M’ha fatto ridere Vittorio Zucconi quando, alla trasmissione della Gruber, ha provocato Paolo Sorrentino, suggerendogli di fare un film su Berlusconi, al giorno d’oggi.
Sorrentino ha fatto “quello che nicchiava”. E già, ma chi glielo distribuisce poi, la Medusa? La stessa Casa che gli ha distribuito “This must be the place”? (A proposito al II posto al box office del week end, in Italia, dopo MATRIMONIO A PARIGI! Questa è l’Italia, c’è poco da fare).

Non mi ha fatto ridere affatto, invece, anzi l’ho preso molto sul serio, quando ha detto, sostanzialmente, “sì, va be’ la Destra è sputtanata, lì è tutto sbagliato, non è riuscita a mantenere le sue promesse, il suo progetto di meno tasse, Stato più snello ecc. è fallito, ma quale è la proposta, quale è il progetto della Sinistra Italiana? Tutti si lamentano, ma manca un vero progetto politico e sociale, un’idea portante”.

Ha ragione da vendere, sulla Destra non abbiamo altro da aggiungere, se non rimandare a Maurizio Crozza; siamo in Italialand, non sappiamo se ridere o piangere.
Preziose chicche fuori onda di questa situazione sono le reazioni scomposte al (disdicevole) risolino di Sarko’ e di Merkel all’Italia rappresentata dal nostro Premier; c’è chi ha organizzato un ballo da buzzurri sfigati davanti all’ambasciata francese (ma non è della vostra stessa area quello? Prima lo esaltavate, boh!), dove il popolo bue ha partecipato pure, sia pure in numero limitato (so’ gli stessi del primato al botteghino ai film .panettone, che quest’anno hanno anticipato, brutto segno); Giulia’ ma ‘sta schifezza ‘e ballo non ‘a sapevi organizza’ pure davanti a Palazzo Grazioli, quando ‘o Premier che vi alloggia ha definito l’Italia un Paese di merda? Una tipa già patentata “vajassa” ha dato della “vajassa” ad una che di certo vajassa non è, e intanto canta “Forza Gnocca”… (un pietoso velo di silenzio va steso sulla scazzottata parlamentare sotto gli occhi degli studenti. Pare che alcuni di essi che vogliono intraprendere la carriera politica, si siano subito iscritti ad un corso di karate) miserie di una certa area del nostro Paese O.K.!

Sì, ma… la Sinistra? Dov’è la Sinistra? Sparpagliata in alto mare in un arcipelago di relitti, barchette di salvataggio e spalliere di sdraio, come i naufraghi del Titanic (hanno anticipato il vaticinio di Tremonti).

Però rifuggiamo dalle suggestioni e procediamo per ordine:
innanzitutto non si dovrebbe parlare di “Sinistra”, ma di “Opposizione”; il partito di Fini non è certo di sinistra, pur essendo di opposizione, Casini lo possiamo definire di sinistra? Certamente no; basti porre mente al fatto che il suocero lo prenderebbe a martellate sui denti. A rigore non è neanche all’opposizione; è uno scontento, diciamo, con i suoi seguaci; i radicali, poi, non si sa che cosa sono, probabilmente non lo sanno neanche loro, o lo sanno fin troppo bene.
Comunque tutti questi sono spiaggiati su isolotti a parte.

Prendiamo la Sinistra come corpo unico (almeno teoricamente); come se anche qui in Italia ci fossero, ad esempio, i Conservatori e i Laburisti.
Beh, non vi è dubbio che, se le cose stessero così, la Sinistra Italiana non avrebbe nulla da dover dimostrare, proporre, progettare.

Mi spiego meglio:
In Italia si pone il grave problema, senza la soluzione del quale, l’intera vita politica del Paese piomba nell’annichilimento totale, di che cosa è la Sinistra, che cosa ha da proporre la Sinistra; mentre questo problema non si pone, o almeno non è centrale, ad esempio, per quanto riguarda la Sinistra francese, o tedesca, o i laburisti inglesi, ecc. perché?

In Italia c’è un manicheismo tra Destra e Sinistra per cui gli uni e gli altri o hanno ragione su tutto, o hanno torto su tutto, mentre in altri Paesi a noi omologhi, quando sono in gioco i principi fondanti della democrazia, o gli interessi primari della società, e non solo, si ricompattano le divergenze e tutti sono d’accordo, perché?

Eh qui bisogna prendere il coraggio a due mani e stabilirlo chiaramente (anche se non definitivamente, spero):
Francia, Germania, Inghilterra, modelli naturali, per noi, sono Paesi normali, NOI, invece, siamo ANORMALI, ecco “perché”.
E’ giunto il momento di prendere atto “ufficialmente” diciamo così, di questo fatto, ed è forse il primo passo per “uscirne” e mettersi accanto agli altri Paesi, verso un futuro migliore.

Se fossimo “normali”, la sinistra italiana avrebbe da proporre, all’elettorato, le stesse tematiche degli schieramenti di sinistra degli altri Paesi. Ecco perché prima ho detto “nulla da dover dimostrare, proporre, progettare”, cioè nulla di eccedente la “normalità”, in pratica maggiore tendenza all’espansione dell’economia e del benessere e attenzione alle classi lavoratrici.
Del resto, analogo discorso sarebbe da fare per la Destra, nessun eccesso all’italiana (promesse che non si riescono a mantenere, tasse che si tolgono per poi reintrodurle ecc.), bensì una “normale” tendenza alla conservazione, maggiore attenzione al rafforzamento delle imprese e della produzione.
E’ di tutta evidenza che, nel lungo periodo, ambedue gli indirizzi sono utili alla comunità, nell’ambito di una irrinunziabilità al sistema democratico.

A questo punto, visto che l’Italia è un Paese “anormale”, lo scenario cambia (lasciamo stare perché è anormale; ci sono motivi storici, religiosi, filosofici, motivi che vengono da lontano e da meno lontano; tutto questo è importante ma ci porterebbe troppo fuori tema qui, e poi richiederebbe un dibattito a più voci. Quel che è certo è che lo scenario cambia).

Ecco che allora ha ragione Zucconi: la Sinistra non può limitarsi a continuare ad arare terreni già arati, ma dovrebbe fare QUALCOSA DI SPECIALE.
Che cosa? Su due piedi è difficile dirlo, ma a noi Italiani non manca certo l’ingegno, l’inventiva per superare la situazione di stallo.
Allora perché ciò non accade?
E’ molto semplice, l’ho già detto, e probabilmente c’è lo zampino anche di qualcuno non certo di sinistra: c’è una frammentazione atomica, allo stato senza soluzione (del resto si sa, ci sono quasi più partiti che militanti in Italia, se un Paese è anomalo, è anomalo); ma non perché ognuno ha la sua sincera e ponderata visione del “da farsi” che tende, in buona fede, a far prevalere, il che sarebbe accettabile e superabile, bensì perché ognuno vorrebbe assumere la leadership ed imporre non la propria idea, ma più materialmente la propria persona.

Ed ecco lo spettacolo vergognoso, ripartendo dal titolo:

Bersani – Rosy Bindi si spaccano, c’è pure Finocchiaro, e il malinconico (o snob) Franceschini ‘ndo’ ‘o mettamo? Un po’ defilato ultimamente, ma sta semp’ lla’. Non dimentichiamoci, poi, di Veltroni; e il marito di Palombelli, coso là… quello col motorino… Rutelli, che è più fesso degli altri? Ed ecco che dalla carta carbone, fa capolino anche il prof. Prodi, e persino Amato, forse un orecchio di Dini, mezzo ciuffo di Leoluca (lasciamo perdere i De Mita, i Cirino Pomicino e gli ondivaghi Ceppalun per carità di Patria, appunto). E Antonio Di Pietro? Ah lui non è secondo a nessuno (tanto meno a Cristiano, ovviamente); e Vendola? E’ pur sempre il Principe delle Puglie. Un momento, c’è D’Alema Baffettin (oggi Baffetton). Lui è, e sempre sarà, il Massimo dell’azione democratica, non ci piove! Sì ci sono sporadiche alleanze ad usum della vulgata, ma poi ognuno per sé e Dio per tutti. E meno male che Fassino s’è messo a fa’ ‘u sindaco ‘e Torino e ha tirato i remi in barca (almeno credo), sennò pure lui aveva, certo, qualcosa da raccontarci. E che dire della new entry, Renzi l’arrivista, detto “il rottamatore”? E Grillo? Lui sa tutto e ha capito tutto, perché mai dovrebbe farsi carico dell’esistenza anche degli altri? E così via; non mancano fondatori di nuovi partiti (“un partito e un giornale, anche se non vende manco una copia e sei a posto per tutta la vita” aforisma corrente).
Ognuno di voi vuole primeggiare.
Primeggiare, primeggiare, primeggiare, imperativo categorico e stile di vita, sennò piuttosto la morte, l’inferno; muoia Sansone con tutti i Filistei. Galli in un pollaio o oche starnazzanti? Po’ s’ ‘a pigliano co’ Daniela.

Se ne può uscire? Eh qui è proprio dura uscirne!
Bisogna inventarsi qualcosa, perdonate la citazione.

Mettiamola così:
L’Italia vale qualcosa?
Vale qualcosa questo sventurato Paese per il quale molti giovani sono morti?
Vale qualcosa questa nostra Patria assediata da barbari che grugniscono “secessione! Secessione!” agitando qualcosa? Qua va tutto bene, non è “offesa all’Italia” questa? Nessuno organizza balli?

Sì? Vale qualcosa ‘sta povera Italia?
Allora che aspettate, così pronti, ognuno per conto suo, ad urlare, ciascuno dal suo piccolo pulpito. traballante in mezzo all’oceano, al Premier di fare ”un passo indietro”, a farlo voi un passo indietro?
Rinunziate al vostro egocentrismo, al vostro protagonismo e populismo; create una forza compatta dove, dopo ogni discussione e approfondimento possibile e immaginabile, si giunga ad un punto che sia il punto di tutti, anche di chi personalmente non è, più o meno, d’accordo, che tuttavia si impegna a rispettarlo e farlo valere. Un pizzico di “centralismo democratico” non guasta. E’ il contraltare al decisionismo autoritario della Destra.
Così si fa e si ottiene un vasto consenso; la leadership, studiate un meccanismo (se non è già sufficientemente utile la prassi delle primarie) perché sia la base, coloro che si riconoscono nell’area di Sinistra a deciderla. Anche questo dobbiamo imparare dagli altri Paesi? C’è qualcosa che siamo capaci di fare da soli senza farci ridere appresso? Dov’è finito il “genio italiano”?

E basta anche con lo sbarramento manicheo ad ogni cosa, anche al tifo per una squadra di calcio, piuttosto che per un’altra!
Non uno ad uno, ma insieme, apritevi al dialogo con l’”odiata” Destra (e, a maggior ragione con gli “spiaggiati” di cui dicevo prima), sui punti dove, nell’interesse del Paese, questo dialogo è possibile, dicendo chiaramente e unitariamente perché no, quando non è possibile, senza lasciare alla fantasia dei dietrologi e inciuciatori, circa le invidie, gelosie e incoffessabili interessi di capi e capetti, il giudizio sulle diverse motivazioni del diniego.

Così davvero fate paura alla Destra e vi mostrate credibilmente, immaginariamente, spregiudicatamente, alternativi ad essa. Questo tra l’altro, sempre nell’interesse del Paese, che, fino a prova contraria vi sta a cuore, indurrà anche la Destra a rigare dritto, a fare ciò che fa bene alla nostra società, con l’obiettivo di una combattuta (e non pigramente scontata) conferma alle elezioni successive, ferma restando la legittimità di governare durante il proprio mandato. “Si governa anche con l’opposizione” si diceva una volta.

Si può negare che siano assolutamente urgenti e necessarie una riforma costituzionale, una riforma elettorale, una riforma della Giustizia, una riforma fiscale, una riforma della scuola, una riforma del Diritto di Famiglia? E la liberalizzazione delle Professioni? E la crescita dell’Economia? E la lotta alla criminalità? La lotta alla disoccupazione? E i drastici interventi, più volte sbandierati, sui faraonici costi dell’apparato politico? E la salvaguardia del territorio (ogni volta che piove un po’ di più è un uragano Katrina che si scatena in Italia)? E il recupero della libertà dell’informazione? E la arretratezza nella Scienza? E la Sanità e il relativo nepotismo? E, a proposito, il nepotismo e la subcultura, nell’arte, nella letteratura, negli spettacoli? E il giusto atteggiamento da tenere di fronte all’ingerenza, a volte pesante, della Chiesa negli affari interni dello Stato? Tanto per menzionare alcune tra le enormi necessità della società italiana.
Possibile che non riusciate in alcun modo a portare al Parlamento e al Paese un progetto unitario, sottoscritto da tutti, in ordine ai vari punti?

Non ci riuscite? Allora non prendetevela col Premier. Potete anche ridergli appresso, ma la colpa dell’andazzo quequero non è sua; lui ragiona dal suo punto di vista, ormai si sa, è inutile ripeterlo ogni volta. La colpa è vostra, che sarete pure meno ridicoli e più seriosi, ma siete assolutamente INUTILI.

Che cosa bisogna fare, allora?
La parola al popolo? Eh… se e quando ciò dovesse, sciaguratamente (perché in Democrazia dovrebbero bastare i principi, i meccanismi le istituzioni a far funzionare la libertà e la giustizia sociale), accadere, io credo che ne vedremmo delle belle sì! E non penso proprio che voi sareste esentati dal rispondere del vostro operato.

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