A un anno dall’entrata in vigore della riforma del diritto del lavoro molti italiani si chiedono se la recente ripresa del mercato creditizio possa essere direttamente collegata all’aumento della richiesta di mutui prima casa avanzate dai giovani consumatori. Quali sono quindi le implicazioni tra Jobs Act e mutui?

Oggi abbiamo quindi deciso di farvi il punto sulle opportunità offerte dal mercato creditizio italiano con l’aiuto dell’osservatorio SuperMoney, il portale di comparazione online dove puoi confrontare costi e condizioni dei migliori mutui presenti sul mercato. Ecco di seguito i punti salienti dell’indagine condotta dai suoi esperti che ci offrono un quadro chiaro e rappresentativo su quali siano le reali opportunità di accesso a un mutuo previste per un lavoratore under 35, quale sia la liquidità concessa rispetto al valore dell’immobile e quali le principali voci di spesa previste per il finanziamento richiesto.

Per rispondere a queste domande si è fatto riferimento a un ipotetico giovane richiedente di età compresa tra i 25 e i 30 anni con un contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti con una RAL 25.000 euro.

Jobs Act e mutui: accessibilità al finanziamento e liquidità concessa

Nonostante nel Jobs Act venga sottolineata una dichiarata assenza di politiche restrittive per la valutazione delle richieste di mutuo avanzate da parte dei lavoratori con contratto indeterminato a tutele crescenti, a conti fatti le banche concedono solo il 50% del valore dell’immobile desiderato e lasciano a carico del giovane lavoratore il versamento del capitale mancante.

Nella maggior parte dei casi si tratta di una richiesta troppo onerosa per un giovane lavoratore che, essendo appena entrato nel mondo del lavoro, raramente ha a sua disposizione somme di risparmio così ampie. In questi casi, la stragrande maggioranza, per vedersi concesso il finanziamento il giovane dovrà quindi rivolgersi a una figura garante, ovvero a una persona che si impegni a versare la rata nel caso in cui l’intestatario del mutuo non sia in grado. Solo così, infatti, la banca concederà una maggiore liquidità.

Nel caso di CheBanca!, ad esempio, la presenza del garante rappresenta la condizione necessaria per erogare un finanziamento fino a 160.000 euro, rispetto ai 120.000 euro concessi senza questa figura e per portare così il valore dell’immobile dal 60 % all’80%.

Voci di spesa per accendere un mutuo

Per quanto riguarda invece le voci dispesa necessarie per accendere un mutuo (spese istruttoria, ammontare della rata, taeg), di seguito riportiamo i dati raccolti su un campione di cinque banche – Banca Sella, CheBanca!, Intesa Sanpaolo, UbiBanca e UniCredit–e in riferimento a un giovane lavoratore di età compresa tra i 25 e i 30 anni, con un contratto di lavoro a tempo determinato a tutele crescenti e con una RAL 25.000 euro. Mentre per il valore dell’immobile è stato preso come riferimento un prezzo in linea con la media del mercato immobiliare nazionale di 200.000 euro. Ecco i risultati della simulazione per i mutui a tasso fisso:

mutuo a tasso fisso

Questi, invece, i risultati della simulazione per imutui a tasso variabile:

mutuo a tasso variabile

In che cosa bisogna migliorare?

In conclusione, nonostante le considerevoli riduzioni dei tassi di interesse e la contrazione dei prezzi degli immobili facilitino rispetto al passato l’accensione di mutui prima casa per conto dei giovani lavoratori, sussistono alcuni fattori che continuano ad ostacolare l’accesso dei giovani lavoratori al mercato creditizio.

In conclusione tanto è ancora il lavoro da fare per garantire alle nuove generazioni di lavoratori gli strumenti necessari per entrare con maggiori tutele e migliori opportunità di finanziamento nel mercato creditizio.

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