La scoperta del sempre più famoso shale gas, il gas naturale prodotto negli scisti argillosi, in alcuni Paesi africani come Marocco e Mauritania e la diffusione di al Qaeda nei paesi storicamente produttori di gas e petrolio, come Algeria e Libia, sta ridisegnando la mappa delle risorse energetiche nel continente africano.

In Libia ad esempio la mancanza di sicurezza nel paese, che ha visto il suo apice con il rapimento del premier libico Ali Zidan e la diffusione di milizie contrapposte che eseguono omicidi mirati ed attacchi, in particolare contro le forze di sicurezza a Bengasi e Tripoli, destano sempre maggiori preoccupazioni nelle compagnie petrolifere che temono di finire ostaggio di queste bande armate, come capitato in alcuni giacimenti della parte occidentale del paese fermi da mesi per la protesta delle milizie locali.

Analogo problema si registra in un altro paese esportatore di gas come l’Algeria dove di recente gli esperti della sicurezza africani hanno lanciato l’allarme circa il sorgere di nuovi gruppi jihadisti, fatto che potrebbe portare a nuovi attentati di grossa portata simili a quello di In Amenas dello scorso gennaio. Il quotidiano algerino “el Khabar” ha intervistato Khusa Madair, direttore del Centro di studi africani di ricerche sul terrorismo, secondo il quale “i gruppi armati del Sahel hanno perso forza di recente ma si stanno riorganizzando per colpire di nuovo le forze di sicurezza“. L’esperto chiede che “i paesi del Nord Africa si alleino per combattere il terrorismo e i contrabbandieri che invece collaborano tra loro”.

Non a caso l’attentato condotto dai terroristi islamici all’impianto del gas di In Amenas dello scorso gennaio spaventa ancora gli stranieri che non vogliono lavorare nel sud del paese. La paura di possibili nuovi attentati spiega il quotidiano algerino “el Khabar”, contro gli impianti di gas e petrolio del sud dell’Algeria, dopo quello che ha colpito In Amenas, ha ancora una forte influenza sugli stranieri che non vogliono tornare a lavorare in quella zona. In un editoriale il quotidiano ha puntato il dito contro la minaccia del terrorismo per giustificare “le dimissioni di numerosi lavoratori stranieri che lavoravano per British Petroleum e per la norvegese Statoil negli impianti petroliferi della zona”. Secondo il giornale “anche i nuovi addetti che hanno preso il loro posto non si sentono sicuri mentre le compagnie straniere confermano che i loro lavoratori hanno paura a ritornare in Algeria, tanto che di recente in molti, nonostante le rassicurazioni del governo circa la sicurezza della zona, hanno chiesto alle loro aziende di poter essere trasferiti”. Questa situazione ha inoltre costretto le autorità di Algeri a rivedere i suoi contratti con le compagnie petrolifere internazionale a loro favore, essendo forti i rischi per chi opera in quella zona.

Un nuovo scenario per le compagnie petrolifere si sta aprendo invece nel continente, a vantaggio di quei paesi dove è garantita la sicurezza, per la scoperta del gas da scisti. La Banca africana per lo Sviluppo ha rivelato in un rapporto che sono sette i paesi del continente dove si trovano grossi giacimenti di gas da scisti, sottolineando come lo sfruttamento di questa risorsa porterebbe ad un improvviso crollo del prezzo del gas naturale nel mercato mondiale e una riduzione del suo utilizzo.

Nella relazione si legge che “i giacimenti più importanti si trovano non solo in Libia e Algeria ma anche in Sud Africa, Tunisia, Marocco e Mauritania”. Secondo questo istituto “l’utilizzo di questo tipo di gas aiuterà l’economia dell’interno continente permettendo lo sviluppo di paesi”. A chi però rileva i pericoli derivanti dai danni ambientali provocati dall’uso di questo gas, la Banca africana di Sviluppo sottolinea come “bisognerà comunque adottare gli accorgimenti necessari per evitare l’inquinamento delle falde acquifere e dell’ambiente.

Oltre lo Shale gas ci sono paesi, come il Marocco, che hanno scoperto di avere importanti riserve di gas naturale e che a differenza di Libia e Algeria godono della massima sicurezza e della fiducia delle compagnie petrolifere internazionali e dei mercati. Sono stati scoperti infatti di recente nuovi giacimenti che contengono quantità significative di gas naturale al largo della costa atlantica del Marocco.

Nella regione di Sidi Mokhtar, provincia di Essaouira, le operazioni di perforazione inizieranno a partire dalla fine di novembre. Le riserve di gas naturale presenti sono stimate dalle compagnie di prospezione in 292 miliardi di metri cubi e possono anche raggiungere i 776 miliardi di metri cubi, secondo quanto ha rivelato il quotidiano marocchino “al Massae”. Una nave carica di attrezzature dedicate alle trivellazioni petrolifere è già attraccata al porto di Agadir, nel sud del paese, la scorsa settimana. La società che detiene la licenza per operare in quell’area ha già condotto gli studi geofisici necessari che hanno portato alla scoperta di giacimenti di gas naturale nella regione di Sidi Mokhtar. Il campo denominato “Meskala” è costituito da blocchi che si estendono su 711 chilometri quadrati. Le indagini proseguiranno in parallelo con le operazioni di perforazione. L’ esplorazione di gas in Marocco è in pieno boom. Anche le scoperte di giacimenti di petrolio da parte di varie aziende di ricerca sono sempre più numerose.

Le esigenze di gas naturale del Marocco sono stimate per 4,8 miliardi di metri cubi nel 2015 e 7,8 miliardi nel 2020. È per questo che il governo marocchino intende intensificare le operazioni di esplorazione del paese per fare nuove scoperte. E’ prevista la costruzione di un gasificatore nella zona industriale di Mohammedia, 80 chilometri a sud di Rabat, e a El Jorf, 190 chilometri a sud dalla capitale.

Il gas naturale, che rappresenta quasi il 4 per cento del consumo energetico nazionale, rimane una risorsa sottoutilizzata nel paese. Secondo la Federazione marocchina dell’Energia, vi è ancora una notevole mancanza di infrastrutture adeguate e di leggi specifiche nel paese. Tuttavia, questa risorsa è piena di potenzialità in termini di competitività e dell’ambiente. L’Ufficio marocchino degli Idrocarburi e Miniere ha quattro giacimenti di idrocarburi nel bacino Essaouira da sfruttare al più presto. L’esplorazione e produzione di gas naturale in Marocco in questo momento sono concentrate in due aree principali: la zona di Essaouira e il Gharb, 40 km a nord di Rabat. Il bacino di Essaouira è uno dei più promettenti con potenziale confermato di idrocarburi ed è il più grande fino ad oggi.

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