volte, dipende dagli Stati, può capitare di pagare le odiate tasse, qualcosa di simile all’Iva, suppongo.

In un episodio, a fronte di una spesa di 789 $, con 4 carrelli pieni di qualunque cosa il concorrente ha dovuto pagare ben 10,39$ di tasse mentre noi con 70 euro torniamo a casa con due bustine biodegradabili che si rompono solo se le guardi.

Ma torniamo al programma. Quando il momento dell’approvvigionamento è finito si passa alla conta dei coupon alla cassa. E’ qui che si stabilisce se sei stato bravo a selezionare la merce rispetto ai tuoi coupon! La scena viene opportunamente velocizzata e si vede il malcapitato cassiere passare qualcosa come due/trecento buoni sconto sul lettore ottico. Immaginiamo la stessa scena in Italia: il commesso ti individua subito (è questione di sopravvivenza e di evoluzione) e passa la parola agli altri. In un attimo la fila delle casse diventa un mix tra “Il deserto dei tartari” e “Zombi” (Dawn of the Dead, quello ambientato nel centro commerciale), passa pure il classico cespuglio rotolante. Ma proviamo ad essere ottimisti, cribbio, mettiamo il caso che invece uno, il più giovane, quello col contratto a termine da schiavo/stagista/choosy cada nella trappola. Ecco la fase della lettura dei coupon: bip, non funziona, bip, non è valido, bip, non lo legge, bip, questo vale solo nel punto vendita di Vimercate anche se qui siamo a Crotone.
Ecco perché questi programmi in Italia non li faranno mai… e con questo Andalù vi saluta e si porta via un carrello pieno di “pazzi per la spesa”.

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